La procedura per
la costruzione di una società giusta e pacifica passa attraverso una
consapevolezza individuale che dovrebbe ormai essere storicizzata da un pezzo:
i governi, gli Stati e la Chiesa sono organismi distruttivi e sovrastrutturali.
A partire da questo dato, che già oltre 200 anni fa si attestava come una
certezza inconfutabile (poi dichiarata apertamente anche alla Prima
Internazionale), è doveroso considerare la prospettiva di un cambiamento reale
a partire dalle nostre coscienze e quelle dei nostri figli.

Il fatto che la
centralità dell'individuo sia l'individuo stesso nella sua singolarità e
autonomia è un fatto ormai acclarato anche dalla pedagogia più evoluta. La
scienza dell'educazione e della formazione non lascia dubbi su chi debba essere
un individuo e su cosa non debba mai diventare. E questa pedagogia affonda le
sue radici proprio nelle teorie e nelle pratiche anarchiche.
L'anarchia
diventa allora motivo di rilancio di un modello sociale equo, giusto, pacifico,
dove ogni individuo è naturalmente proiettato verso il benessere di se stesso e
degli altri, per logica conseguenza, per naturale inclinazione e ordinamento.
E' evidente che il modello anarchico, con tutte le sue dinamiche e regole, con
tutte le sue particolarità e ricchezze metodologiche, non potrà essere compreso
facilmente da coloro che hanno fatto delle sovrastrutture propagandistiche di
Stato un credo. Se la costruzione di una società a-statale deve passare
attraverso l'eliminazione dei pregiudizi e delle sovrastrutture (distruttive,
ma alle quali alcune persone sono davvero molto affezionate), cioè dalla
considerazione profonda e sincera di quanto detto e fatto dai grandi pensatori,
siamo sempre in tempo per conoscere, senza mai abbandonare l'obiettivo finale
che, come già dimostrato ampiamente, è sbagliato definire 'utopia': costruire
una nuova umanità dove i nostri figli non conosceranno più ingiustizie.