Sullo schermo non c’è nessuna immagine:
quel che vediamo è solo lo scintillio fosforescente di migliaia puntini
luminosi che si accendono e si spengono in rapidissima successione 35 volte al
secondo dando vita alle ombre. È una totale illusione ottica, fatta di luce
fittizia, di forme fittizie, di movimenti fittizi, che crea un mondo di
spettri. L’accendersi e spegnersi di migliaia puntini luminosi, di cui noi non
abbiamo coscienza per via della velocità estrema del movimento provoca un
effetto di scintillazione simile a quello della luce al neon. Si era pensato
che non avesse effetti su di noi, ma ne ha, e come!
Effetti psichici: prima fra tutti la
trance ipnotica che sta alla base della sua attrazione, fa della TV una droga
vera e propria.
Noi nella vita non smettiamo mai di
pensare, lo facciamo automaticamente, è la nostra attività mentale. Ma quando
guardiamo la TV, lei ci riempie di immagini, e non pensiamo più. Lei non ci dà
il tempo di pensare, non ci dà il tempo per elaborare, interpretare quello che
vediamo. È come ingurgitare continuamente senza masticare mai. La norma è una
TV fatta si dice per rilassare, calmare, scaricare. In realtà oltre a questo ci
inebetisce riempiendoci di immagini. È noi ci perdiamo dentro.
Mentre l’automobile ci ha cambiato il
paesaggio del corpo, la TV ci ha cambiato il paesaggio della nostra mente.
La nostra natura è ormai la TV, ed è una
natura morta. E morte sono le mattine e le sere, morte le corte giornate d’inverno
e le lunghe sere d’estate, morte le stagioni, morte ammazzate dai milioni di
schermi che producono ombre, fantasmi di vite artificiali tutte costruite per
scopi che ci sono alieni. Finzioni organizzate, in fondo, per farci consumare e
produrre, produrre e consumare, senza altro orizzonte.
E cosa è successo, allo spettatore
felice, in tutti questi anni di regno della TV?
È diventato più solo, meno vicino ai
parenti, ai vicini di casa, agli amici. È diventato più ingordo, più avido, più
insofferente, più insicuro. È diventato più mercenario e più menefreghista. È
diventato più competitivo, più arrivista, più egoista. Più schiavo di miti di
bellezza, ricchezza e giovinezza che lo schermo gli ha cacciato in testa:
sottili digitali indistruttibili catene mentali.