Diffondiamo
volentieri...
Appello e
richiesta di aiuto dei detenuti semiliberi reclusi al carcere di Torino

Viviamo in un
ambiente di circa 100 metri quadrati suddiviso in più camere per un totale di
45 persone, 2 servizi igienici per tutti e al pian terreno di questa struttura
ci sono anche delle mamme con dei bambini innocenti che continuano ad essere
rinchiusi.
Alle nostre,
critiche e disperate, condizioni assistono anche gli operatori della polizia
penitenziaria, vittime anch’essi del totale menefreghismo istituzionale
onnipresente e oggi ancor più irritante. Siamo da giorni isolati a causa
dell’accertamento della contaminazione da virus di un soggetto tra noi. Non
veniamo visti da nessuno e nessuno ne parla per voler nascondere la realtà di
un lazzaretto che lascerà alle spalle morti preannunciate, e forse volute,
nella più totale indifferenza.
Pandemia, terza
guerra mondiale, #state a casa, #ce la faremo: giuste considerazioni del
momento che attraversiamo, ma fatte solo esclusivamente per tirare acqua al
proprio mulino.
Allo stato
attuale nella nostra palazzina permangono i semiliberi che si son visti
rigettare richiesta di licenza premio come previsto e disposto dal Dpcm (
scritto con l’apparente obbiettivo di sfollare i carceri). A testimonianza di
una non volontà di assicurare, in un momento di così altamente critico e
rischioso, la tutela della salute e della vita.
Non privilegiano
coscienza, sentimenti umanitari e ragionevolezza, termine quest’ultimo spesso
adoperato in sede di formulazione delle sentenze di condanna quando si
presentano non poche incertezze e lati oscuri. Poltrona, autorità e potere è
ciò che sovrasta ogni cosa compresa la vita. Eppure Cesare Beccaria già nel
lontano 1700 lottava contro la pena di morte e contro la tortura che a secoli
di distanza trova diversa applicazione nelle condizioni psicofisiche che
viviamo: massacranti ed insopportabili.
Pure l’OMS,
l’ISS e la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri consigliano, obbligano,
sanzionano, per effetto di direttive salvavita paradossalmente escluse e
nascoste all’interno delle carceri, bombe ad orologeria che coinvolgono figli,
mogli, madri, fratelli angosciati dal cattivo e sempre più incerto futuro che
ci aspetta. Ma dove sono finiti i diritti umani riconosciuti e sanciti nelle
costituzioni di società e paesi che ancora oggi hanno il coraggio di
autodichiararsi civili, industrializzati, sviluppati e anche democratici? Il
razionale è fortemente discriminante!
Oggi purtroppo
si registra il primo detenuto morto per COVID 19, o forse il primo che hanno
avuto il coraggio di rendere pubblico dopo tanti silenziosi casi. La situazione
può precipitare in tutto il paese se dal carcere vengono a svilupparsi i
cosiddetti contagi di ritorno.
E allora perché
non prevenire questa ecatombe attraverso provvedimenti pro tempore? Almeno
fino al perdurare dell’emergenza sanitaria, magari attraverso l’ampliamento
dell’applicazione dell’articolo124 del decreto legge 18/2020 nei confronti di
coloro che abbiano già dato prova di buona condotta, nei confronti di chi gode
di permesso premio, con obbligo di permanere presso il proprio domicilio o
altro luogo di assistenza.
Il nemico
attuale è invisibile, imprevedibile e silenzioso per tutti ma letale per
qualcuno. Chi, potendo farlo, non interviene oggi, sarà suo complice in
responsabilità soggettive e oggettive di esiti criminali contro la salute e
contro la vita.
Aiuto è ciò che
chiediamo, aiuto è ciò che ci dovete. Già è troppo tardi...fate presto!
Domenica 5
aprile
I DETENUTI
RECLUSI E ISOLATI NELLA PALAZZINA DEI SEMILIBERI DEL CARCERE DI TORINO