..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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mercoledì 3 agosto 2016

La necessità dell’Azione diretta

La condizione positiva della libertà, scriveva Bakunin, è questa: nessun uomo deve obbedienza ad un altro; egli non è libero se non a condizione che tutti i suoi atti siano determinati, non dalla volontà di altri uomini, ma dalla sua volontà e dalle sue proprie convinzioni”.
Il delegato (o rappresentante) è una persona alla quale si sono trasmessi i propri poteri e che agisce, o che dovrebbe agire, non in nome proprio ma nel nome dei suoi mandanti. Gli interessi dei delegati devono scomparire davanti a quelli dei gruppi che li hanno nominati perché compiano una missione o un lavoro qualsiasi, ed hanno il dovere di dimenticare totalmente la propria personalità per non sovvenirsi che dell’organizzazione o degli individui che hanno riposto in loro la propria fiducia.
Ora, anche se fosse possibile che un individuo, nominato rappresentante, possa a tal punto annullare la propria personalità, sarebbe impossibile e oltretutto inumano pretendere che un essere ragionevole, cosciente e libero si annulli davanti alla propria funzione di rappresentante fino al punto di diventare un automa delle volontà altrui; oltretutto non è conforme ai principi anarchici che non pretendono mai l’impossibile e non tendono mai a schiacciare la dignità dell’uomo.
L’anarchismo è per definizione la rivendicazione della libertà e della dignità dell’individuo. Come anarchici noi non riconosciamo ad alcun individuo, per quanto degno e meritevole compagno, il mandato di rappresentare le opinioni di una massa assente; ed un anarchico, per rimanere coerente, non può accettare delegazione alcuna da gruppi, gruppetti o da singoli.
Ogni membro della società è libero di contribuire personalmente, col proprio lavoro e col proprio pensiero, al benessere suo e di tutti, senz’altro limite al di fuori di quelli che gli segnano le sue facoltà e le sue capacità.
Finora non si è badato che alla sovranità del popolo (anche se sarebbe meglio dire ad una parte privilegiata del popolo) e non del singolo, ma noi dobbiamo cambiare rotta e pervenire alla sovranità dell’individuo. E la sovranità dell’individuo non significa il diritto di pretendere, né la facoltà di illudersi che altri facciano per noi; significa soltanto che noi possiamo fare direttamente quel che riteniamo necessario od utile fare, e che gli altri non abbiano al facoltà o il diritto di vietarcelo, a condizione, naturalmente, che non sia lesa l’eguale libertà dei nostri simili.
Questo è quello che intendiamo, e che intesero i nostri precursori, quando proclamiamo la necessità dell’Azione diretta: agire in prima persona, anche come iniziativa di propaganda e attività di ogni specie svolte dall’individuo a vantaggio del movimento e dell’ideale.