Non si tratta di
togliere alle lotte ancora prigioniere della separazione ogni senso vivo, si tratta,
liberandole dalla loro schiavitù al senso morto, di scoprire ciò che le sottende,
ma che esse non arrivano ad esprimere nella sua interezza e totalità. Il movimento
reale non è l'esercito rivoluzionario annidato in una latenza ineffabile, ma l'articolarsi
vivente, nelle contraddizioni dell'esistente e nell'inganno delle lotte fittizie,
di una emergenza che le trapassa senza morirvi, che si rinnova e rafforza al di
là delle tagliole allestite per catturarla e deviarla. A emergere, è una certezza
senza precedenti storici: la consapevolezza di un comunismo realizzabile senza "transizione",
sulla base materiale conquistata dalle forze produttive; strappato che sia il mondo
degli uomini alle mani di chi sta devastandolo pur di perpetuare una rapina secolare.
L'umanizzazione del pianeta e dell'universo naturale, e l'umanizzazione dell'uomo
stesso, è il possibile che traspare al di là dei diagrammi del collasso capitalista,
al di là della mostruosità imposta al mondo e agli uomini da un modo di produzione
necrotizzante, fondato sulla valorizzazione del falso storpiando il vero sin dal
seme e sin dalla culla. La produzione di profitto mortifero e di sottouomini a esso
incatenati deve aver fine, o finirà ogni progetto umano. Questa certezza realizza
e incarna, nel movimento reale, il contenuto delle "teorie rivoluzionarie"
del passato, superando la loro forma ancora idealisticamente coscienziale. li passaggio
in armi dalla speranza alla certezza, dalla "coscienza' alla esperienza vivente,
alla vera gnosi, è la transizione necessaria. La certezza fatica a liberarsi dalle
forme vuote in cui l'ideologia la trattiene; a mano a mano che la falsa guerra sceneggiata
dall'ideologia mostra ai rivoluzionari la corda con cui strozza il loro furore,
la certezza avanza, la vera guerra procede. È questo il compito della critica radicale.
(Giorgio Cesarano, Piero Coppo, Joe Fallisi,
Cronaca di un ballo mascherato, 1974)