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lunedì 9 ottobre 2017

Una nuova ecologica visione del mondo

Nell'attuale visione del mondo meccanicista gli esseri viventi non sono altro che macchine, con esigenze puramente materiali e tecnologiche, proprio quelle che un sistema altamente centralizzato e tecnologico può soddisfare.
Qualsiasi problematica sociale ed ecologica viene interpretata e ridotta in modo tale da essere riconducibile ad una soluzione tecnologica, attraverso qualche nuovo processo o ritrovato tecnico.
Nei termini fissati dal paradigma di dominio non sarà mai possibile capire e interpretare gli aspetti che ci hanno portato all'attuale situazione. Le relazioni sono intrecciate a un livello tanto fondamentale e profondo che non è più possibile isolarle dal loro contesto e separarne una dalle altre.
In questa disumanizzazione le stesse sensibilità e capacità di provare empatia per ciò che ci circonda sono colpite alla radice. All'interno di un percorso di distruzione dello spirito, la morte del pianeta sarà solo una conseguenza di cui rammaricarci. Continueremo a far saccheggiare e manipolare i nostri corpi finché non adotteremo una visione d'insieme, non potremmo mai sentirci vicini agli altri animali se non capiamo che siamo animali, non potremmo percepire la foresta come l'elemento essenziale per la vita sulla Terra se anche noi ci sentiamo parte di essa.
La visione antropocentrica ha diviso il mondo in territori di saccheggio, ha ridotto gli elementi in combustibile per mandare avanti questo sistema tecno-industriale. La reificazione della natura ha aperto la strada a quel processo di devastazione che chiamiamo civilizzazione. La realtà è ridotta a ciò che si può misurare, quantificare, verificare, negando qualsiasi altro valore qualitativo. Il dualismo pervade le nostre menti separate dai nostri corpi e i nostri corpi disgiunti dal mondo circostante.
Soggiaciamo al progresso materiale, all'efficienza dell'automatismo, alla specializzazione sopra qualsiasi altro valore, così facendo estirpiamo giorno per giorno ciò che di naturale è in noi e confermiamo invece come naturale il mondo surrogato che ci circonda ed assedia.
Normali cicli e processi naturali, come l'acqua, con cui l'ecosfera rende possibile la vita sulla Terra, non solo vengono svuotati da ogni valore intrinseco, a tutto viene assegnato un valore strettamente economico. Diventano parte di un processo tecnico che trasforma una materia viva in prodotto o servizio profittabile.
Come non è possibile la coesistenza tra nocività e un mondo libero e naturale, non è conciliabile un'opposizione interna al sistema tecnoindustriale dove tutto ciò che si pone in alternativa è già recuperato dal sistema stesso.
Riaffermare la questione ecologica non significa quindi occuparsi degli effetti ultimi ambientali, ma del significato profondo, causale, del distacco dell'uomo dalla natura. Abbiamo bisogno di una nuova ecologica visione del mondo, che sviluppi sensibilità con cui costruire una rete di contesti e reciprocità non gerarchiche, in cui possano crescere reali rapporti non mediati dalla macchina e dalle sue istituzioni, in cui è possibile autodeterminarsi come individui e riprendersi in mano la propria vita nella sua interezza.
Pensiamo sia necessario agire subito senza perdere altro tempo per cercare di inceppare l'attuale meccanismo, per cercare di fare aprire gli occhi, scuotere gli apatici, gli indifferenti e tutti, tutte coloro che si sono rassegnati allo stato di cose presenti.
L'ecologismo radicale potrà essere una reale lotta di cambiamento solo se saprà approfondire la propria radicalità, slegandosi dal dominio e da chi lo sostiene apertamente o subdolamente.
L'ecologismo radicale potrà costruire percorsi di cambiamento solo se saprà non fermarsi su cause singole estrapolate dall'insieme, ma se avrà la capacità di intrecciarsi e saper comprendere gli altri movimenti di lotta, approfondendo la critica ed estendendo il conflitto.