Anteo Zamboni
nacque l'11 aprile 1911: Bologna, domenica 31 ottobre 1926, quarto anniversario
della marcia su Roma. La mattina, alle 9.30, prima apertura del Littoriale, il
nuovo stadio, simbolo ambizioso dell’investimento che il fascismo intende
promuovere sullo sport, meglio, sul calcio.
Tre squilli di
tromba e il duce fa il suo ingresso a cavallo. Nel pomeriggio, dopo
l’inaugurazione di un convegno medico all’Archiginnasio, Mussolini sale sul
sedile posteriore destro di un’Alfa Romeo rossa, guidata da Learco Arpinati,
capo del fascismo bolognese, da quell’anno sino al 1932 presidente della
Federazione italiana gioco calcio, auto che, intorno alle 17.40, proveniente da
via Rizzoli, svolta per via Indipendenza.
All’altezza del
Canton dei Fiori parte un colpo di pistola (una Beretta 7,65). Il proiettile
trapassa il bavero dell’uniforme del duce e la fascia dell’Ordine mauriziano;
trafigge il cilindro che il sindaco Umberto Puppini, seduto al suo fianco,
tiene con la mano destra sulle ginocchia, perfora la manica sinistra della
giacca e della camicia, conficcandosi, infine, nell’imbottitura dell’auto. È il parapiglia. Il corteo rallenta. La vettura col duce riparte a gran velocità.
Secondo le versioni accreditate, il presunto attentatore viene bloccato inizialmente da Carlo Alberto Pasolini, il padre di Pier Paolo (nato a Bologna il 5 marzo 1922), tenente del reparto del 56° reggimento di fanteria schierato in quel punto. Altri fascisti giungono a strappare il presunto attentatore dalle mani di Pasolini e a trascinarlo verso il bar Centrale dall’altra parte della strada. È un massacro in pieno giorno.
La successiva autopsia
accerterà che delle numerose ferite di arma da taglio tre risultano “penetranti
in profondità” e tali da poter aver determinato un esito mortale. Le immagini
dei poveri resti, raccapriccianti. Un’indagine per tentare di individuare gli
assassini non viene neppure iniziata. Il delitto rimane impunito. La vittima,
Anteo Zamboni, ragazzo di appena 15 anni e 6 mesi, soprannominato Patata in
famiglia. S’incrociano così, quel pomeriggio del 31 ottobre 1926, nel cuore di
Bologna, i destini di Benito Mussolini e di Anteo Zamboni. Il duce bersaglio di
un fallito attentato; Anteo barbaramente linciato come presunto sparatore.
Davide contro Golia.