..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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domenica 27 febbraio 2022

27 Febbraio 1973: Occupazione di Wounded Knee

  

L’ultima battaglia dei Pellerossa – A Wounded Knee, dove un secolo prima ebbe luogo uno dei più efferati massacri contro i Lakota, centinaia di Nativi Americani occuparono la cittadina, resistendo 71 giorni in difesa della propria dignità…

 Knee aveva un significato per i nativi americani. Era infatti il teatro del massacro del 1890, dove persero la vita 300 Lakota. Nel frattempo la questione indiana sembrava essere “scomparsa”. Eppure intere comunità vivevano confinate nelle riserve, soggette ad una legge estranea e dipendente solo da considerazioni di tipo economico. Gli stessi “indiani” iniziarono a dividersi tra componenti “istituzionalizzate” – ovviamente più “moderate” e vicine alle politiche governative- e movimenti più radicali, come l’AIM, l’American Indian Movement. Proprio quest’ultimo fu protagonista del “ritorno” dei nativi a Wounded Knee. Questa volta non ci andarono per farsi massacrare, ma per resistere e combattere per i propri diritti. La causa scatenante furono proprio contrasti tra l’AIM e i l’amministrazione filogovernativa, alla cui testa vi era tale Dick Wilson, considerato un corrotto di prim’ordine e responsabile della povertà diffusa nella riserva di Pine Ridge. Il 27 febbraio del 1973 circa 200 nativi, molti dei quali armati, occuparono la cittadina di Wounded Knee prendendo in ostaggio una decina di civili che lavoravano nei negozietti turistici o nelle poche attività presenti nel villaggio. Alla loro testa c’era Russel Means, Lakota dalle chiare idee libertarie.

Fu solo allora che il governo federale prestò attenzione alle richieste degli indiani. Le contrattazioni iniziarono subito, ma l’AIM respinse tutte le offerte al mittente. L’esercito statunitense schierò le truppe e vi furono veri e propri scontri a fuoco, che termineranno con due morti e una decina di feriti a Wounded Knee e due militari USA feriti gravemente. Nel frattempo furono in molti a schierarsi dalla parte degli assediati: altri indiani, ovviamente, ma anche attivisti dei diritti civili, afroamericani e personalità di spicco come l’attore Marlon Brando. Nonostante ciò, dopo la morte del secondo attivista, i nativi decisero di porre fine all’occupazione di Wounded Knee l’8 maggio di quell’anno, 71 giorni dopo l’inizio della protesta.

I processi che si tennero in seguito all’assedio di Wounded Knee, incluso quello intentato contro Means, videro prosciolti tutti gli accusati. Le milizie native filogovernative, tuttavia, regolarono i loro conti nelle riserve. Gli attacchi di sgherri al servizio di Wilson contro gli elementi vicini all’AIM divennero quotidiani e furono decine i morti tra gli anni ‘70 e ‘80. Russel Means è scomparso nel 2012 a causa di un tumore all’esofago: ad oggi, visti i livelli di povertà assoluta presenti a Pine Ridge, si capisce facilmente la rabbia dell’AIM e di Russel negli anni ‘70 e la volontà di lottare affinché i nativi americani non siano più cittadini di serie B.

giovedì 24 febbraio 2022

E guerra fu!

Infine gli scenari peggiori riguardo alla crisi ucraina si stanno verificando. L'esercito russo sta entrando nel paese confinante seguendo diverse direttrici: a est, dal Donbass. Da nord, entrando dalla Bielorussia, mentre a sud la marina di Mosca ha chiuso la navigazione sul mar d’Azov. Non è confermato, anche se è altamente probabile, che truppe russe siano entrate anche dalla zona della Crimea, ossia da sud.

Bombardamenti ed azioni mirate su infrastrutture strategiche del paese stanno avendo luogo in diverse aree. Vengono riportate notizie di scontri a Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli. Ma anche a Kiev, nella capitale ucraina, pare che sia in corso un tentativo dell'esercito russo di conquistare l'areoporto.

Putin ha annunciato l'attacco come un'operazione di difesa del Donbass, annesso di fatto nei giorni scorsi ai territori della federazione, con l'obbiettivo di smilitarizzare lo stato ucraino. Nella notte erano state riportate notizie di bombardamenti nell'area di Donetsk. D'altronde il discorso degli scorsi giorni lasciava poco spazio all'immaginazione.

Il Servizio di sicurezza federale russo afferma che il fuoco dell'artiglieria dall'Ucraina ha colpito un checkpoint nella regione di Kursk. Nessuno è rimasto ferito, dice l'FSB, che ha aggiunto che le truppe di frontiera russe hanno risposto al fuoco e "soppresso ulteriori bombardamenti". Secondo fonti russe le difese aree ucraine sarebbero state annientate, mentre Kiev parla di 5 aerei ed un elicottero abbattuti.

Intanto sia la popolazione russa che quella ucraina saggiano le prime avversità della guerra dispiegata, si parla di Kiev come di una città vuota, con lunghe file di mezzi di cittadini che stanno evacuando la capitale. Il presidente Zelensky ha imposto la legge marziale. Il bilancio provvisorio conta al momento di 50 vittime, ma non c'è una reale affidabilità di questi report. Intanto in Russia la borsa di Mosca ha perso il 45% e il rublo perde oltre il 6,5% nei confronti di euro e dollaro. Si parla già di code agli sportelli di Mosca e mercato nero, ma anche in questo caso sono notizie da verificare.

La guerra che a parole nessuno voleva, oggi è un fatto di realtà.

  

 

 

Ninna nanna, nanna ninna,

er pupetto vò la zinna:

dormi, dormi, cocco bello,

sennò chiamo Farfarello

Farfarello e Gujermone

che se mette a pecorone,

Gujermone e Ceccopeppe

che se regge co le zeppe,

co le zeppe d'un impero

mezzo giallo e mezzo nero.

 

Ninna nanna, pija sonno

ché se dormi nun vedrai

tante infamie e tanti guai

che succedeno ner monno

fra le spade e li fucili

de li popoli civili

 

Ninna nanna, tu nun senti

li sospiri e li lamenti

de la gente che se scanna

per un matto che commanna;

che se scanna e che s'ammazza

a vantaggio de la razza

o a vantaggio d'una fede

per un Dio che nun se vede,

ma che serve da riparo

ar Sovrano macellaro.

 

Chè quer covo d'assassini

che c'insanguina la terra

sa benone che la guerra

è un gran giro de quatrini

che prepara le risorse

pe li ladri de le Borse.

 

Fa la ninna, cocco bello,

finchè dura sto macello:

fa la ninna, chè domani

rivedremo li sovrani

che se scambieno la stima

boni amichi come prima.

 

So cuggini e fra parenti

nun se fanno comprimenti:

torneranno più cordiali

li rapporti personali.

 

E riuniti fra de loro

senza l'ombra d'un rimorso,

ce faranno un ber discorso

su la Pace e sul Lavoro

pe quer popolo cojone

risparmiato dar cannone!

 

 

Trilussa “La ninna nanna della guerra


A chi conviene il conflitto russo-ucraino?

 

Sulla pelle delle popolazioni ucraine, e di molti altri paesi, si sta giocando la competizione tra potenze in affanno di fronte alle ripetute crisi, alle prese con questioni interne ed esterne ai rispettivi paesi. Gli Stati Uniti hanno attraversato alcune delle più significative convulsioni della loro storia recente, tra la sconfitta epocale in Afghanistan, l'esplosione di Black Lives Matter, il fenomeno del trumpismo corredato dall'assalto a Capitol Hill ed una sempre più evidente incrinatura del modello di globalizzazione egemonica basato sulla finanziarizzazione. L'elezione di Biden che avrebbe dovuto trasformarsi, nella narrativa democratica, in un momento di riscatto dell'identità USA, ha solo acuito la sensazione di una debolezza strutturale.

Putin ha deciso di andare a vedere queste debolezze in risposta ad un attivismo anti-russo del neopresidente che ha messo da parte i tentativi trumpiani di un riavvicinamento alla Russia in chiave di contenimento della Cina. Ma la Federazione vive a sua volta delle significative difficoltà, tra un'economia quasi completamente basata sul modello estrattivistico e il flagello della pandemia.

I giornalai italiani e i commentatori al loro seguito tentano di alimentare una dinamica da tifo da stadio nell'inasprirsi delle tensioni, in cui tutto si riduce a chi avrebbe ragione o torto sulla base del diritto internazionale, degli interessi dei singoli paesi, delle simpatie ecc… ecc… Sotto la cenere di questo chiacchiericcio si nasconde il legame tra le logiche geopolitiche, la crisi ecologica che sta investendo le catene di approvvigionamento delle risorse del capitale (e che andrà ad acuirsi sempre maggiormente) e la perdurante crisi economica.

Non vi è nessuna transizione nell'orizzonte capitalistico, ma solo un'ulteriore spietata distruzione di risorse, esseri umani e territori al fine di poter continuare a fare profitti. Il conflitto porterà a decine di migliaia di vittime a poche centinaia di chilometri, da noi va in scena un surreale revival della retorica sugli investimenti nel nucleare e nel gas. Il sovranismo energetico e tecnocratico viene spacciato da destra a sinistra come la panacea ad una crisi generale dei modelli di sviluppo capitalisti. Intanto milioni di proletari in tutto il mondo pagano di tasca propria, o con la loro stessa sopravvivenza la loro fame di profitti e di risorse.

Non ci sono parti da prendere in questo gioco al massacro, le loro sporche guerre, i loro sporchi affari non faranno che peggiorare le nostre esistenze. Questo momento le tensioni sta sfociando in un conflitto aperto, è possibile che sulla bilancia delle potenze in campo la pace sia ancora più conveniente, ma in ogni caso scenari del genere potrebbero essere sempre più frequenti nel futuro prossimo. Dire no alla guerra è imperativo, costruire un punto di vista di massa e condiviso che rifiuti le sirene dei diversi interessi capitalisti in campo è sempre più urgente.

mercoledì 23 febbraio 2022

Il candidato visto da Eliseo Reclus

Reclus è sempre stato anarchico sia per temperamento sia per principio, ma il suo anarchismo ha acquistato in coerenza man mano che la sua analisi sociale si è ampliata diventando una critica puntuale a ogni forma di dominio. Di questa critica, uno degli aspetti più sviluppati è l’attacco devastante allo Stato, cui egli si oppone in tutte le sue espressioni, non esclusa la finzione ideologica dello Stato rappresentativo. Sebbene ancora nel 1871 sia disposto a presentarsi come candidato all’Assemblea Nazionale, già da tempo è arrivato a opporsi al sistema parlamentare nel suo insieme e per il resto della sua esistenza si rifiuterà di votare alle elezioni nazionali, anche nella proverbiale ipotesi del minore dei mali. Secondo lui, tutti coloro che cercano di esercitare il potere in uno Stato-nazione centralizzato si espongono al rischio di essere assorbiti all’interno di quel sistema di dominio. A suo dire, chiunque aspiri a una carica pubblica, innalzato al di sopra della folla che ben presto impara a disprezzare, finisce per considerarsi un essere sostanzialmente superiore; sollecitato in mille forme dall’ambizione, dalla vanità, dall’avidità e dal capriccio, diventa a maggior ragione facile da corrompere. Questa parabola, egli nota, è favorita da un codazzo di adulatori interessati che è sempre in caccia per approfittarsi dei vizi del potente. Le osservazioni di Reclus sul processo di selezione dei candidati alle elezioni sono acutissime e si adattano perfettamente alla cosiddetta democrazia rappresentativa dei nostri giorni. Per conquistarsi un seguito, egli nota, il candidato a una carica pubblica deve compiacere una molteplicità di fazioni, per cui inevitabilmente le ambizioni vengono a galla, le manovre, le gare di promesse, le menzogne hanno buon gioco: non è il più onesto di quelli che si propongono ai suffragi che ha più probabilità di successo. In linea di principio il legislatore deve essere specialista in ogni campo, per prendere decisioni in nome di tutti su ogni argomento immaginabile. Ovviamente nessun candidato possiede tali capacità in misura maggiore degli elettori. In pratica, ai candidati si chiede di essere esperti nella scienza di essere eletti e nessuna capacità specifica raccomanda il candidato agli elettori. Caratteristiche del tutto irrilevanti o arbitrarie diventano essenziali per la vittoria elettorale: L’eletto dovrà il suo successo a una certa popolarità locale, al carattere cordiale, alla capacità oratoria, al talento organizzativo, ma frequentemente anche alla ricchezza, alle relazioni familiari e persino, se grande industriale o grosso proprietario, al timore che incute. I prodotti di questo sistema corrotto sono una serie di persone mediocri, senza alcuna concezione del bene comune. Il politico di successo più spesso sarà un uomo di partito: non gli si chiederà di operare per il pubblico bene, né di facilitare i rapporti fra gli uomini, ma di combattere questa o quella fazione. Il rischio più grave non è l’incompetenza del corpo legislativo, ma il fatto che esso sia moralmente abbietto in quanto dominato da politici di professione. I rappresentanti del popolo prenderanno di sicuro decisioni di gran lunga peggiori, per il popolo, di quelle che il popolo prenderebbe direttamente, senza il problema di organizzare le elezioni. Dopo che sono stati eletti, questi sedicenti rappresentanti sono ancor più liberi di agire al di fuori di ogni controllo popolare.

Sapendo di non dovere effettivamente rispondere a nessuno tra un’elezione e l’altra e ben consapevole della propria impunità, l’eletto si trova immediatamente esposto a ogni sorta di allettamenti da parte delle classi dominanti. I legislatori si ritrovano in un mondo dominato dal potere e dalla ricchezza che è del tutto estraneo alla vita reale del proprio elettorato. La forza di questo ambiente è tale da travalicare tutti gli scrupoli che potrebbero frapporsi sulla via della totale identificazione con l’élite politica, in quanto il nuovo arrivato s’inizia alla tradizione legislativa sotto la guida di veterani del parlamentarismo, adotta lo spirito di corpo, riceve le sollecitazioni della grande industria, degli alti funzionari e, in modo particolare, della finanza internazionale.

lunedì 21 febbraio 2022

Camillo Berneri: Il cretinismo anarchico (1935)

 Nota:

In questo scritto breve pubblicato nella rubrica Rilievi del giornale L’Adunata dei Refrattari del 12 Ottobre 1935 sotto la firma L’Orso, Berneri mette in luce la stupidità di taluni pseudo-anarchici che prendono l’anarchia come mezzo per coprire il loro menefreghismo nei confronti di tutti e come scusa per imporre agli altri il loro comportamento da “cafone cretino”, per usare le parole stesse dell’autore.

 

“Benché urti associare le due parole, bisogna riconoscere che esiste un cretinismo anarchico. Ne sono esponenti non soltanto dei cretini che non hanno capito un'acca dell'anarchia e dell'anarchismo, ma anche dei compagni autentici che in esso sono irretiti non per miseria di sostanza grigia bensì per certe bizzarrie di conformazione celebrale. Questi cretini dell'anarchismo hanno la fobia del voto anche se si tratti di approvare o disapprovare una decisione strettamente circoscritta e connessa alle cose del nostro movimento, hanno la fobia del presidente di assemblea anche se sia reso necessario dal cattivo funzionamento dei freni inibitori degli individui liberi che di quell'assemblea costituiscono l'urlante maggioranza, ed hanno altre fobie che meriterebbero un lungo discorso, se non fosse, quest'argomento, troppo scottante di umiliazione. Il problema della libertà, che dovrebbe essere sviscerato da ogni anarchico essendo il problema basilare della nostra impostazione spirituale della questione sociale, non è stato sufficientemente impostato e delucidato. Quando, in una riunione, mi capita di trovare il tipo che vuole fumare anche se l'ambiente è angusto e senza ventilazione, infischiandosene delle compagne presenti e dei deboli di bronchi che sembrano in preda alla tosse canina, e quando questo tipo alle osservazioni, anche se cordiali, risponde rivendicando la "libertà dell'io", ebbene, io che sono fumatore e per giunta un poco tolstoiano per carattere, vorrei avere i muscoli di un boxeur negro per far volare l'unico in questione fuori dal locale o la pazienza di Giobbe per spiegargli che è un cafone cretino.

Se la libertà anarchica è la libertà che non viola quella altrui, il parlare due ore di seguito per dire delle fesserie costituisce una violazione della libertà del pubblico di non perdere il proprio tempo e di annoiarsi mortalmente. Nelle nostre riunioni bisognerebbe stabilire la regola della condizionale libertà di parola: rinnovabile ogni circa dieci minuti. In dieci minuti, a meno che non si voglia spiegare i rapporti tra le macchie solari e la necessità dei sindacati o quella tra la monere haeckeliana e la filosofia di Max Stirner, si può, a meno che si voglia far sfoggio di erudizione o di eloquenza, esporre la propria opinione su una questione relativa al movimento, quando questa questione non sia di... importanza capitale. Il guaio è che molti vogliono cercare le molte, numerose, svariate, molteplici, innumerevoli ragioni, come diceva uno di questi oratori a lungo metraggio, invece di cercare e di esporre quelle poche e comprensibili ragioni che trova e sa comunicare chiunque abbia l'abito a pensare prima di parlare. Disgraziatamente accade che siano necessarie delle riunioni di ore ed ore per risolvere questioni che con un po' di riflessione e di semplicità di spirito si risolverebbero in una mezz'ora. E se qualcuno propone, estremo rimedio alla babele vociferante, un presidente, in quel regolatore della riunione che ha ancor minore autorità di quello che abbia l'arbitro in una partita di foot-ball, certe vestali dell'Anarchia vedono... un duce. Per chi questo discorso? I compagni della regione parigina che hanno, recentemente, affrontato la spesa e la fatica di recarsi ad una riunione da non vicine località per assistere allo spettacolo di gente che urlava contemporaneamente intrecciando dialoghi che diventavano monologhi per la confusione imperante e delirante, si sono trovati, ritornando mogi mogi verso le loro case, concordi nel pensare che la gabbia dei pappagalli dello zoo parigino è uno spettacolo più interessante.

Quando degli anarchici non riescono ad organizzare quel problema meno difficile di quello della quadratura del circolo, di esporre a turno il proprio pensiero, un regolatore diventa indispensabile.

Questa è quella che io chiamo l'auto-critica. Ed è diretta a tutti coloro che rendono necessario un regolatore di riunioni anarchiche. Cosa che è ancora più buffa di quello che pensino coloro che se ne scandalizzano. Molto buffa e molto grave. E grave perché resa, molte volte, necessaria proprio là dove dovrebbe essere superflua.”

Camillo Berneri


venerdì 18 febbraio 2022

Asportare il cancro vaticano, abolire il concordato

Il 18 febbraio del 1984 il presidente del consiglio Bettino Craxi ed il cardinale segretario di stato vaticano Agostino Casaroli, siglavano il nuovo concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica, aggiornando i Patti lateranensi dell’11 febbraio 1929 voluti da Benito Mussolini e Pio XI, in seguito ai quali lo Stato italiano versò, a titolo di risarcimento al Vaticano, una somma pari a 712 miliardi di euro attuali. Lo IOR, la famigerata banca vaticana, nasce grazie a quel fondo.

Il Vaticano ottenne anche la costruzione e l’erogazione di importanti servizi (stazione ferroviaria, poste, radio, fornitura di acqua, ecc.), tutti a carico dei contribuenti italiani; lo stato italiano si fece carico di versare lo stipendio ai preti, e vennero individuati i beni immobili di proprietà della chiesa, cui verrà applicato lo status di extraterritorialità, con esenzione di tasse e tributi.

Il rinnovo di quei patti nel 1984, confermava tutti i privilegi già concessi alla chiesa; si limitava a dichiarare la religione cattolica non più religione di stato, ma concedeva al cattolicesimo una serie infinita di nuovi privilegi: la parità tra scuole cattoliche e scuole pubbliche; l’insegnamento della religione cattolica in ogni ordine di istruzione, esclusa l’università, (a carico delle casse pubbliche, benché materia “facoltativa”); il finanziamento di cappellani e assistenti spirituali in carceri, forze armate, università, ospedali, ecc., consentendole così di accentuare le sue ingerenze sulla società italiana.

Ma il più noto di questi privilegi è la concessione dell’8 per mille (del gettito fiscale IRPEF), che permette alla chiesa cattolica di incassare circa un miliardo di euro l’anno alle spalle dei cittadini, siano essi credenti, non credenti o di altre religioni. Il meccanismo truffaldino dell’8 per mille messo a punto da Giulio Tremonti (al tempo consigliere economico di Craxi) e da Cirino Pomicino, è normato con la legge 222 del 20/5/1985; esso, in pratica, dà alla chiesa cattolica – normalmente destinataria di circa il 39% delle scelte – la possibilità di arraffare oltre il 90% dell’8 per mille dell’Irpef dei contribuenti, grazie al fatto che le somme riguardanti le mancate scelte vengono riassegnate proporzionalmente alle preferenze di destinazione effettuate.

L’Italia è l’unico paese al mondo a dover sottostare ad un rapporto di subalternità con la chiesa cattolica; dopo le scelte politiche di Mussolini, bisognoso del consenso cattolico al suo regime, anche i comunisti, con Palmiro Togliatti, fecero lo stesso ragionamento il 22 dicembre 1947, quando votarono l’articolo 7 della costituzione, che confermava i fascistissimi Patti lateranensi.

È tempo che questa truffa cessi, è tempo di cancellare il concordato: è tempo che i cittadini possano decidere liberamente cosa fare dei loro soldi.

Noi anarchici non riconosciamo l’autorità dello Stato e della Chiesa, e purtuttavia lottiamo fermamente perché venga definitivamente abolito il concordato tra queste due entità parassitarie e oppressive, passo necessario verso una declericalizzazione della società e, pertanto, verso l’appropriazione di nuovi spazi politici di libertà.

Asportare il tumore concordatario dal corpo sociale vuol dire dare maggiori speranze di vita ad un popolo minato sin dall’infanzia dalla più atroce delle malattie: il tarlo dell’autorità.

giovedì 17 febbraio 2022

La Rosa Bianca (die weisse rose)

"Noi non taceremo, noi siamo la voce della vostra cattiva coscienza; la Rosa Bianca non vi darà pace".

Nella Resistenza tedesca, spicca la presa di coscienza culturale e morale di quel gruppo di giovani bavaresi della "Weisse Rose", la Rosa Bianca, che nel '42-'43, a Monaco, oppongono una straordinaria resistenza non violenta al nazismo, negli anni della guerra, in condizioni difficilissime, in nome della libertà e per una Germania federale in un'Europa federale, diffondendo volantini e svolgendo un'intensa attività antinazista.

Quindici membri della Rosa Bianca saranno condannati a morte, altri trentotto incarcerati.

Guidano il gruppo due fratelli di vent'anni, Hans (24 anni) e Sophie Scholl (21 anni): sorpresi a gettare volantini antinazisti all'università di Monaco il 18 febbraio del '43, furono arrestati.

La notte dello stesso 18 febbraio fu arrestato anche un altro membro del gruppo, Willi Graf (25 anni). Si racconta che fu lui stesso a costituirsi. Imprigionarono anche la sorella. Anneliese. Il giorno dopo toccò ad un altro studente del gruppo, Christoph Probst (23 anni, sposato, padre di tre figli). Quattro giorni dopo, il 22 febbraio, Hans, Sophie e Christoph furono condannati a morte per decapitazione. Furono ghigliottinati appena tre ore dopo la sentenza. Alexander Schmorell (25 anni), che era riuscito a fuggire (aveva perfino tentato di espatriare in Svizzera) e sulla cui testa fu posta una taglia con pubblicazione su un giornale locale, fu arrestato dopo sei giorni: il 24 febbraio 1943.

Infine venerdì 26 febbraio fu arrestato anche il professor Kurt Huber, cinquantenne, professore straordinario di filosofia e incaricato di psicologia sperimentale e applicata, nonchè professore in scienza musicale e in canto popolare.

In un nuovo processo del 19 aprile 1943, furono processate una decina di persone. Oltre a varie condanne a pene detentive, si ebbero altre tre condanne a morte riguardanti Schmorell, Graf e il professor Huber. Schmorell e Huber furono ghigliottinati il 13 luglio 1943. Graf tre mesi dopo, il 12 ottobre 1943.

martedì 15 febbraio 2022

Ancora su anarchia e violenza

Una storia dell’anarchia non può ignorare il problema della violenza, che per essere violenza politica si estrinseca secondo i moduli del terrorismo. Il concetto di terrorismo moderno si avvia ormai verso i 250 anni d’età, e il suo luogo di nascita può essere considerato la cupa potenza asiatica, come la definì Marx: la Russia zarista, detentrice di un altro primato terroristico: la provocazione poliziesca, capolavoro dell’Okhrana (polizia segreta della Russia zarista).

Giovani aristocratici sdegnati dalle barbarie e dall’arretratezza di una monarchia si rivoltarono contro la loro stessa classe. Studenti con l’animo pieno di sogni di libertà, generosi a volte velleitari, videro nell’attentato politico contro eminenti personalità del regime, lo zar e la sua famiglia non esclusi, il mezzo più rapido per sbarazzarsi della dittatura e per scuotere il popolo. Nello studio delle lotte politiche e zone adiacenti numerose forme di comportamento sono state definite terroristiche. Ogni gruppo politico in lotta deve adottare in assenza di regime parlamentare, atteggiamenti di lotta più o meno sanguinari. Il terrorismo è figlio dell’oppressione. Anche il cattolicesimo ha, in certa misura e in certe condizioni storiche, legittimato la violenza politica, come quando i gesuiti mandarono Ravaillac ad ammazzare Enrico IV. A quei tempi non si parlava ancora di anarchia, quindi il delitto politico non poteva essere scaricato sugli anarchici. Ancora non si era avuta l’identificazione del diverso nell’anarchico, che si avrà con la rivoluzione del libero pensiero iniziata dagli illuministi da Voltaire e da Rousseau con intenti diversi ma che tutti contribuiscono a infrangere le pastoie dei catechismi. L’anarchismo, inteso come pensiero compiuto e coerente, si fonda invece sulla premessa della perfettibilità umana, su un sereno ottimismo che eventi ed esperienze negative non riescono a scalfire. A differenza dell’evoluzionismo biologico-sociale para-darwiniano che vedeva nella lotta egoistica il motore della sopravvivenza della specie e del progresso, l’anarchismo scorge nella solidarietà la vera molla delle azioni umane, se appena la persona si rende conto delle possibilità di libertà insite nella sua natura e negate da una società alienante. L’umanità nuova sarà formata da libere coscienze capace di autogoverno interiore e sociale, in cui non avranno più posto gerarchie, autoritarismi e violenze. 

È questa certezza, questo ottimismo e questa fiducia nella persona liberata che muovono i cuori più puri del terrorismo, dai nichilisti della Russia zarista agli attentatori della Francia fine secolo, all’assassinio di re Umberto I a Monza nel 1900 con cui Bresci volle vendicare le vittime dei fatti di Milano del 1898 e la complicità del Savoia col boia Bava Beccaris, di professione generale, così come è la violenza fascista che motiva i tre attentati anarchici a Mussolini. 

sabato 12 febbraio 2022

Che cosa vuol dire essere Anarchico?

Questa è una bella domanda, se consideriamo che noi tutti, uomini, donne, animali, tutto ciò che è vivo e respira su questa terra è anarchico fin da quando viene al mondo.

Noi tutti nasciamo anarchici, per poi morire da comunisti, fascisti, liberali, di centro, destra, sinistra, padroni, schiavi, oppressori, oppressi o più semplicemente menefreghisti.

Perché sì, quando noi nasciamo, siamo liberi e quindi anarchici, poi cresciamo, studiamo, ci troviamo un lavoro sempre che ci si riesca, ci sposiamo, sforniamo qualche marmocchio e crepiamo. Perché questo dovrebbe essere l’ordine naturale delle cose, o almeno così dicono.

Dicono anche che siamo assetati di sangue e ci servono delle leggi che spesso vanno contro di noi per tenerci a bada, che queste stesse leggi mantengono “l’ordine”, che queste fantomatiche leggi pro-ordine esistono ma della giustizia non c’è traccia e il mondo è un far west proprio per questo motivo, leggi troppe … giustizia zero.

Ci dicono che l’autorità è buona, giusta e normale sia se è chi ci governa ad esercitarla sia il bullo della classe che ti mena perché sei gay e ciccione, che il dovere e la disciplina sono valori, che la morale è una ed è quella della maggioranza, che le guerre fanno bene e sono giuste, che lo Stato e la patria sono due concetti che uniscono il proprio popolo … anche se lo mettono contro un altro, che la bomba atomica meglio tenerla lì che si sa mai possa servire, che le donne se stanno al loro posto è meglio, che l’impegno e lo studio non fanno di te un futuro lavoratore, ma una futura macchina da produzione se va bene, altrimenti arrivi a quarant’anni tirando a campare alla meglio, che il sottoproletariato o quella sfilza di gente senza nome non esiste ma poi anche se esistesse chissenefrega, sono delinquenti, drogati e senza nazione da tenere alla larga e poi i loro voti non servono a nessuno.

Ci dicono che la chiesa, i Papi e i Preti sono buoni e parlano nel nostro bene, che se facciamo i bravi cristiani su questa terra, genuflessi, paurosi, costernati al potere di un Dio che detta condotta, morale e codici di comportamento, poi verremo premiati nell’altra vita, peggio stiamo qui e meglio stiamo lì.

Ci dicono che se non vai a votare non fai il dovere da bravo cittadino masochista che gode ad essere vilipeso e sfruttato ed esce dall’aula con il sorrisino soddisfatto di chi ha fatto il proprio dovere, quello di schiavo e peggio se non lo fai sei uno che se ne frega del paese e di cambiare le cose (anche se poi sei attivo in altri ambiti), perché votando si cambiano le cose. La prova di quanto cambino le cose ci è stata data infatti e ci viene continuata a dare, impensabile cambiarle queste cose dall’esterno delle istituzioni, ma solo dall’interno, sempre!

Ci dicono che dobbiamo rispettare polizia, eserciti, carabinieri, magistrati, tribunali, carceri e istituti correttivi perché rappresentano le leggi e lo stato e solo per questo meriterebbero riverenza e ammirazione, ci dicono poi che il progresso significa distruzione totale delle tradizioni e dell’ambiente, che se gli animali si mangiano è meglio, sono fatti apposta, che farsi il culo dieci, dodici ore al giorno per poter avere almeno un tetto sopra la testa è giusto perché si deve fare sacrificio, la vita è sacrificio!

Che moderno razzismo, omofobia, sessismo, specismo, fanno parte dell’essere umano e non sono una conseguenza di anni di politica, ideologie retrograde e abusi e usi del potere, che di morti lo stato non ne fa perché lo stato è buono e le mele marce sono pochissime, ci dicono che i politici, questo governo agiscono per il mio bene, per salvaguardarmi, per tutelarmi, per i miei diritti e per la mia libertà!

Ci dicono che fascista è bello e figo e quando c’era lui non c’ero io che se c’ero io lo facevo fuori prima, che la violenza è tutta uguale e se lotti contro chi ti toglie pure il diritto di respirare sei un violento che fa il loro stesso gioco e se vai contro gli interessi dello stato tutto, peggio sei un terrorista.

Ci dicono che siamo in democrazia perché siamo liberi di viaggiare, scopare, uscire con gli amici, fondare questo partito, sputtanare qualche politico, fare questo quello e quell’altro. Mi dicono persino che possiamo parlare ed esprimerci liberamente soprattutto quando urlo e grido basta a tutta questa merda. Poi però mi prendo qualche manganellata e mi dicono pure che me le sono cercate. Se lo fai o sei pazzo o sei anarchico militante, ma è la stessa cosa, forse.

Ma la cosa peggiore che ci dicono da millenni, la più grande bugia della storia dell’umanità tutta è dirci che tutto questo a noi serve, che ne abbiamo bisogno, perché senza tutto questo la società non esisterebbe più, ci sarebbe il caos, ognuno farebbe quello che vuole, ne abbiamo bisogno, lo fanno per noi, e se io non delego nessuno e niente, né mi sottometto allo stato delle loro cose, mi devo persino sentire in colpa e schifarmi come uomo e cittadino, sentirsi in colpa per non voler più essere schiavi.

Vivo nel caos da quando sono nato, vivo in un mondo ingiusto, violento, orrendo e mi dicono che il caos, la violenza, e l’ingiustizia la voglio io, da anarchico che combatto e ho detto basta. Ecco qual è la più grande truffa e menzogna della storia e dell’anarchia.



 

mercoledì 9 febbraio 2022

9 febbraio 1976: Nasce Radio Alice

Il 9 febbraio 1976, iniziavano le trasmissioni di Radio Alice a Bologna. Esperienza importante ed innovativa nel campo della radiofonia che si chiamava direttamente oltre il monopolio RAI.

Il 12 marzo 1977, il giorno dopo l’omicidio di Francesco Lorusso, la polizia sgomberava con violenza la radio, sequestrando i nastri e la strumentazione. Il sequestro delle bobine fu guidato dal dott. Catalanotti che con la sua grande efficienza le perse. Anni dopo la polizia rese il materiale sequestrato, ma al posto dei cinque nastri audio, consegnarono due filmini svedesi porno su pellicola da 8mm.

Alcune considerazioni di Bifo (redattore della radio) fatte a Libcom :

D: Come è iniziata Radio Alice e quali esperienze ha tentato di affrontare?

Radio Alice iniziò nel febbraio 1976 con persone che provenivano dall'esperienza di Potere Operaio, un gruppo rivoluzionario di sinistra e persone coinvolte nel movimento di Autonomia. Non pensavamo a Radio Alice solo come un mezzo politico ma, prima di tutto, come una possibilità di organizzare le esperienze di una comunità omogenea. Stavamo parlando di piccoli gruppi: femministe, gay, lavoratrici/oro. Sottolineo questo carattere di "piccolo gruppo" perché non abbiamo concepito la radio come un'organizzazione politica che deve "dichiarare" chi può parlare o non può parlare. Abbiamo considerato la radio come il punto di intersezione di esperienze diverse: ogni esperienza è diversa dall'altra. Non abbiamo pensato di tentare di omogeneizzare questi diversi gruppi e punti di vista.

D: Come è stata organizzata la radio?

Abbiamo organizzato un'assemblea settimanale dei diversi gruppi che lavoravano alla radio e abbiamo organizzato un programma generale per la settimana. Chiunque avesse voluto proporre qualcosa per il programma sarebbe potuto venire. Naturalmente, il programma si riferiva, in generale, alle aree sociali e culturali che erano in qualche modo omogenee. Il punto di partenza per la radio erano le diverse esperienze sociali dell'autonomia e, nel complesso, le persone che ascoltavano la radio erano impegnate in questa area sociale. Un altro modo di organizzare la trasmissione era con l'uso del telefono che era collegato direttamente alla stazione radio. Ciò ha creato un tipo speciale di scambio di informazionii

Quì potete ascoltare un documento storico: la registrazione degli ultimi drammatici minuti di trasmissione di Radio Alice, prima che venisse chiusa "in diretta" dalla polizia. Le voci che sentirete sono quelle dei fratelli Minnella poi arrestati per il "reato" di avere aperto i microfoni sulla città.

domenica 6 febbraio 2022

6 febbraio 1919: Sciopero generale a Seattle

Nel febbraio 1919 la guerra era appena finita, i leader degli IWW erano in prigione, ma l’idea dello sciopero generale degli wobblies divenne realtà per cinque giorni a Seattle, nello stato di Washington, quando l’astensione dal lavoro di centomila persone fermò la città.

Tutto cominciò quando trentacinquemila lavoratori dei cantieri navali entrarono in sciopero per un aumento salariale. Chiesero il sostegno della centrale sindacale di Seattle, che consigliò uno sciopero cittadino; nel giro di due settimane centodieci sezioni sindacali – per la maggior parte dell’ AFL , solo alcune degli IWW – votarono a favore. In ogni sezione interessata la base elesse tre delegati al Comitato per lo sciopero generale. Il 6 febbraio 1919, alle dieci del mattino, lo sciopero ebbe inizio.

Non fu facile raggiungere l’unità. In città i rapporti tra gli IWW e l’ AFL erano tesi. I lavoratori giapponesi furono ammessi al Comitato per lo sciopero generale, ma senza diritto di voto. Ciò nonostante sessantamila membri del sindacato incrociarono le braccia, e altri quarantamila lavoratori si unirono alla loro lotta.

A Seattle il movimento dei lavoratori aveva una robusta tradizione radicale. Durante la guerra il presidente dell’ AFL cittadina, un socialista, venne incarcerato e torturato per essersi opposto alla leva, il che provocò grandi manifestazioni di piazza in segno di protesta.

La città smise di funzionare, salvo per le attività organizzate dagli stessi scioperanti per provvedere alle prime necessità. I vigili del fuoco accettarono di restare al proprio posto; i lavoratori delle lavanderie si occuparono solo della biancheria degli ospedali. I veicoli autorizzati a circolare portavano un cartello: «Esentato dal Comitato per lo sciopero generale». Nei quartieri si allestirono trentacinque posti di distribuzione del latte. Ogni giorno all’interno di grandi cucine si preparavano trentamila pasti che venivano trasportati in luoghi di ritrovo pubblici sparsi in tutta la città e lì serviti a prezzi politici: gli scioperanti pagavano venticinque centesimi a pasto, il resto della popolazione trentacinque. Con quella somma ci si poteva servire liberamente di stufato, spaghetti, pane e caffè.

Per tenere sotto controllo la situazione si organizzò un servizio d’ordine sindacale costituito da reduci di guerra. Sulla lavagna di uno dei suoi quartieri generali si leggeva: «Questa organizzazione ha lo scopo di difendere la legalità e l’ordine senza ricorrere alla forza. Nessun volontario avrà alcun potere di polizia, né sarà autorizzato a portare armi di alcun tipo, ma si limiterà a esercitare la persuasione». Durante lo sciopero a Seattle il tasso di criminalità diminuì. Il comandante del distaccamento dell’esercito federale inviato in zona disse al comitato organizzativo che in quarant’anni di carriera non aveva mai visto una città tanto tranquilla e disciplinata. L’Union Record di Seattle, un quotidiano scritto da lavoratori, pubblicò la poesia di una certa Anise:

«Ciò che li spaventa di più è

che NON SUCCEDE NIENTE !

Si erano preparati ad affrontare

DISORDINI .

Hanno mitragliatrici

e soldati,

ma questo SILENZIO SORRIDENTE

li sbalordisce.

Gli affaristi

non capiscono

un’arma di questo genere [...].

È il tuo SORRISO

a SCONVOLGERE

la loro sicurezza.

Corri all’artiglieria, compagno!

È il furgone della spazzatura

che avanza per la strada

con il contrassegno di ESENTATO

DAL COMITATO PER LO SCIOPERO GENERALE.

Sono i centri di distribuzione del latte

ogni giorno più efficienti,

e i trecento

lavoratori veterani di GUERRA

che guidano le folle SENZA PISTOLE,

perché tutto questo parla

di un NUOVO POTERE

e di un NUOVO MONDO

in cui loro si sentono

FUORI POSTO».

Il sindaco fece prestare giuramento a duemilaquattrocento vicesceriffi, molti dei quali studenti dell’Università di Washington. Il governo federale portò in città mille marinai e marines. Lo sciopero generale si concluse dopo cinque giorni, secondo il comitato a causa delle pressioni esercitate dai funzionari inviati dai diversi sindacati, ma anche per le difficoltà quotidiane che si venivano a creare in una città con le saracinesche abbassate.

Lo sciopero era stato pacifico, ma quando finì vi furono retate e arresti: nella sede cittadina del Partito socialista, in uno stabilimento tipografico. Trentanove membri degli IWW furono incarcerati in quanto «capibanda anarchici».

 

Tratto da: "Storia del popolo americano dal 1492 ad oggi" di Howard Zinn

venerdì 4 febbraio 2022

Diritto alla pigrizia

 

La pigrizia non è mai esistita se non all'ombra del lavoro. Come una pianta giudicata indegna di cure, non ha conosciuto, senza speranza di crescere, che le terre di nessuno di una civiltà dedita così freneticamente a coltivare la redditività del mondo da non lasciare oggi che rovine, immondizia e deserti. Denunciare il parassitismo della pigrizia, mentre il lavoro si rivela come il peggiore parassita della vita umana, entra bene nel cinismo di un'epoca risoluta ad identificarsi del tutto con il denaro.

La pigrizia è tanto naturale quanto l'ostinazione con cui ognuno ricerca la soddisfazione dei propri desideri. Ma così come la virtù della fatica ha vocazione di alterare ogni cosa, noi ci avviciniamo all'ozio soltanto nella sua forma snaturata, attraverso un'attività che, distogliendo l'uomo dal piacere di essere se stesso, lo costringe a sfruttarsi, a sfruttare i suoi simili e a trasformare l'abbondanza delle risorse terrestri in valori commerciali che la immiseriscono.

Se la pigrizia - come secoli di morale ce l'hanno cantata in tutte le solfe - è la madre di tutti i vizi, non è proprio perché il lavoro, a cui è indissolubilmente legata, è stato lo smarrimento fondamentale di una società che ha disimparato a vivere?

Il vecchio risentito rimprovero di doversi guadagnare il pane quotidiano con il sudore della propria fronte ha contrapposto per secoli la necessità di sopravvivere al desiderio legittimo di godere armoniosamente di sé, degli altri, del mondo.

È quasi sempre invano che uno sciopero che, soltanto a titolo di interruzione del lavoro, dovrebbe essere una festa, prova a superare la trattativa, il compromesso, il semplice mercanteggiamento che consente il potere, pure intollerabile, che lo sfruttatore si arroga sullo sfruttato. Se la pigrizia vi si organizzasse spontaneamente, non avrebbe queste reticenze spaventate, queste colpe deprimenti, questi comportamenti pusillanimi che fanno il gioco delle burocrazie sindacali e che ridanno loro un'autorità che il loro arcaismo ridicolo ha sfilacciato da decenni.

La pigrizia è piena di immaginazione; i movimenti di sciopero ne sono crudelmente privi.

La vera pigrizia nascerà dall'abolizione del lavoro come dello sfruttamento della natura e dell'uomo sull'uomo. Siamo arrivati a un tale stadio di degrado che l'inclinazione naturale alla pigrizia si è trovata snaturata dall'apprendistato del lavoro e che ci fa ormai - colmo del paradosso - imparare a oziare.

Non vogliamo più che la pigrizia sia il dormitorio della fabbrica universale e del clientelismo. Non vogliamo più un'inoperosità che risponde alla noia del lavoro con il lavoro della noia. Perché la pigrizia perda i ceppi con cui il lavoro della redditività non ha smesso di ostacolarla, bisogna che ritrovi il ciclo naturale della creatività.

La vita è una pigrizia affinata e nell'affinare la propria pigrizia sta tutta l'arte di vivere.

mercoledì 2 febbraio 2022

2 Febbraio 1944: La Repubblica Partigiana del Corniolo

La "Libera Repubblica del Corniolo" è un territorio dell'Appennino forlivese che durante la Resistenza, su iniziativa del comandante partigiano Riccardo Fedel, si autoproclamò indipendente il 2 febbraio 1944.

L'iniziativa precorse di diversi mesi l'appello che, il 4 giugno 1944, dopo la liberazione di Roma da parte delle truppe alleate, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia lanciò per creare nelle zone liberate vere e proprie forme di governo amministrativo, che daranno vita a "Giunte popolari comunali".

L’impatto simbolico fu enorme in quanto la Repubblica nacque nel territorio di nascita di Mussolini e fu il primo esempio di governo autonomo.

"La giurisdizione si estende dall'omonimo paese di Corniolo (Frazione del comune di Santa Sofia - Forlì) al suo comprensorio, tutto montuoso e compreso nei comuni di Santa Sofia, Premilcuore, Bagno di Romagna "Il Comando si installa nel palazzo di un agrario che l'ha lasciato vuoto. Ven-gono costituiti a tre chilometri di distanza i blocchi di sicurezza, nessuno potrà più uscire né entrare senza il lascia passare del Comando. Ha luogo un comizio per la popolazione (...). La vita funziona regolarmente (...). I contadini sono invitati a non pagare tasse al Comune di Santa Sofia fino a quando esisterà il podestà fascista". "I poteri cittadini erano consegnati ad un comitato facente capo al comando dei partigiani, che regolava la vita civile, il commercio del bestiame e riscuoteva le tasse, come risultava dal 'Diario' di don Sabino Roverelli, parroco della chiesa del posto. «L'esperienza si prolungò per circa venti giorni durante i quali furono discussi e adottati numerosi provvedimenti di gestione diretta», di riforma agraria, incluse misure «discliplinari» nei confronti dei partigiani «cui fu proibito l'uso di bevande alcoliche e l'accesso ai caffè».