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sabato 26 agosto 2017

Roma, la resistenza dei rifugiati allo sgombero di Via Curtatone

Ancora una volta blindati a Piazza Indipendenza per le operazioni di sgombero dell'immobile di via Curtatone. Centinaia di famiglie in emergenza abitativa stanno resistendo dentro e fuori lo stabile.
La mattina del 23 luglio sono ricominciate le operazioni di sgombero dello stabile di via Curtatone, iniziate il 19 scorso all'alba. Era stato dato l'ultimatum per uscire dall'immobile. Decine di blindati hanno nuovamente bloccato l'intera zona. Questa volta però le famiglie si sono organizzate per resistere: dentro tanti e tante si sono barricate sui tetti e sui balconi, fuori un presidio di diverse centinaia di persone intona cori e fronteggia la polizia. Senza paura e con energia i rifugiati sono pronti a resistere per ore.
La questura è in evidente difficoltà e sta cercando di allontare giornalisti e solidali. Il comune si dimostra assolutamente incapace nel trovare soluzioni accettabili e dignitose. La proposta di sistemazione prevede lo smembramento dei nuclei familiari. Ancora una volta le istituzioni in questa città operano uno sgombero senza offrire alternative.
Le persone sgomberate sono circa un migliaio e vengono quasi tutte dall'Eritrea e dalla Somalia. Dai balconi vengono calati striscioni con scritto "Siamo rifugiati, non terroristi".
Anche oggi a Roma sarà un'altra giornata di lotta e di resistenza per chi ha bisogno di un tetto sopra la testa, anche oggi continua a consumarsi un'altra pagina vergognosa delle istituzioni di questa città e di questo paese.
Cosa è successo in piazza Indipendenza a Roma?
Il 19 agosto un ingente dispiegamento delle forze dell’ordine si è presentato a piazza Indipendenza per sgomberare un palazzo occupato dal 2013 in cui avevano trovato casa centinaia di nuclei familiari sfrattati o senza soluzione abitativa. Le istituzioni predispongono però lo sgombero ma nessuna soluzione alternativa, al punto che la sera stessa la polizia è obbligata a far tornare ai primi piani dell’immobile un centinaio di persone, fra le più “fragili”. Alle altre centinaia persone viene semplicemente detto di accamparsi nei pressi della piazza, non esistendo alcuna soluzione alternativa. Nel pomeriggio del 23 agosto la polizia, arrogante e dilettantesca, si ripresenta in Piazza Indipendenza e tenta di sgomberare di nuovo gli sgomberati, pretendendo di spostarli come fossero bestiame. Incontra però la resistenza decisa degli occupanti: “siete voi che ci avete detto di restare qui, che questo era il piano B… e ora ci dite di andarcene?”. La mattina seguente (24 agosto) la polizia arriva all’alba e aziona gli idranti contro le persone ancora infagottate nelle proprie coperte, al primo segno di resistenza le carica fin dentro a stazione Termini. Un funzionario di polizia, furtivamente ripreso da una telecamera, incita i suoi uomini: “devono sparire peggio per loro, se tirano qualcosa spaccategli un braccio”.
Chi sono quelli che “devono sparire”?
Si tratta per la maggior parte di rifugiati etiopi ed eritrei, cittadini, quindi, di due ex colonie italiane. Sono quindi “quelli che hanno il diritto di restare”, il paravento dietro cui si nascondono i vari razzisti per dire che non sono razzisti… indovinate un po’ ? Anche questa volta si invocano ruspe e crociere per tornare a casa! Peccato che la casa degli sgomberati di Piazza Indipendenza sia proprio qui. Perché sono qui da anni, perché qui hanno i loro affetti, qui mandano qui i figli a scuola, qui lavorano, spesso ipersfruttati e sottopagati nell’industria turistica come tanti italiani.
Cos'è il palazzo di via Curtatone?
Il Palazzo è stato occupato nel 2013 dai movimenti per il diritto all’abitare di Roma per sopperire alla latitanza dell’istituzioni verso le persone senza casa. Grazie all’occupazione centinaia di persone che non avevano letteralmente un tetto sopra la testa hanno potuto trovare una sistemazione dignitosa senza levare niente a nessuno. Il palazzo è infatti la ex-sede di Federconsorzi, uno dei peggior esempi di mangioneria affaristico mafiosa tipicamente italica, chiusa nel 1991 per bancarotta fraudolenta. 
Chi sono gli attuali proprietari?
L’immobile è stato poi ceduto a un fondo di speculazione immobiliare, Idea Fimit SGR, che lo ha inserito nel suo pacchetto Omega e lo ha lasciato per anni all’abbandono. Idea Fimit è tra le maggiori Società di gestione risparmi in Italia, con un patrimonio attuale stimato a 9 miliardi di euro così diviso: il socio di maggioranza è De Agostini con il 64,3%, poi INPS con il 27,3% e Carispezia con il 6%. De Agostini holding gestisce, oltre a Idea FIMIT, anche la concessione esclusiva del gioco del Lotto in Italia e sta oggi massicciamente investendo nei cosiddetti Non performing loans, i crediti deteriorati che hanno poi generato il fallimento di diversi istituti di credito in Italia. Interessante che tra le altre rendite della De Agostini ci sia anche quella sui migranti. Idea Fimit è infatti in realtà piuttosto ben disposta verso i futuri rifugiati, purché rappresentino un business. Il 14 marzo scorso la Prefettura di Roma ha comunicato di aver individuato proprio in uno stabile del suo fondo Alfha un'interessante soluzione per uno dei nuovi hub di schedatura dei migranti previsto per circa cinquecento persone.
Ma è vero che agli sgomberati sono state proposte soluzioni alternative?
A (una piccolissima parte) degli sgomberati è stato permesso soprattutto di rientrare dentro il famoso circuito dell’accoglienza. Per 80 persone è prevista la sistemazione provvisoria in uno SPRAR come se fossero appena arrivati in Italia. L’attuale locatario dell’immobile di piazza Indipendenza ha invece proposto per qualche altra decina di persone un breve ricollocamento a Rieti a non si sa quali condizioni (e con quale tornaconto…). Per il resto (stiamo parlando di centinaia di famiglie!) nessuna soluzione all’orizzonte, neanche la strada visto che sono stati cacciati anche da lì.
A dire il vero, davanti all’inerzia delle istituzioni, una soluzione gli sgomberati l’avevano trovata da sé, organizzandosi dal basso per prendersi un diritto fondamentale come la casa. Ora invece si prefigura un nuovo giro dentro meccanismi pelosi di “buoni samaritani” che non sono né tanto buoni né tanto samaritani.
E le bombole del gas?
Il 23 agosto durante il tentativo di “sgomberare gli sgomberati” un gruppo di donne, disperate alla vista degli agenti, si è barricato su un terrazzo minacciando di aprire le bombole del gas e ammazzarsi. Un gesto estremo come troppi se ne vedono quando si perde tutto e che per fortuna non è stato portato a compimento. La mattina del 24 sembra che una bombola del gas sia stata lanciata dalla finestra con alcuni agenti di polizia si trovavano a decine di metri di distanza. È importante sapere che le bombole sono ormai l’unica soluzione per scaldarsi e cucinare nelle occupazioni abitative visto che l’art. 5 del Piano casa di Renzi vieta di allacciare regolari utenze negli stabili occupati, aumentando ancora il disagio di persone che si trovano già in situazione precaria. Ci sembra ci sia poco da stupirsi del lancio di oggetti vari. Se provano a sbattere fuori di casa te e la tua famiglia, se ti umiliano e ti trattano come un animale ti difendi con cosa hai sottomano: voi non fareste così? In ogni caso questo gesto sembra aver particolarmente impressionato i professionisti dell’ordine. La Questura di Roma ha diramato un comunicato stampa che è stato acriticamente copia-incollato da tutti i giornalisti (alla faccia del quarto potere!) senza neanche interpellare gli sgomberati o movimenti per il diritto all'abitare.
Che cosa succede ora?
I movimenti per il diritto all’abitare hanno convocato una manifestazione sabato 26 agosto alle 16 a Piazza dell’Esquilino con lo slogan “Roma città aperta: italiani e migranti mai più senza casa, diritti, dignità”. Ora la facciamo noi una domanda: riusciremo per una volta a non fare distinzioni che fanno solo il gioco del sistema e stare dalla parte di chi decide di lottare riprendendosi ciò che gli spetta?