Oggi, se non si fa parte della casta
dominante, chi commette un reato va in galera. Si impone una pena carceraria,
si punisce il reo lasciando che le cause che hanno permesso l’attuazione di
quel reato, e che continuano ad influire su altre persone, restino intatte.
Si vuole che il condannato cambi in
virtù della punizione inflittagli, invece nella stragrande maggioranza dei casi
manterrà intatta la consapevolezza che quello che ha fatto andava fatto.
Inoltre lo si segrega in un luogo, il carcere, dove vige la limitazione quasi
assoluta della libertà, dove l’individuo non può che coltivare rancore e
coltivare odio. Dove sta fianco a fianco alle persone frustrate, represse, in
cui sedimentano gli stessi sentimenti di vendetta, costrette anche da
condizioni oggettive di degrado umano o sociale a compiere determinati reati.
Il carcere quindi non solo non è la soluzione ma spesso rappresenta
un’aggravante. Più si inaspriscono le pene, più il crimine si fa atroce, si
specializza. Né la minaccio della pena di morte né un rafforzamento delle forze
di polizia hanno risolto questi problemi.
Non sarà una società che in mancanza di istituzioni come quelle che conosciamo oggi si troverà allo sbando. Le nuove strutture individueranno sia il modo adatto per affrontare la problematica sia gli individui preparati cui forniranno le linee guida per l’attuazione del loro compito, che consisterà prevalentemente nella rieducazione del soggetto, nel suo inserimento nella società, nel renderlo cosciente, tramite una serrata riflessione, del gesto compiuto, il tutto senza violenza o costrizioni.
Questo
potrà avvenire attraverso il suo coinvolgimento diretto in attività legate in
qualche modo all’azione da lui commessa (esempio: se ha distrutto una casa,
nell’attività di ricostruzione; se ha ferito qualcuno, in una struttura
sanitaria a curare i malati …). Rispettandolo come individuo, dialogando con
lui e tentando di fargli comprendere come il suo comportamento nuoccia alla
società e a lui stesso, mentre potrebbe disporre di molti modi diversi per risolvere i propri problemi. Il dialogo
con i soggetti interessati e le decisioni in comune sostituiranno quello che
oggi resta sempre la legge del più forte.