La terra per noi non è solamente il suolo che calpestiamo, seminiamo e sul quale crescono i nostri discendenti. La terra è anche l'aria che, fatta vento, scende e sale per le nostre montagne; l'acqua che come sorgenti, fiumi, lagune e piogge, si fa vita nelle nostre semine; gli alberi e le foreste che creano frutti ed ombra; gli uccelli che ballano nel vento e cantano tra i rami; gli animali che con noi crescono, vivono e si alimentano. La terra è tutto ciò che viviamo e moriamo.
La terra per noi non è una merce, nello stesso modo in cui non sono merce né gli esseri umani né i ricordi né i saluti che diamo e riceviamo dai nostri morti. La terra non ci appartiene, apparteniamo a lei. Abbiamo ricevuto l'incarico di essere suoi guardiani, di averne cura, di proteggerla, così come lei ci ha curato e protetto in questi anni di dolore e resistenza.
Noi siamo guerrieri. Non per vincere e soggiogare il diverso, che vive in un altro luogo, che ha altri modi. Siamo guerrieri per difendere la terra, nostra madre, la nostra vita. Per noi questa è la battaglia finale. Se la terra muore, noi moriamo. Non c'è domani senza la terra. Chi vuole distruggere la terra è tutto un sistema. Questo è il nemico da vincere. "Capitalismo" si chiama il nemico.
Noi pensiamo che non è possibile vincere questa battaglia se non ci accompagniamo nella lotta con gli altri popoli, se non lottiamo insieme agli altri che hanno altri colori, tempi e modi, ma soffrono anch'essi degli stessi dolori. Per questo camminiamo, con l'udito ed il cuore aperti, per gli angoli del nostro paese. Per cercare e trovare quelli che dicono o vogliono dire "Basta!", quelli che hanno scoperto che il nome del loro nemico è lo stesso che ci uccide e fa soffrire.
Noi pensiamo che non basta più solo resistere ed aspettare l'attacco, uno dopo l'altro, del prepotente e del denaro. Crediamo che la forza ora necessaria per sopravvivere, sia sufficiente per farla finita con le minacce. È l'ora.
Né all'albero né al bosco. Noi, per capire e sapere che cosa fare, guardiamo in basso. Non in segno di umiltà, non per consegnare la nostra dignità, ma per leggere ed apprendere quello che non è scritto, per cui non ci sono parole ma sentimenti, per vedere nella terra le radici che sostengono, là in alto, le stelle.