In tutte le epoche vi sono sempre stati
degli uomini che hanno lottato contro i costumi, le leggi, le morali, i
vincoli, le relazioni sociali del loro tempo. Senza questi insofferenti, senza
questi inadattabili, l'umanità non sarebbe avanzata sulla via del progresso.
E, come tutti i ribelli, saranno sembrati
pazzi o criminali alla loro generazione contemporanea che li guardava stupita,
soddisfatta o rassegnata del suo tempo, e incapace di comprendere che sarebbe
venuto un giorno in cui quegli eretici sarebbero stati i vittoriosi e gli
immortali, e che più tardi sarebbero stati pure essi sorpassati da più alte ed
ampie visioni del pensiero umano.
È facile esaltarsi oggi alla memoria di
Socrate che beve, con fermezza stoica, alla tazza ferale. È facile commuoversi
alla memoria di Spartaco, che raduna truppe di schiavi dolenti e mal nutriti, inchiodati
alla terra o ai remi, senza speranze e senza difese e marcia contro Roma carica
di armi e di oro. È facile infiammarsi oggi al ricordo di Giordano Bruno, rapito
tra le fiamme che lo avvolgono; di Galileo che infrangendo il mistero degli
astri irritò la Chiesa.
I Bruno, i Galileo, i Colombo, dovevano
apparire realmente come dei perfidi profanatori delle «Idee sacre»
pensate dagli avi; come dei dèmoni, che ponevano una bomba al centro del perno della
vita, delle idee della società di allora. Quanta ragione avevano invece quegli innovatori,
e mentre oggi il nome dei loro persecutori e dei loro carnefici è sepolto nell'oblio,
ed è coperto d'infamia, il mondo non è abbastanza vasto per raccogliere e
rievocare la memoria dei martiri.
L'umanità sa bene quanto deve ad essi; sa
bene, che se in tutto il dominio della vita l'uomo ha progredito, fu perchè
nella notte buia e tetra dei secoli, pochi audaci sfidarono leggi, morale, famiglia,
gloria, onori, avvenire, la morte stessa, pur di non rinunciare a proteggere un
barlume di luce, fatto filtrare attraverso le tenebre dense della
superstizione, col valore dell'esperimento o della intuizione.
La critica storica conosce oggi, che
prima ancora degli eroismi della scienza, è stata necessaria la lotta per
conquistare alla scienza la tolleranza sospettosa prima, e il diritto
all'esistenza pubblica dopo. Sa che fu nella oscurità, nelle ostilità, nella
illegalità, che la scienza cercò le sue prime affermazioni, circondata dovunque
da tenebrosi timori, da paure, da grossolani pregiudizi che sembravano invincibili.
Ebbene, ciò che è vero per i grandi
pensatori, è vero per ogni essere umano; ciò che è vero per i fatti storici, le
invenzioni e i rivolgimenti famosi, è anche vero per tutte le rivolte
dell'uomo, perchè anche la più umile e modesta vita umana può essere il tarlo
silenzioso e costante, la lima sorda e insinuante, il roditore muto e
penetrante, il bacillo dissolvente, che corrode e consuma la base e l'ossatura
di una costruzione sociale.