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sabato 26 maggio 2012

Placido Rizzotto


 

(Corleone, 2 gennaio 1914 – Corleone, 10 marzo 1948) è stato un sindacalista, rapito e ucciso a 34 anni dalla mafia per il suo impegno, a partire dal 1945, a favore del movimento contadino contro la mafia e il latifondo per l'occupazione delle terre. Da segretario della Camera del lavoro di Corleone, organizza la rivolta per l’occupazione delle terre che erano in mano ai mafiosi, sostenuti dal boss nascente Luciano Liggio.
Primo di sette figli, perse la madre quando era ancora bambino. In seguito all'arresto del padre, con l'accusa di far parte di un'associazione mafiosa, fu costretto ad abbandonare la scuola per occuparsi della famiglia. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nel Regio Esercito sui monti della Carnia, in Friuli Venezia Giulia. Dopo l'8 settembre si unì ai partigiani delle Brigate Garibaldi come socialista.
Rientrato a Corleone al termine della guerra, iniziò la sua attività politica e sindacale. Ricoprì l'incarico di Presidente dei reduci e combattenti dell'ANPI di Palermo e quello di segretario della Camera del lavoro di Corleone. Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e della CGIL. Venne rapito nella serata del 10 marzo 1948, mentre rientrava da una riunione politica con alcuni compagni di partito. Mentre veniva assassinato, il “pastorello” Giuseppe Letizia assistette al suo omicidio di nascosto e vide in faccia gli assassini e per questo venne ucciso con un'iniezione letale fattagli dal boss e dottore Michele Navarra, il mandante del delitto di Placido Rizzotto.
Le indagini sull'omicidio furono condotte dall'allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sulla base degli elementi raccolti dagli inquirenti, vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio. Grazie alla testimonianza di Collura fu possibile ritrovare alcune tracce del sindacalista ma non il corpo, che era stato gettato da Liggio nelle foibe di Rocca Busambra, nei pressi di Corleone. Criscione e Collura, insieme a Liggio che rimase latitante fino al 1964, furono assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale.
A 64 anni dalla sua scomparsa, la polizia scientifica di Palermo è riuscita ad attribuire a Placido Rizzotto, alcuni resti ossei ritrovati il 7 settembre 2009 proprio nel posto in cui il cadavere di Rizzotto venne gettato dal boss di Corleone Luciano Liggio.Una scoperta eccezionale dopo anni di appelli da parte della famiglia Rizzotto, che ha chiesto di far luce sulla scomparsa dei resti che erano stati recuperati nel 1949 durante le indagini condotte da Dalla Chiesa. "A Corleone - ha più volte ribadito il nipote di Rizzotto, che porta lo stesso nome del sindacalista - i mafiosi hanno tutti una tomba nel cimitero. Placido Rizzotto ancora no". Il 9 marzo 2012 l'esame del DNA, comparato con quello estratto dal padre Carmelo Rizzotto, morto da tempo e riesumato per questo scopo, ha riscontrando una compatibilità del 76 per cento, ritenuta elevatissima in casi come questo, confermando che i resti trovati il 7 settembre 2009 presso le foibe di Rocca Busambra a Corleone appartengono a Placido.
Il 16 marzo 2012, lo Stato che per anni lo aveva dimenticato tramite il Consiglio dei Ministri ne ha deciso i Funerali di Stato, svolti a Corleone il 24 maggio 2012 alla presenza del Presidente della Repubblica.

La sua vita è stata raccontata al cinema nel film Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca uscito nel 2000 e girato nel paese madonita Isnello. La pellicola è stata al centro di polemiche per non aver fatto alcun riferimento alla militanza politica di Rizzotto nel Partito Socialista Italiano ed accusata di aver costruito l'immagine di un Rizzotto comunista. Emanuele Macaluso ed altri intellettuali d'area socialista hanno più volte ribadito la convinta adesione di Placido Rizzotto ai valori del socialismo democratico, testimoniata durante tutta la sua attività politica ( … mi chiedo che importanza può avere l’adesione politica di un uomo che ha sacrificato la sua vita per combattere la mafia, senza rendersi conto che Placido Rizzotto ha aderito, in primo luogo, alla lotta contro lo sfruttamento e per l’uguaglianza dei lavoratori. I bigotti dei politici non capiscono che non è importante se hai e quale tessera di partito hai, ma che è importante la lotta, l’azione per il bene e l’interesse sociale.) …

Carlo Lucarelli ne ha parlato in Terra e libertà Storie di bande criminali, di mafie e di persone oneste.


La vita di Rizzotto è anche brevemente narrata nella mini serie TV Il capo dei capi.

La cooperativa siciliana Libera Terra produce e commercializza due vini denominati Placido Rizzotto Bianco e Placido Rizzotto Rosso provenienti da vigne confiscate alla mafia.