..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione
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sabato 29 settembre 2018
Reincantare il mondo
Rivalutare
significa riscoprire valori nuovi e nuovi atteggiamenti andando incontro,
inevitabilmente, ad una diversa visione del mondo e della società. In modo
affine, una riconcettualizzazione richiede di significare diversamente alcuni
concetti come ricchezza e povertà, rarità e abbondanza. Cambiare i valori rende
obbligatorio un conseguente adeguamento dell’intero apparato produttivo e della
gestione dei rapporti sociali, quindi una ristrutturazione completa
della società. Questo richiede, necessariamente, l’uscita dal capitalismo e
l’inquadratura delle istituzioni sociali in una logica differente. La
ristrutturazione della società deve permettere un’adeguata ridistribuzione
delle ricchezze e delle possibilità di accesso alle risorse della natura. Uno
degli strumenti strategici su cui verte questa trasformazione è la
rilocalizzazione delle attività produttive; questa renderà possibile una riterritorializzazione
dei luoghi e un più diretto contatto con i prodotti e i mercati vicini. La
rilocalizzazione si spinge fino all’invito all’autoproduzione dei beni.
Decrescita significa anche, ineluttabilmente riduzione. La riduzione dovrà
toccare diversi ambiti: energetico, tramite una riduzione dei trasporti e degli
scambi commerciali assurdi; ore lavorative, così da riassorbire la
disoccupazione e riscoprire un proprio tempo personale; produzione dei rifiuti,
quindi anche dell’obsolescenza (programmata e psicologica) dei beni. Per
quest’ultimo punto diventano allora indispensabili pratiche di riutilizzo dei
beni che giungano a soppiantare definitivamente la cultura dell’usa e getta favorendo,
al contrario, il riciclo degli oggetti, quindi il recupero di componenti da
ritrasformare in materie prime. Perché tutto questo abbia luogo bisogna
necessariamente passare attraverso una decolonizzazione dell’immaginario, un
cambiamento di mentalità che permetta, prima di tutto, di far uscire il
martello economico dalla testa per approcciarsi a nuovi valori, nuovi modi di
intendere il benessere e ad un nuovo atteggiamento verso la terra e la società.
Questa transizione, che non può che partire in modo locale e modesto, richiede
il contributo dei nostri intelletti e della nostra creatività, infatti siamo
capaci direincantare il mondo, in opposizione alla banalizzazione e al
disincanto prodotto dalla società dei consumi. Non è strettamente uno studio
economico quanto più un programma pratico e filosofico. Cosa sia la felicità e
da quale tipo di ricchezza essa dipenda è l’interrogativo basilare a cui la
nostra riflessione vuole dare una concreta risposta.