Buenaventura Durruti nasce nella città di Léon in Spagna
il 14 luglio 1896. Il padre di Buenaventura è un ferroviere iscritto al sindacato
dell'UGT, arrestato nel 1903 per aver partecipato ad uno sciopero sindacale.
All'età di 21 anni Durruti partecipa allo sciopero generale
proclamato dall'UGT (Union general de trabajadores), in cui, a seguito degli scontri
con le forze di polizia spagnole, 70 persone vengono uccise, 500 ferite e oltre
2000 arrestate. A causa della partecipazione allo sciopero Durruti perde il lavoro.
Renitente alla leva, si sposta in Francia per poi rientrare nel
Nel 1936, allo scoppio della guerra civile spagnola,
Durruti promuove la creazione del Comitato centrale di Milizie antifasciste della
Catalogna, e si mette a capo di alcune migliaia di rivoluzionari antifascisti, formando
quella che verrà chiamata Colonna Durruti, capace di ottenere una serie di importanti
successi sul piano militare contro le truppe del generale Franco.
Durante la guerra, Durruti cercò in ogni occasione di
impedire che si eccedesse nelle violenze. Fece suo "segretario" e collaboratore
Jesus Arnal Pena, un prete cattolico che alcuni miliziani intendevano fucilare proprio
in quanto prete, anche se nulla aveva a che fare con i fascisti; si rifiutò di colpire
indiscriminatamente le popolazioni civili, e impedì ogni volta che gli fu possibile
il compimento di "azioni" improvvisate e/o spontanee che avrebbero solo
gettato discredito e disaffezione verso la causa rivoluzionaria, come quando a bordo
di un aereo in perlustrazione sulla città di Huesca, si oppose al lancio di bombe
a mano sui fedeli che stavano uscendo dalla messa. Il non lasciare libero sfogo
agli istinti e al desiderio di vendetta dei suoi miliziani, non fu un elemento secondario
o esclusivamente "caratteriale" di Durruti, bensì una fra le caratteristiche
che già in vita gli valsero il rispetto e l'ammirazione di tutti i sinceri rivoluzionari.
Il 20 novembre
Nel suo elogio funebre, lo storico dell'arte e membro
della Colonna Durruti Carl Einstein scrisse:
"Durruti, uomo sommamente concreto, non parlava
mai di sé, della sua persona. Aveva escluso dalla grammatica il preistorico vocabolo
"io". Nella Colonna Durruti si conosce solo la sintassi collettiva. I
compagni insegneranno ai letterati a rinnovare la grammatica in senso collettivo.
Durruti aveva compreso profondamente la potenza del lavoro anonimo. Anonimato e
comunismo sono la stessa cosa. Il compagno Durruti ha operato ad una distanza stellare
da ogni vanità delle vedettes di sinistra. Viveva con i compagni, lottava come compagnero.
Così ha brillato come un esempio entusiasmante. Noi non avevamo nessun generale,
ma la passione della lotta, la profonda dedizione verso la maggior causa, la rivoluzione,
scorrevano dai suoi benevoli occhi nei nostri e i nostri cuori erano una cosa sola
col suo che per noi continua a battersi sui monti. Sempre sentiremo la sua voce.
Adelante, adelante. Durruti non era un generale, era il nostro compagno".