L’immaginazione è l’arma più potente a
nostra disposizione, e possiamo usarla nel miglior modo possibile applicandola
alla trasformazione della realtà di tutti i giorni, anziché farne una
rappresentazione simbolica. Dobbiamo smettere di sacrificare il nostro lavoro
per la produzione di massa, dobbiamo stare attenti alla qualità della vita,
valutare le nostre azioni in termini di esperienza e non di risultati, perché
sappiamo bene che il principio democratico del siamo tutti eguali è una
mistificazione bella e buona, imbastita dalle leggi della competizione. Ciò di
cui necessitiamo ora è sperimentare un sistema nuovo nel quale tutti possano
ricevere una quota di benessere equamente re-distribuita, proviamo a vivere
senza orologio senza sincronizzare la nostra vita con il resto del mondo.
Dall’esperienza rivoluzionaria anarchica
dobbiamo imparare quanto nessuno sia più qualificato di noi stessi a decidere
che cosa sarà della nostra vita, e la versione della realtà che offriamo è
incompatibile per natura con i progetti di socialità imposti dal capitalismo
nel mondo. L’anarchia ci spinge a desiderare un modello consensuale dove poter
scegliere individualmente (e se necessario collettivamente) sul come gestire
presente e futuro delle nostre esistenze, senza dover essere necessariamente
costretti nelle leggi della domanda e dell’offerta. Prendendo per buono il
valore della ricchezza, calcolata sulla quantità di persone e cose che
controlla, il libero mercato ha seminato pregiudizi di razzismo ovunque,
addomesticando ogni zona vitale con la scelta forzata del lavoro.
L’dea di società consensuale che
immaginiamo è fondata su un’economia del dono, in cui il tempo del lavoro possa
emanciparsi dalla produzione per riempirsi di libertà, gioco, pigrizia e
divertimento. All'accumulare le risorse preferiamo la condivisione totale, al
dare le nostre energie l’atto dello scambiarle, e se pensiamo all'amore come
ultimo atto sovversivo nella nostra guerra è solo perché vediamo troppo odio in
giro a governare il mondo.