La natura è
l'insieme dell'evoluzione nella sua totalità. Proprio come l'individuo è la sua
intera biografia, non una semplice somma di dati numerici che misurano il suo
peso, la sua altezza e magari anche la sua "intelligenza". Quello che
fa veramente unici e singolari gli esseri umani nello schema ecologico delle
cose è che essi possono intervenire in natura con un grado di auto coscienza e
di flessibilità sconosciuto a tutte le altre specie. Un umanità
"illuminata" consapevole finalmente delle sue potenzialità in una
società ecologicamente armoniosa è solo una speranza, non certo una realtà
esistente. Non riuscire a vedere che il problema di attingere la nostra piena
umanità è un problema sociale che dipende da fondamentali mutamenti
istituzionali e culturali significa ridurre l'ecologia radicale a zoologia e
rendere chimerico qualsiasi tentativo di realizzare una società ecologica. Non
crediamo che si possano conseguire grandi trasformazioni sociali tramite
l'apparato statale, vale dire in un sistema parlamentare, magari sostituendo un
partito ad un altro, per quanto questo possa apparire particolarmente
illuminato. Il parlamentarismo invariabilmente mina la partecipazione popolare
alla politica. Una nuova politica dovrebbe implicare la creazione di una sfera
pubblica di base assolutamente partecipativa, a livello di città, di paese, di
villaggio, di quartiere. Il capitalismo ha certamente prodotto una distruzione
dei legami comunitari così come ha prodotto la devastazione del mondo naturale,
ci troviamo di fronte alla semplificazione delle relazioni umane e non umane,
alla loro riduzione alle più elementari forme interattive. Ma laddove esistono
ancora legami comunitari, e laddove, anche nelle più grandi città, possono
nascere interessi comuni, questi devono essere coltivati e sviluppati.
L'ecologia non è nulla se non si occupa del modo in cui le forme di vita
interagiscono tra loro per costruire comunità e per evolversi come comunità.