..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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mercoledì 28 novembre 2018

La natura stessa possiede caratteristiche precise


La natura stessa possiede alcune caratteristiche precise.
La prima è che ciascuno di noi sia un essere razionale, capace di riconoscere  e identificare la verità e per tanto agire conseguentemente. Poiché siamo dotati di una mente siamo provvisti anche di volontà, siamo cioè capaci di agire dirigendo le nostre azioni con convinzione e consapevolezza. Naturalmente questa non è che una possibilità che viene riconosciuta e sulla quale si fa affidamento per poter costruire una società coerente con questi principi, una società giusta.
La seconda è che ognuno di noi è un essere socievole e sociale ed è attraverso la società che ciascuno si esprime compiutamente condividendo i propri sentimenti. Ma allo stesso tempo l'essere socievoli non nega il fatto che ciascuno è anche un individuo e che questa caratteristica va non solo salvaguardata ma anche espressa. Non possiamo permetterci di perdere le nostre specificità, annullandoci nella massa o dipendendo da altri. Per essere davvero felici occorre garantire un equilibrio costante di queste due dimensioni, quella sociale e quella individuale.
La terza convinzione, che viene posta alla base della natura umana, è che gli uomini sono esseri progressivi, ovvero perfettibili, nel senso che possono non tanto raggiungere la perfezione quanto migliorare indefinitamente. Occorre essere ben consci non solo della forza dilagante del male, che si esprime soprattutto attraverso le istituzioni autoritarie, ma anche di quanto sia fragile la verità e forti i pregiudizi e le abitudini capaci di plasmare e condizionare efficacemente gli uomini.

venerdì 23 novembre 2018

Fronte contro la guerra


Mediterraneo sotto il tiro incrociato di governi che hanno trovato nell’alibi immigrazione la chiave di volta per instaurare i regimi della segregazione democratica, raccogliendo consensi nelle masse prima indifferenti e ora arruolate nel malpancismo nazionale. A farne le spese non solo i migranti, i cui flussi sono frenati dai muri eretti a suon di miliardi di dollari ed euro nelle frontiere turca e marocchina e nei lager libici, ma anche le azioni e i sentimenti di solidarietà, le possibilità offerte a fatica a popoli in fuga verso destini meno infami nelle periferie delle metropoli di un occidente sognato e bestemmiato.
Di là dal mare spenti i riflettori su Gaza e sul Nord Siria, la pace si confonde col silenzio dei mass media, o almeno questo è il modo di occultarne l’inconsistente paragone a uno straccio di tregua. Il sangue cola sui corpi dei palestinesi che continuano ad assediare il muro dell’odio e del razzismo, mentre le armate turche si assemblano alla frontiera curda per preparare il colpo finale all’autonomia del Rojava, forti della complicità internazionale con la dittocrazia di Erdogan.
Di qua del mare le strutture di morte battenti bandiera a stella a strisce o NATO o tricolore accolgono nuove batterie di missili, nuove di droni e altre armi pronte a segnare il destino di genti, nazioni, terre, e, in definitiva, del mondo intero. E Sigonella, nell’isola contesa, si gonfia a dismisura di sistemi, tecnologia, strumenti, marchingegni, ordigni per queste guerre che chiamano a bassa intensità solo perché è intensamente bassa l’attenzione delle persone, deviata, stordita, da mille diversivi, da rigurgiti egoistici e cecità benaccette che aiutano a mantenere la coscienza in uno stato di incoscienza.
Alle spalle di cotanto merdaio, il cui tanfo avrebbe dovuto far schizzare di indignazione chiunque mantenesse un 2% di cervello acceso, lorsignori lavorano senza tregua all’operazione ovattamento e predisposizione degli individui all’accettazione di un mondo in divisa militare. Non c’è solo la crisi a far guardare con desiderio al mestiere di sbirro-soldato, c’è il piegamento della cultura alle necessità militari, con poche e nulle reazioni: scuole, università, spettacolo e sport sono la tavola imbastita per questa indigestione di progetti, contratti, accordi, alternanze, telefilm, ricorrenze, commemorazioni, gare e meeting in cui l’ordine delle armi, la sicurezza armata, vengono collocate e mostrate in vetrina per essere poi vendute. Militari e poliziotti diventano inquietanti presenze nel mondo dell’istruzione; magistrati e ufficiali dei vari corpi dello stato sono i nuovi professori di legalità, mandati a propagandare lo stato indefesso incorrotto degli eroi che lotta contro mafiosi d’ogni risma e mele marce insediate nelle istituzioni. E quando non sono questi figuri ad andare nelle scuole e università, sono queste a recarsi in gita, o per scambio/alternanza/accordo nelle caserme, nelle basi militari, nelle fabbriche di morte per avvicinare i ragazzi a questo mondo perfetto in quanto ordinato gerarchicamente e come tale, modello indiscutibile di rettitudine e ideali democratici.

martedì 20 novembre 2018

I soldatini della scuola di piombo


La scuola, un modello ripetitivo simile ad una catena di montaggio, tempi prestabiliti, libri prestabiliti, materie prestabilite. Gli studenti non hanno diritto di scelta. Classi, cioè settori, cioè muri, pareti divisorie. Tutti al proprio posto, in quel settore prestabilito, in quel banco prestabilito, come l'operaio alla catena, come il soldato alla garitta. Campanella, stop veloce, cambio del nastro trasportatore. Avanti un altro prodotto, veloci che siamo indietro col programma. Pausa minima, giusto il tempo per pisciare (se è libero), vietato distrarsi troppo, altrimenti si rischia di pensare. Prof posso? Tutti attenti, c'è il comunicato, la circolare del preside, parla della “centralità dello studente”. Si dovrebbe ridere? Scrivere sul diario sotto dittatura: “L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” (lavoro forzato, si pensa). Si dovrebbe ridere? No, tu in bagno non ci vai, sei già andato prima. Fermo lì, non ti muovere altrimenti nota! Non parlare. Prima alza la mano. Chiedi sempre il permesso per buttare la carta. In piedi, entra il preside, non strisciate le sedie. Prendere il quaderno, controllo esercizi domestici. Tu hai preso 4, mentre lei è molto più brava di te. Domani tu non tardare come al solito. In fila per bene! Fine corsa, avanti col prossimo turno. Ogni giorno così, per anni, fino a che non sei dichiarato “maturo”.

venerdì 16 novembre 2018

L’affinità come organizzazione

Siamo anarchici che desiderano una libertà senza limiti. Lottiamo per la liberazione, per un rapporto decentrato e non mediato con il nostro ambiente e con coloro che amiamo e con cui abbiamo affinità. I modelli organizzativi ci offrono solo altra burocrazia, controllo e alienazione, uguali a quelli che riceviamo già dall’organizzazione attuale.
Occasionalmente può esistere una buona intenzione, ma il modello organizzativo deriva da una mentalità intrinsecamente paternalistica e diffidente, che sembra in contraddizione con l’anarchia. I veri rapporti di affinità nascono da una profonda comprensione reciproca nell’ambito di relazioni intime basate sui bisogni della vita quotidiana, non di relazioni basate su organizzazioni, ideologie, idee astratte. Tipicamente, il modello organizzativo reprime i bisogni e i desideri dell’individuo per “ il bene della collettività”, nel tentativo di uniformare sia la resistenza che l’immaginazione. Dai partiti alle piattaforme e alle federazioni, sembra che con l’aumentare della scala dei progetti diminuiscano il significato e l’importanza che essi hanno per la vita di ciascuno.
Le organizzazioni sono mezzi per stabilizzare la creatività, controllare il dissenso e indebolire le tangenti controrivoluzionarie (principalmente determinate dalla leadership o dai quadri d’élite). In genere insistono sull’aspetto quantitativo, anziché su quello qualitativo, e offrono poco spazio al pensiero o all’azione indipendente. Le associazioni informali, basate sull’affinità, tendono a ridurre al minimo l’alienazione delle decisioni e della loro attuazione e la mediazione fra i nostri desideri e le nostre azioni.

sabato 10 novembre 2018

Sfidare la vera anima del capitalismo

Per almeno 5000 anni i movimenti popolari si sono concentrati sulle lotte per il “debito”. C'è una ragione per tutto questo: il debito è il mezzo più efficiente mai creato per mantenere relazioni fondamentalmente basate sulla violenza e su diseguaglianze violente, facendole sembrare giuste ed eticamente corrette. Quando il trucco non funziona più, esplode tutto. E quello che sta accadendo adesso. Il debito ha chiaramente dimostrato di essere il fattore di maggior debolezza del sistema, il punto in cui si perde il controllo e consente agli oppositori infinite opportunità di gestione. Si parla di sciopero del debito, di cartello dei debitori. Si potrebbe iniziare con garanzie contro gli sfratti: di quartiere in quartiere, aiutandoci gli uni con gli altri. La forza della contrapposizione non sta solo nello sfidare i regimi del debito, ma nello sfidare la vera anima del capitalismo, la sua base morale, ora svelata da una serie di promesse tradite, per fare ciò occorre creare una nuova realtà.
Un debito è solo una promessa e il mondo di oggi è pieno di promesse che non sono state mantenute.
Tutto questo sistema si sta sbriciolando. Quello che rimane è solo ciò che riusciamo a prometterci a vicenda, direttamente, senza la mediazione di burocrazie economiche e/o politiche. La rivoluzione inizia con il chiedersi: che tipo di promesse fanno gli uomini e le donne liberi e come possiamo costruire un mondo nuovo attraverso queste promesse?


martedì 6 novembre 2018

Rifiuto dell'ideologia

Non si è mai abbastanza chiari: non esiste un'ideologia green-anarchista o anarco-primitivista. Gli anarchici essenzialmente si identificano in un desiderio e in azioni che li proiettano in uno stile di vita basato su ciò che non è presente. Anarchia fondamentalmente equivale ad "anti-autorità", e come è semplice constatare, non significa per tutti la stessa cosa. Non esiste una visione singola dell'anarchismo. Il suffisso "-ismo" usato in questa situazione ha un valore puramente convenzionale per identificare una vasta critica. Gli anarchici cercano un mondo libero dalla dominazione, dalle gerarchie: questo significa l'abolizione di tutti gli stati di potere. I punti "verdi" da liberare includono tutti i tipi di strutture autoritarie, ossia combattere la tecnologia, l'industrializzazione, e la civilizzazione stessa.
L'ideologia è un sistema di convinzioni rigido che si estende verso tutti gli altri regni di pensiero. Possiede una critica, un piano d'azione e una visione, che comprende organizzazione, piattaforme e così via. La sinistra tiene molto all'ideologia come mezzo per una rapida rivoluzione, mentre noi riteniamo che proporre alla gente un simile pacchetto completo non serva a riscoprire il suo vero potenziale, ma soltanto a fargli ingurgitare qualcosa per l'ennesima volta. Noi crediamo che l'ideologia sia uno strumento della civilizzazione, una parte della totalità del pensiero civilizzato che costringe le persone a una costante condizione abulica. I nostri interessi riguardano la determinazione di esseri autonomi, non di automi.
L'anarchia oltre non essere un’ideologia, non è per definizione, democrazia ( sia che essa sia democrazia sociale o diretta). Il bisogno di sottolineare questo punto può sembrare superfluo, ma è difficile fare riferimento all'imponente letteratura anarchica senza riconoscere che sia qualcosa di più di una democrazia radicale.
La democrazia, che ci si voglia credere o meno, è una forma di governo. E quindi, il governo è un'organizzazione governante, o il mediatore di tutte le attività politiche, sociali ed economiche di un determinato popolo. Così, possiamo dire che l'anarchia, per definizione, non è democrazia. Gli anarchici sono per un totale rifiuto di tutte le istituzioni e di tutte le strutture autoritarie per principio. Tutti i governi impongono loro stessi alla Terra e alla vita su di essa. Fino a quando esisteranno, non sarà possibile l'anarchia.
Green Anarchy