
Ma la mente del
genio più grande della terra é forse qualcosa di più del prodotto del lavoro
individuale o collettivo, tanto intellettuale che industriale, compiuto da
tutte le generazioni passate e presenti?
Provate ad
immaginare s quello stesso genio trasportato durante la sua primissima infanzia
su di un’isola deserta, supponendo che non muoia di fame che cosa diventerà? Un
animale, un essere incapace di pronunciare parola, per questa conseguenza non
avrà mai pensato e non avrà mai sviluppato il suo intelletto. Trasportatelo su
quell’isola all’età di dieci anni, che cosa sarà qualche anno dopo? Ancora un
animale che avrà dimenticato l’uso della parola e che della sua umanità non
avrà conservato che qualche vago istinto. Trasportatelo infine all’età di
venti, trenta anni, e dieci, quindici, venti anni dopo sarà diventato stupido
se non pazzo; forse avrà inventato una nuova religione!
Cosa prova
tutto questo? Prova che l’uomo più dotato della natura riceve da questa soltanto
delle facoltà, ma che queste facoltà muoiono se non vengono fertilizzate dall’azione
benefica e possente della collettività. Dirò di più: tanto più l’uomo viene
avvantaggiato dalla natura, tanto più egli preleva dalla collettività; da cui
consegue che tanto più deve renderle, secondo giustizia.
Gli individui
privilegiati detentori del capitale e della scienza asseriscono che i lavori
del genio e del talento più rari, più preziosi e più utili di quelli dei
lavoratori ordinari devono essere meglio retribuiti di questi ultimi. Ma su che
base dicono questo? Quei lavori sono forse più faticosi di quelli manuali? Al
contrario proprio questi sono senza confronto più faticosi.
Asseriscono pure
che chi fa un lavoro intellettuale ha un titolo di studio ottenuto con anni di
sacrifici e di studi sui libri. Oltre al fatto che non tutti hanno avuto la
stessa possibilità di andare avanti con gli studi (solo i “figli di papà” se lo
son potuto permettere, ed anche senza tanti sacrifici visto la facilità con cui
si comprano i titoli di studio), ma coloro che ci sono riusciti hanno raggiunto
il traguardo non solo per merito loro, ma devono dire grazie anche a tanta
gente che ha svolto un lavoro manuale che gli ha permesso di proseguire negli
studi (per questo argomento rimando alla lettura del post: Non esistonolavori separati o separabili).
Ma poi perché
chi fa un lavoro intellettuale deve guadagnare di più di chi fa un lavoro
manuale? Se ambedue vanno dallo stesso panettiere a comprare il pane, forse il
primo paga il pane più del secondo o lo pagano entrambi allo stesso prezzo? Se
vanno a far benzina alla macchina nella stessa pompa di benzina, il prezzo del greggio
varia tra il muratore e l’architetto? Se si va a comprare dei pomodori, il fruttivendolo
applica una tariffa diversa a seconda della qualifica o della classe sociale
dell’acquirente? Il lavoro intellettuale è attraente, ha la sua ricompensa in
se stesso, e non ha bisogno di altra retribuzione. Ne trova ancora un’altra
nella stima e nella riconoscenza dei contemporanei, nelle agevolazioni e nel
benessere che apporta loro.