..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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giovedì 1 marzo 2018

La nostra astensione (dal voto), la nostra partecipazione (alle lotte sociali)

Domenica 4 marzo noi non andremo alle urne.
Ci asterremo, come abbiamo sempre fatto. Eppure sentiamo il bisogno di spiegare bene il perché di questa scelta, che si ripete da un secolo e mezzo ma non é per noi una scelta obbligata. Non ci piace esser schiavi di niente e di nessuno. nemmeno in questo caso. Ci piace ragionare, argomentare, discutere.
La scelta dell’astensione ha un suo significato preciso, specialmente oggi, 2018.
Gli anarchici sono l‘unico movimento che non partecipa alle elezioni politiche. In un mondo in cui la gente che si reca alle urne va generalmente calando, siamo sempre più circondati da persone che apparentemente fanno come noi. E a togliere originalità e forza al nostro astensionismo c’é il fatto che sempre più cresce il numero di coloro che non vanno a votare, al punto che anche la media europea oscilla ormai intorno alla metà degli aventi diritto, con una tendenza ad un ulteriore ribasso.
Ma c‘é una sostanziale, abissale differenza tra l’astensione di chi, come noi, fa questa scelta perché interessato e impegnato quotidianamente nel tentativo di contrastare il potere e di favorire esperienze alternative di autogestione e comunque di critica, e il disinteresse per la vita sociale e, in questo contesto, anche per il voto, di chi se ne frega comunque.
Il nostro astensionismo niente ha a che vedere con quello di chi diserta le urne perché “se ne frega", “tanto non c’é più nessuno che sappia comandare”, ecc ... La nostra astensione é uno dei nostri modi per partecipare alla vita sociale, cercando di indirizzarla verso modalità di partecip/Azione diretta, autogestione, presa in carico dei problemi da risolvere.
Invece fregandosene, alla fine non fa che favorite il potere, i potenti. il loro dominio quotidiano.
Non a caso noi abbiamo sempre parlato del nostro come di un astensionismo rivoluzionario, maturato nel contesto della nostra attività sociale anche politica contro il potere in tutte le sue espressioni. Non serve a niente brontolare e lamentarsi il giorno delle elezioni, restare a casa e disertare le urne. se non ci siano dietro riflessioni e azioni che possano delegittimare il meccanismo elettorale e far comprendere alle persone, alla gente, che solo sforzandosi di riprendere in mano il proprio destino individuale e collettivo e cercando di costruire una società estranea a sfruttamento, repressione e ingiustizie, si potrà dar vita ad un percorso, non certo facile, che avrà bisogno della partecipazione di tanta, ma proprio tanta gente cosciente e interessata al proprio futuro.
Noi pensiamo che la delega ai potenti di turno per risolvere i problemi sociali, dalla disoccupazione alla violenza di genere, dai diritti negati alla mancanza di solidarietà, ecc., sia un messaggio sbagliato. Con la nostra scelta astensionista, ci schieriamo ancora una volta contro il qualunquismo e ... la delega.
Il 4 marzo noi non ci saremo. Alle urne, s‘intende. Ma per il resto sì, ci saremo eccome, come sempre, come ogni giorno, per portare avanti le nostre battaglie di libertà.
La nostra astensione è una rinnovata forma, una premessa di partecip/Azione, in direzione ostinata e contraria. E il fatto che la maggioranza degli aventi diritto al voto avrà, alla fine della giornata non votato come noi, non é di per sé il segno di una nostra vittoria.
Disertare le urne non basta, bisogna impegnarsi. Al di fuori e contro il potere.
E non solo il 4 marzo.
Disertare le urne, per intensificare il nostro quotidiano impegno sociale.
Questo il nostro messaggio. Il prossimo 4 marzo e oltre.