
In Olanda agli inizi degli anni '60 in
pieno boom automobilistico, proprio quando tutti, ma proprio tutti, sognavano
la loro bella quattroruote, si fanno notare degli strani personaggi che vanno
totalmente controcorrente.
Sono i Provos, un gruppo di anarchici
dadaisti e zuzzurelloni, a cui spetta la palma di avanguardia di quella
contestazione giovanile che verso la fine del decennio infiammerà l'intero
occidente. I Provos nutrivano un senso di frustrazione e di rigetto nei
confronti della società consumista e alienante, per usare le loro parole, si
sentivano in questo mondo "come ciclisti su un'autostrada". Scelsero
la bicicletta come santo strumento tribale, arma comunitaria contro i
comportamenti antisociali degli automobilisti che agivano (e agiscono)
indisturbati contro l'ambiente coperti dalla grande industria e dalla polizia.
Gli automobilisti amorevolmente
coccolati dagli spacciatori di petrolio e dai cementificatori, erano (e sono)
il "braccio armato" di uno stile di vita che ormai andava
inesorabilmente modellando la geografia del pianeta. Il piano era (ed è)
distruggere il tessuto umano dei quartieri storici creando un mondo in cui
fosse impossibile andare a scuola, al lavoro, a far la spesa, a curarsi e a
divertirsi senza poggiare il culo su un autoveicolo, senza pagare il balzello
all'industria e allo stato e senza devastare il territorio).
I Provos osano sbeffeggiare il simbolo
della crescita economica, il dogma della modernità, rivendicando il diritto di
camminare per la città senza venir minacciati fisicamente da bande di
psicopatici aggressivi rinchiusi dentro una scoreggiante scatola di ferro. I
Provos soprattutto rivendicano il diritto e il piacere di non seguire i modelli
di consumo e di non consumare.

I Provos scelsero di dipingere le bici
di bianco - dopo aver scartato l'idea di farle rosse e nere, come la bandiera
anarchica - per il semplice fatto che le loro azioni avvenivano prevalentemente
di notte. Un bel numero di cittadini, rispondendo ai loro appelli, si reca nel
luogo di raccolta, offre le proprie biciclette e le dipinge di bianco,
mettendole a disposizione del provotariato. Il successo è immediato e
l'operazione accende l'immaginazione di altri gruppi consimili da Stoccolma a
Berkeley, da Praga a Oxford (motto dell'iniziativa "Il bianco annulla
tutto, soprattutto la proprietà). Un famoso gruppo psichedelico inglese i Tomorrow
lancia un brano delizioso, My White Bicycle, che diffonde il messaggio
libertario persino nella hit parade. (Anche in Italia Caterina Caselli incide
un brano dedicato alla provocazione provo).
Ma il segnale più evidente del successo
del piano biciclette bianche è la risposta della polizia. Le autorità
reagiscono immediatamente e in modo ridicolo: vengono sequestrate una
cinquantina di bici in giro per la città. La giustificazione è che non essendo
chiuse col lucchetto rappresentano un istigazione al furto. In pratica è la
polizia a rubarle, visto che non le restituirà più ai legittimi proprietari, i
cittadini di Amsterdam. In una società in cui vige la proprietà privata, ciò
che è gratis è illegale e pericoloso. I ladri di biciclette in divisa non fanno
altro che promuovere il piano provo, attirando nelle loro file un numero
crescente di sostenitori e spingendo l'opinione pubblica a solidalizzare con
loro.