Dal 1946 lo Stato italiano festeggia la nascita
della Repubblica. Quest'anno, a Roma, Mattarella ha iniziato la festa un giorno
prima quando si è dilettato nel Salone dei Corrazieri con musiche di Verdi,
Bellini e Rossini. A Torino, per questo 2 giugno l'amministrazione ha invitato
i cittadini, ad un assaggio di guerra nel rifugio antiaereo realizzato negli
anni '40, per calarsi “nei panni di chi ha vissuto i giorni drammatici dei
bombardamenti”. Occasioni per i rappresentanti dello Stato per parlare di
eserciti, guerra e morti, declinando al passato i massacri avvenuti nel nome
della patria, della nazione. Massacri di cui i principali responsabili sono
sempre stati i governi e le autorità militari, che per la loro definizione
richiedono la presenza degli eserciti, delle armi, delle guerre, della morte,
“perché in ogni parte del mondo si affermi la pace”...
La “repubblica” nata il 2 giugno 1946 festeggiava
la caduta del regime fascista. Ma oggi, dopo quasi settanta anni, le
istituzioni statali appoggiano le formazioni (neo)fasciste e razziste come
Casapound. Lo scorso 24 maggio a Gorizia i fascisti hanno organizzato, in
sintonia con i rappresentanti dello Stato, una manifestazione militarista e
nazionalista per celebrare l’ “esempio luminoso” di chi nelle trincee
“sacrificò se stesso”. Ma per ricordare il massacro di migliaia di soldati
mandati al macello ci hanno pensato più di mille antifascisti che sulle note di
“O Gorizia, tu sei maledetta” ci hanno ricordato la necessità, ancora oggi, di
contrastare qualsiasi forma di fascismo e militarismo.
Ieri come oggi, la disinformazione e la propaganda
al servizio della visione militarista, nazionalista e patriottica degli Stati e
dei loro servi, servono a tenere buone le coscienze sporche dei loro cittadini.
Ieri chi si ribellava e disertava veniva giustiziato. Oggi chi si ribella, chi
irride l’esercito o brucia una bandiera finisce in tribunale rischiando anni di
galera.
I governi amano le feste come quella del 2 giugno.
Le amano perché sono occasioni in cui le parate militari nascondono le
ingiustizie, le oppressioni e le morti del presente. Oggi la “festa della
Repubblica” dice niente delle circa 1800 persone che sono morte nel
Mediterraneo negli ultimi cinque mesi; persone che volevano uscire da una
guerra di cui lo stato italiano è uno dei complici. Una festa che non dice
niente di come in Libia si stia preparando una missione di guerra. Una
“missione”, chiamata Eunavfor Med, in cui l'esercito italiano insieme ai suoi
alleati europei, preparano da anni l'invasione di un altro territorio e che
adesso, con il pretesto di “fermare gli scafisti”, pensano di aver trovato
l'occasione giusta. Il fenomeno dell'immigrazione diventa così il pretesto dei
governi per portare avanti i loro odiosi progetti per il potere geopolitico ed
economico. La “festa” del 2 giugno ha nascosto la spesa militare del governo
italiano. Quasi quattro miliardi di euro già spesi per i cacciabombardieri
F-35; entro il 2027 si stima un'ulteriore spesa fino a dieci miliardi. Affari
di morte con soldi pubblici, “perché in ogni parte del mondo si affermi la
pace”...
La “festa” del 2 giugno con la sua parata militare
ha nascosto l'investimento italiano nella militarizzazione dei quartieri in cui
viviamo. “Interessi diplomatici”, “grandi eventi” (commerciali o religiosi),
“riqualificazione”, “sicurezza” sono i cavalli di battaglia di un sistema
statale repressivo che usa il proprio esercito come risposta ai problemi della
società. Una forza del (dis)ordine che mette in galera chiunque mostri il
coraggio di opporsi agli sfratti, alle deportazioni, al razzismo e al fascismo.
Una forza che opprime chi lotta contro i centri di identificazione ed
espulsione (CIE), galere pensate per gli stranieri senza documenti, per le persone
colpevoli di … “clandestinità”. Una forza che opprime chi vive nei “campi rom”,
luoghi di segregazione razziale creati dallo stesso Stato italiano. Non esiste
stato senza esercito: e tutto questo“perché in ogni parte del mondo si affermi
la pace”…