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domenica 17 giugno 2012

Radio Sud 103

… Se una radio è libera ma libera veramente
piace anche di più perché libera la mente …

La mente era libera e l’entusiasmo alle stelle. Anche a Palermo nel 1976 nacquero le prime radio private, tante commerciali e tre libere. La differenza stava che le prime erano organizzate da gente che stava li perché era la moda del momento trasmettendo musica con dediche e tanta pubblicità (lo scopo era incassare soldi), le altre erano fatte da compagni che credevano veramente in questo sistema di comunicazione e di informazione, dando sempre la loro disponibilità e i loro soldi. In quelle tre radio non ci si stava per guadagnare soldi anzi, essendo autogestite, chi collaborava contribuiva anche economicamente alla vita dell’emittente. Queste tre voci libere nell’etere palermitano erano Radio Kasbah, Radio Sud e Radio Apaches. La prima formata da compagni anarchici, radicali e aderenti al movimento studentesco; la seconda della sinistra tradizionale, Lotta Continua, Movimento Lavoratori per il Socialismo e dai movimenti operai; la terza, infine, dagli indiani metropolitani, dal movimento studentesco ed altri cani sciolti.
Le tre radio, chi prima e chi dopo, sono nate verso la fine del 1976. Radio Kasbah è stata concepita una sera di fine ottobre inizi novembre da un gruppo di compagni del III liceo scientifico, quando una sera, incontrandoci a casa di uno di noi, Michelangelo disse: “Apriamo una radio? Forse riesco a procurare un trasmettitore militare che trasmette in FM”.
L’idea fu accolta con tanto entusiasmo, finalmente potevamo far sentire la nostra voce in tutta la città, e potevamo mandare in onda anche della buona musica, visto che il panorama radiofonico cittadino e nazionale lasciava molto a desiderare.
Il trasmettitore era stato procurato nel giro di qualche giorno; non abbiamo mai indagato sulla provenienza, costato poche lire era da 10 watt, pochi ma in quel periodo erano più che sufficienti. Bisognava adesso darsi da fare per trovare il resto del materiale e soprattutto il luogo dove trasmettere. Usammo per l’occasione una baracca in aperta campagna, dove il padre di un compagno coltivava un orto. Su dei pali di ferro lunghi era stata piazzata l’antenna, ed ognuno di noi (per quel poco che poteva) portò il resto del materiale, cavi, microfoni, un registratore, un amplificatore, un mixer. Io ricordo portai un giradischi della Selezione regalatomi da un cugino, grandissimo, ingombrante, ma adattissimo per quello che si doveva fare. Per il mobilio (mobilio?) si andava alla caccia di casse di legno (anche quelli della frutta andavano bene), di chiodi arrugginiti e storti (raddrizzati poi a martellate) strappati dove si poteva. Per le frequenze non c’erano problemi, non c’era ancora un boom di radio, il Ministero delle Poste non si interessava ancora al fenomeno, quindi non incappavi in alcuna sanzione, l’etere era libero. Tutto era pronto, si poteva cominciare, si andava in onda solo al pomeriggio (la mattina c’era la scuola), trasmettevamo sui 96.600 Mhz. Ognuno di noi si portava da casa i dischi o le audio cassette per la musica, nessuna scaletta, tanta libertà tanta fantasia, tanti ideali, congiuntivo libero ed anche qualche imprecazione (l’etere era l’attuale internet). Con Orazio come sigla del nostro spazio avevamo scelto “Peaches en regalia” di Frank Zappa. Era la prima volta che in una radio si sentiva musica simile in modo continuo; Zappa, Cream, Miles Davis, King Crimson, Hendrix, Led Zeppelin, Guccini, Area … e tanta informazione. Si leggeva il giornale e si commentavano gli articoli, si parlava liberamente dei problemi e della vita di quei giorni (il movimento studentesco stava per nascere). Non avevamo il telefono, non ce lo potevamo permettere, bollette da pagare e soprattutto mancava l’allacciamento.
Si andava in giro per la città con una radiolina per sentire dove la nostra voce arrivava ….”A casa mia arriva benissimo” … ”A piazza Croci si sente con tanto fruscio” …”A Borgo Nuovo … non si sente per niente” … È andata avanti per un mese e mezzo due mesi circa, poi un pomeriggio con Orazio andiamo ad aprire la Radio per iniziare le trasmissioni e troviamo la porta del casolare sfondata e tutto il materiale rubato. Avevano lasciato soltanto il trasmettitore e un microfono, quanto bastava per diffondere nei cieli le nostre bestemmie (credo che quella volta non solo pure a Borgo Nuovo ci abbiano sentito, ma la nostra incazzatura penso sia arrivata a farsi sentire anche su Marte e che qualche marziano abbia spento la sua radio inorridito da quei segnali radio che arrivarono da un angolo di Palermo). Si spegne così Radio Kasbah.
Anche radio Apaches ebbe vita breve, dopo la chiusura le attrezzature furono (s)vendute a Peppino Impastato per fondare Radio Aut. Durante le assemblee studentesche alla fine del 1976, esponenti delle tre radio libere, ci ritrovammo e decidemmo di unire le proprie forze le proprie esperienze per dar vita ad un'unica radio del movimento più solida e più costante (24 ore di trasmissione al giorno). Tenendo così le frequenze e i materiali di Radio Sud, nasce Radio Sud 103, Giornale di controinformazione radiodiffuso in FM su 103.500 Mhz.
Era tutta un’altra cosa, buon materiale, trasmettitore più potente (a Borgo Nuovo ci sentivano!!!), telefono e di conseguenza contatti con le altre radio “libere” del movimento per scambiarci notizie e materiali. Si trasmetteva della ottima musica e sopratutto, tra mille difficoltà si cercava di fare e di dare una informazione diversa (controinformazione si chiamava a quei tempi). Eravamo più organizzati, c’era una redazione e un radiogiornale, si andava in giro per la città a cercare le notizie, si intervistava la gente, si andava alle assemblee delle scuole e delle università occupate o alle assemblee degli operi del cantiere navale, si registrava tutto e si mandava in onda; telefonate in diretta senza censura, toccando tutti gli argomenti. Insomma … “Radio Sud 103 … un microfono tra le masse popolari del meridione” come recitava un nostro slogan. Durante i cortei dei compagni per telefono ci davano notizie del loro svolgimento e ci aggiornavano in diretta su eventuali incidenti e/o cariche da parte della polizia. Controinformazione appunto.
È stata dura all’inizio far capire a chi ci ascoltava che la radio, il telefono e le telefonate in diretta non servivano solo per richiedere delle canzoni e fare delle dediche, ma che servivano a far sentire a tutti la propria voce e il proprio pensiero, e cosi tutte le mattine dalle 11,00 con Danilo aprivamo un dibattito con gli ascoltatori fino alle 13,30 (… Facciamolo insieme …il nome del programma) e per stimolare il loro intervento telefonico le prime volte Gigi, che ogni tanto si univa a noi, cominciava la trasmissione con una finta telefonata provocatoria inventando di volta in volta dei personaggi reazionari, stimolando così, chi in quel momento era stato passivamente in ascolto, ad intervenire al dibattito. Questo escamotage è durato poco perché dopo qualche giorno gli interventi telefonici iniziavano spontaneamente. La gente, gli ascoltatori, i compagni e anche i non compagni, gli studenti, gli operai, i lavoratori, i disoccupati di Palermo si erano appropriati del microfono di Radio Sud 103.
Come tante radio libere e non commerciali nate in quel periodo, cominciarono ad arrivare i problemi economici. SIAE, bollette, affitti da pagare e permessi per la trasmissione via etere affossarono Radio Sud 103 e non solo, molte voci libere sparirono e le onde radio furono occupate definitivamente da messaggi commerciali e da stupide canzonette.
Pluralismo ed aggregazione erano i punti fermi dell’esperienza di RADIO SUD 103 e di tutte quelle radio che gravitavano nell’area di sinistra e oltre la sinistra. I problemi economici ed il cosiddetto “riflusso della questione politica” fecero sì che tutte le radio siciliane e buona parte di quelle nazionali che operavano nel sociale, soccombessero all’avvento degli anni 80.
L’invasione delle tv private con tutto il loro bagaglio, rivelatosi negli anni molto sterile, causò che di controinformazione non se ne parlò più. L’informazione che ne è venuta fuori, come si è potuto constatare negli anni a venire, non è stata altro che una informazione controllata – pilotata ed appiattita su solide basi politiche, una volta di centro destra, una volta di centro sinistra, ma sempre controllata – lottizzata manipolata, spesso con operatori assoggettati al ricatto del padrone di turno.