Quasi un secolo fa a Villa Giusti l'Austria si arrendeva all'Italia. Era la vittoria! La guerra era finita!
Una guerra non voluta dai lavoratori e imposta con la forza dallo stato italiano.
Chi si ricorda in questi giorni che nel 1915 a Milano, Roma, Torino e altre località ci furono manifestazioni di massa contro la guerra? Che a Torino 100mila operai in sciopero si scontrarono con la polizia e le truppe in una lotta durata due giorni?
Era chiaro che i lavoratori non volevano essere carne da cannone, non intendevano pagare i costi di una guerra imposta dalla borghesia, dagli industriali, dalle alte gerarchie dell'esercito.
Eppure chi dirà in questi giorni che durante la guerra ci furono un milione di processi per diserzione, 4mila arresti per manifestazioni contro la guerra?
Che a Torino nel 1917 i proletari insorsero ancora per 7 giorni contro l'aumento dei prezzi e per il pane e per la pace?
In questi giorni si festeggia la vittoria: una vittoria pagata con 680.000 morti, due milioni tra feriti, mutilati e prigionieri, tutti lavoratori mandati al macello contro altri lavoratori di altri paesi; alla fine il totale sarà di 15 milioni di proletari uccisi. Proletari a cui avevano detto di combattere per le loro patrie: e così furono ingannati. Invece di spararsi a vicenda, avrebbero dovuto sparare sui governanti, sui capitalisti e sui generali; perché questi erano e sono i veri NEMICI.
In questi giorni lo stato italiano festeggia la vittoria con discorsi, commemorazioni, parate militari, visite ai cimiteri di guerra, elogi al valore dei soldati italiani morti per la patria. Le parole commosse e le false lacrime di uomini di governo e militari non ci devono ingannare, soldati, la patria è un'invenzione per farci fare il servizio militare e difendere i padroni da scioperi e rivoluzioni; lavoratori, le medaglie non fanno risorgere i morti e non restituiscono le tasse che paghiamo per le spese militari. Quella guerra (come tutte le altre) fu scatenata dai padroni di tutto il mondo per i loro interessi.
Oggi ci parlano di pace, ma non stanno tranquilli. Non c'è pace che tiene, un'altra "guerra" continua; la "guerra" degli sfruttati che va avanti da molto tempo, che è lotta di classe contro i padroni, contro lo Stato, contro l'esercito e il militarismo, che è Lotta di Classe per l'ORGANIZZAZIONE AUTONOMA DELLA CLASSE SFRUTTATA, VERSO UNA SOCIETA' SENZA CLASSI E INTERNAZIONALISTA".
Pubblichiamo di seguito la lettera spedita a casa da un soldato italiano, semi-analfabeta, che morì nel tremendo massacro che fu la Prima Guerra Mondiale. Vale più di qualsiasi conferenza universitaria:
«Maestà, inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi, che e’ glorioso il morire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini la fame! Vigliacchi, spudorati, Ubriaconi, Impestati, carnefici di carne umana, finitela che è tempo. Li volete uccidere tutti? Al fronte sono stanchi, nell’interno soffrono la fame, dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, ma volete che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di giovani e di padri di famiglia avete fatto, e non siete ancora contenti? Andateci voi o vigliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vita la vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patria abbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria è la nostra casa, è la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostri bambini. Quando ci avete uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini privo di padre? E perché? per un vostro ambizioso spudorato capriccio».