..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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mercoledì 29 gennaio 2020

Educare senza riempire né plasmare

L'educazione è l'intervento di un individuo su un altro al fine di obbligarlo a fare proprie determinate abitudini morali. L'educazione  è l'azione coercitiva, unilaterale, esercitata da un individuo su un altro individuo è la formazione imposta. L'educazione è l'aspirazione al dispotismo morale elevata a principio è la tendenza di una persona a plasmare un'altra a sua immagine.

Lev Tolstoj

L'idea che l'educazione, per essere veramente libera, debba occuparsi esclusivamente di garantire all'educando ogni possibilità per divenire ciò che è in potenza e ciò che aspira a diventare, secondo un suo specifico progetto di vita, è alla base di tutte le esperienze autenticamente democratiche e libertarie.
Infatti, educare si sostanzia in una azione spontanea, che nasce da una relazione dialogica, attraverso la mediazione dell'ambiente: senza riempire né plasmare, ma esclusivamente  liberando  ogni possibile specificità, attitudine, talento.
Questa idea di educazione attraversa la storia e la geografia in modo spesso sotterraneo, di solito trascurata dalle pedagogie ufficiali, si nutre degli apporti di pensatori diversi e di esperienze molteplici.
Non può per tanto divenire un dogma caratterizzato da una ideologia, una fede religiosa, uno schema culturale rigido ma, piuttosto, trova la sua ragione nel continuo nutrirsi di influenze diverse, ma tutte accomunate da un profondo e vero rispetto per l'essere umano, senza alcuna volontà di snaturare caratteristiche e peculiarità di ognuno. Il discepolo di Gandhi, Vinoba Bhava, coglie esattamente questo aspetto quando sostiene che : "L'educazione è come l'acqua del fiume, quella di oggi non è quella di ieri, né quella di domani. Il fiume continua a scorrere: la sua acqua non è mai la stessa. Analogamente, l'educazione dovrebbe continuare a mutare, con l'esperienza del giorno". 

lunedì 27 gennaio 2020

Il Comunalismo

Come diceva Errico Malatesta, gli anarchici ritengono che "la più gran parte dei mali che affliggono gli uomini dipende dalla cattiva organizzazione sociale", e proprio perché convinti di ciò, propongono quale alternativa alla società del dominio la costruzione di una società basata sulla libertà.
Due sono, dunque, le forze propulsive dell'anarchismo, quella distruttrice e quella Costruttrice: abbattere dominio, costruire libertà.
La prima non si riconosce nel presente, anzi lo delegittima, lo combatte e mira gradualmente a distruggerlo; la seconda invece è tutta intenta a prospettare di già il futuro: una società della libertà e dell'uguaglianza. Insomma, gli anarchici, convinti che le iniquità siano dovute all'organizzazione gerarchica della società, propongono che ognuno riprenda nelle proprie mani il destino e che tutti insieme riprendiamo in mano il destino dell'umanità, per renderci artefici di una società in orizzontale, che parta dall'individuo per giungere poi alla libera associazione fra individui, alla comune ed infine ad una federazione dal basso, che unisca le libere comuni dal territorio al mondo intero.
Ecco, è così che gli anarchici amano pensare il municipalismo o il comunalismo libertario, come dir si voglia: come una proposta radicale, rivoluzionaria, ma nello stesso tempo gradualista; una proposta che si colloca nelle conflittualità dell'oggi per la difesa degli interessi immediati delle classi subalterne, ma si prefigge, nel contempo, di iniziare a costruire nel "qui ed ora" le basi alternative su cui edificare la società libera del domani.

martedì 21 gennaio 2020

Un giorno ci sarà una crisi nell'industria

Un giorno ci sarà una crisi nell'industria, una di quelle crisi non più passeggere, come altre volte, ma che annientano intere fabbriche, che gettano nella miseria migliaia di lavoratori e ne decimano le famiglie. Voi lotterete come gli altri contro questa calamità. Ma vi accorgerete ben presto che vostra moglie, i vostri figli, i vostri amici soccombono poco a poco alle privazioni, deperiscono a vista d'occhio e, privi di cibo, privi di cure, finiscono distesi sopra un miserabile giaciglio. E intento la vita risuona allegra nelle vie inondate di sole della grande città, noncurante di quelli che muoiono di stenti. Comprenderete allora ciò che questa società ha di ributtante, penserete alle cause della crisi e scruterete tutte le profondità di quelle inique leggi economiche che espongono migliaia di uomini alla cupidigia di un pugno di fannulloni; concorderete con i socialisti anarchici quando dicono che la società attuale può e deve essere trasformata totalmente.
(Tratto da L'Anarchia di Petr A. Kropotkin)

domenica 12 gennaio 2020

Gestione senza autorità


L’anarchia si qualifica e si distingue per il metodo d’azione autodecisionale e per il principio di gestione senza autorità costituita dall’alto che impone il proprio volere, non per il tipo di rivolta che propugna. Si è anarchici non perché si sente semplicemente il bisogno di ribellarsi, bensì perché si vuole costruire qualcosa di alternativo che abbia il sapore della maggior libertà politica, sociale ed esistenziale possibili. Le insurrezioni ed i diversi tipi di ribellione non sono in alcun modo una specificità nostra, non ci distinguono. Tutti, compresi i bolscevichi, gli islamici, perfino i fascisti se oppressi ed impediti ad esistere, tendono a ribellarsi, a liberarsi da ciò che li opprime. Ma la loro ribellione e, quando c’è, la loro insurrezione, hanno un sapore del tutto diverso dal nostro, addirittura contrario. Essi, pur con giustificazioni e motivazioni ideologiche e ideali differenti tra loro, vogliono l’instaurazione di nuovi poteri forti, assolutisti, totalitari, teocratici. Si ribellano al potere vigente perché vogliono sostituirvisi e dominare le genti al suo posto. Noi, quando riusciamo ad insorgere, al contrario, vogliamo non solo abbattere il potere vigente, ma ogni altra forma di dominio, perché vogliamo costruire società fondate sull’assenza di gerarchie e di poteri dominanti. Non proponiamoci perciò solo come ribelli ed insurrezionalisti, ma innanzitutto come amanti fanatici della libertà, tutta la libertà possibile, dell’autogoverno, della voglia di non essere governati dall’alto e di vivere e convivere con gli altri senza violenze d’imposizione, nella solidarietà, nella reciprocità scambievole e nell’accordo consensuale più completi.
Dobbiamo creare luoghi di sperimentazione libertaria, dove si possano vivere e sperimentare forme di autogoverno e di solidarietà sociale, non all’insegna di un unico modello, ma di più modelli. Luoghi polivalenti, policentrici e acentrici, senza gerarchie e burocrazie all’interno, capaci di produrre innovazione e sovversione culturale, di essere creativi e spregiudicati, di essere esempio di un nuovo modo di fare ed essere società. Momenti di autorganizzazione collettiva, centri sociali libertari, scuole libertarie, municipi libertari di base, per chi lo desidera comuni sperimentali e quant’altro venga in mente che rappresenti e sperimenti la società altra cui aspiriamo. Una società nella società insomma, capace di sovvertire i modelli e l’immaginario collettivo vigenti. Se si affermerà diffondendosi e verrà attaccata dai poteri costituiti, allora si difenderà ed insorgerà per affermare il diritto alla libera scelta, al libero pensiero, alla libertà di sperimentazione.

lunedì 6 gennaio 2020

L’anarchia è come i semi sotto la neve


Colin Ward usava dire che l’anarchia è come i semi sotto la neve, che appariranno in tutto il loro splendore di fiori in seguito al disgelo. Una metafora bellissima, che vuole significare di agire per creare situazioni che permettano alle potenzialità libertarie presenti (i semi nascosti sotto la neve) di essere i fiori che potenzialmente sono e mostrare tutta la loro bellezza. Landauer suggeriva di fare il possibile e desiderare l’impossibile, costruendo nell’immediato col massimo di coerenza, con la consapevolezza e la volontà di preparare la strada per un domani dove ci sarà ciò che oggi è pensato impossibile. Sosteneva inoltre che l’anarchia non è cosa del futuro ma del presente, che non è fatta di rivendicazioni ma di vita. Buber riprendeva il concetto di comunità, intendendola luogo di solidarietà condivisione reciprocità e scambio; diceva di andare oltre la modernità con gli stessi mezzi che la modernità offre, cercando di fare una comunità di comunità. Sono idee e visioni del mondo che aprono degli spiragli e fanno respirare con ampiezza. Danno lo spunto per affrontare i problemi che abbiamo di fronte da angolature differenti da quelle cui siamo abituati. Mi offrono una stupenda occasione per dire qual è per me la possibile strada del disgelo, da dove bisogna partire per cominciare a identificare cosa bisognerebbe fare.
Nell’immediato bisognerebbe adoperarsi per sganciarsi il più possibile dalla cappa plumbea di questo dominio finanziario, tentare con tutte le forze di uscire dal grigiore mentale della filosofia di vita che siamo costretti ad accettare quotidianamente, proprio per respirare a pieni polmoni un’aria nuova. Innanzitutto dobbiamo smettere di accettare mentalmente e culturalmente che una piccola parte della società si appropri sistematicamente di tutto, impedendo a tutti gli altri di usufruirne.
Con serio impegno dovremmo cercare il modo di ribellarci radicalmente all’imposizione per cui soltanto l’economia, in particolare quella capitalistico/finanziaria, sia l’unica parte attorno a cui e in funzione della quale ruota tutto il resto della società. Se un insieme sociale, con tutte le sue funzioni e i suoi addentellati, si costringe a vivere per favorire esclusivamente un’unica sua componente, in questo caso quella economica, si condanna a una disarmonia che a lungo andare non può che essere autodistruttiva, fino a un nichilismo totalizzante.
In particolare oggi stiamo vivendo in funzione di un’economia non reale ma virtuale. Un’assurdità che ci sovrasta, ci obbliga, ci impaurisce, ci distrugge, ci schiavizza. Non si riesce neppure più a combattere il padrone, sfruttatore e oppressore in carne e ossa, perché non è più l’oppressore fondamentale. Il nemico che ci opprime è difficilmente identificabile. Come dicevo più sopra, si tratta di una rete extra-strutturale di interessi che incombono e condizionano pesantemente, per favorire un’area elitaria che non ha bisogno di comandarci direttamente perché è riuscita a rendere assolutamente potente la virtualità attraverso le sofisticazioni tecnologiche. Sta a noi uscire dalla neve ...

venerdì 3 gennaio 2020

Sulla solidarietà


Il processo rivoluzionario è tale proprio perché rende suo oggetto le leggi capitalistiche della produzione e dello scambio di merci, e non se stesso oggetto di quelle leggi. Esso non può essere misurato con i criteri di questo mercato. può esser misurato solo con criteri che allo stesso tempo mettono fuori causa i criteri di validità di questo mercato.
La solidarietà, non nascendo dai criteri del mercato, li mette fuori causa. La solidarietà è politica non solo come solidarietà nel politico, ma come rifiuto di agire sotto il controllo della legge del valore, cioè soltanto sotto l'aspetto del valore di scambio. La solidarietà per sua natura un agire libero da dominio, e come tale è sempre resistenza contro l'influssi della classe dominante sui rapporti reciproci fra gli uomini, e come resistenza contro la classe dominante è sempre giusta. Nel senso del sistema, le persone il cui agire non si orienta ai criteri di successo del sistema, sono sballate e imbecilli o fallite. Nel senso della rivoluzione chiunque si comporti solidarmente, chiunque sia, è un compagno.
La solidarietà è un arma se è organizzata e conseguentemente usata; di fronte ai tribunali, alla polizia, alle autorità, ai capi, ai delatori, ai traditori. Se viene rifiutata con questi ogni collaborazione, se nessuna fatica gli viene risparmiata, nessuna prova facilitata, nessuna informazione regalata, nessuna spesa levata. Della solidarietà fa parte: combattere il liberalismo all'interno della sinistra, trattare le contraddizioni all'interno della sinistra, come contraddizioni nel popolo e non come fossero la contraddizione di classe.
Ogni lavoro politico deve contare sulla solidarietà. Senza solidarietà esso è consegnato irreparabilmente alla repressione.
(Tratto da "Guerriglia urbana e lotta di classe" - Rote Armée Fraktion -)