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lunedì 28 ottobre 2013

Lou Reed


Lou Reed è morto. Lo annuncia la rivista Rolling Stone. Il poeta dei Velvet Underground era nato a Brooklyn il 2 marzo 1942. La rivista scrive che la causa della morte non è stata comunicata, ma a maggio aveva subito un trapianto di fegato. Ci lascia così uno dei più grandi artisti di questi anni. Poeta, musicista e cantautore, con una carriera alle spalle capitanando i Velvet Underground prima, e una ancor più splendida carriera da solista poi.
Lou Reed era il soprannome di Lewis Allan Reed, nato da una famiglia ebraica e benestante a New York. Narrano le cronache intorno a lui che abbia subito un elettroshock per “curare” la sua presunta bisessualità all’età di 14 anni. Appassionatosi alla musica ascoltando la radio, imparò a suonare la chitarra e sviluppò un forte interesse per il rock and roll e il rhythm and blues, e durante gli anni delle scuole superiori suono’ in vari gruppi studenteschi Dopo un inizio da musicista e autore, crea nel 1966 i Velvet Underground insieme al polistrumentista John Cale, a Sterling Morrison e alla batterista Mo’ Tucker. Il gruppo entra a far parte della factory di Andy Warhol, promotore e finanziatore del primo album, famoso per la sua copertina che ritrae una fallica banana disegnata dallo stesso Warhol e che nella prima edizione del disco poteva essere sbucciata.
Il disco è un capolavoro di rara bellezza, in cui brillano composizioni come Sunday Morning, Femme Fatale, Waiting for the Man. Ma a colpire è la terribile Heroin, in cui Lou racconta della sua dipendenza dalla droga.
Il disco è uno spettacolo spettrale grazie alla voce della cantante Nico, che canta in alcuni brani e dona al gruppo una verve in più. I Velvet Underground diventa il gruppo più in della scena artistica e musicale di New York.
Il successivo LP, White Light/White Heat, contiene il capolavoro della title-track, una lunga suite come Sister Ray e segna l’addio dello sperimentalista John Cale al gruppo, che inciderà altri album di discreto successo, compreso l’ultimo Loaded che ci permette di ascoltare Sweet Jane e Rock’n'Roll, che con il tempo diventeranno suoi classici.


Il primo prodotto dell’era da solista del poeta newyorkese è l’album intitolato semplicemente “Lou Reed”, che però non è annoverato tra i suoi capolavori. Subito dopo, con l’aiuto e la produzione di un altro astro nascente come David Bowie, arriva il capolavoro Transformer. L’intero album contiene molti dei suoi capolavori: dall’iniziale Vicious, si dice dedicata allo stesso Bowie, a Perfect Day, continuando con Satellite of Love e Walk on The wild side, omaggio alle transessuali che battevano nelle vie che frequentava e rimasto famoso per il coro del du du du.
Walk on the wild side è la sua canzone più popolare, non certo la più bella.

Walk on The wild side
Passeggia sul lato selvaggio
Holly venne da Miami, Florida,
viaggiò a modo suo con l’autostop attraverso gli USA.
Strada facendo si rase le sopracciglia,
si depilò le gambe e divenne una lei
Lei diceva “Hey baby, fai una passeggiata sul lato selvaggio”
Candy arrivò da fuori sull’isola:
nella stanza sul retro faceva la carina con tutti
Ma non perse mai la testa,
neanche quando si faceva spompinare,
lei diceva “Dai bello cammina sul lato selvaggio”
Diceva “Hey bimbo, vieni a passeggiare dalla parte selvaggia”
E le ragazze di colore fanno “Do do do do do do do do”

Il piccolo Joe non lo regalava neppure una volta:
tutti dovevano pagare e pagare
Rimorchia qui e rimorchia là,
New York è il posto dove si dice:
“Hey baby, fai una passeggiata sul lato selvaggio”
Io dicevo “ Hey Joe, cammina dalla parte selvaggia ”
Sugar Plum Fairy venne a battere le strade:
cercava cibo spirituale e un posto in cui mangiare
Andò all’Apollo. Avreste dovuto vedere come andava
Dicevamo “Hey Sugar, fai un giretto sul lato selvaggio”
Io dicevo “Dai baby, cammina dalle parte selvaggia”
Tutto bene
Jackie sta proprio flippando via:
pensava di essere James Dean per un giorno
Allora io sospettai che stesse per crollare,
il valium avrebbe potuto evitare quel colpo
Lei diceva “Hey baby fai un giretto dalla parte selvaggia”
Io dicevo “ Tesoro, cammina sul lato selvaggio”
E le ragazze di colore fanno “ Do do do do do do do do.”

Come lo spieghi Lou Reed? Come? La risposta è semplice: non lo spieghi. Ascoltatevi “Transformer“, ascoltatevi “Berlin“, dischi che hanno creato solchi profondissimi nella musica, che l’hanno squarciata, rivelata, segnata. Solchi come le sue rughe che segnavano un viso sempre vivido, per non dire dei suoi occhi che parlavano e della sua voce che stendeva.