Testimonianza di Pasquale Valitutti
Io sottoscritto Pasquale Valitutti dichiaro
che: giunto in questura all'ufficio politico verso le ore 11 di sabato 13 dicembre,
sono rimasto due o tre ore in sala d'attesa. Spostato quindi nel salone seguente
quello dove vi è la macchina del caffè ho visto Pinelli seduto vicino ad Eliane
Vincileone.
In seguito, da informazioni datemi da Sergio
Ardau e dallo stesso Pinelli ho saputo che Pinelli era stato fermato venerdì sera
e interrogato lungamente nella stessa serata di venerdì. Nella notte di venerdì
non aveva dormito. Pinelli mi è parso seccato e stanco, ma in condizioni normali.
Mi ha parlato del suo alibi e mi è apparso sicuro. Più tardi gli è stata fatta una
sfuriata da parte di un agente, che saprei riconoscere, perché aveva gettato della
cenere per terra (numerosi i testimoni) e lui si è chinato a raccoglierla.
Più tardi, a sera inoltrata, per ordine di
Calabresi siamo stati divisi nella stanza in tavoli diversi, mentre Pinelli e Moi
sono stati fatti mettere nella stanza del caffè.
Verso le 24 sono stati fatti andare via tutti
gli altri e siamo rimasti io, l'Eliane e Lorenzo. In seguito io e Lorenzo siamo
stati portati in cella di sicurezza: non ho più visto Pinelli fino alla domenica
dopo pranzo, mi ha detto che lo avevano interrogato la notte di sabato e fatto riposare
qualche ora in camera di sicurezza nella giornata di domenica. Nel frattempo io
ero stato interrogato e mi avevano portato nel mio abbaino per una perquisizione.
Domenica pomeriggio ho parlato con Pino e con Eliane e Pino mi ha detto che facevano
difficoltà per il suo alibi, del quale si mostrava sicurissimo. Mi ha anche detto
di sentirsi perseguitato da Calabresi e che aveva paura di perdere il posto alle
ferrovie. Verso sera un funzionario si è arrabbiato perché parlavo con gli altri
e mi ha fatto mettere nella segreteria che è adiacente all'ufficio del Pagnozzi:
ho avuto occasione di cogliere alcuni brani degli ordini che Pagnozzi lasciava ai
suoi inferiori per la notte. Dai brani colti posso affermare che ha detto di riservare
al Pinelli un trattamento speciale, di non farlo dormire e di tenerlo sotto pressione
tutta la notte. Di notte il Pinelli è stato portato in un'altra stanza e la mattina
mi ha detto di essere molto stanco, che non lo avevano fatto dormire e che continuavano
a ripetergli che il suo alibi era falso. Mi è parso molto amareggiato. Siamo rimasti
tutti il giorno nella stessa stanza, quella del caffè e abbiamo potuto scambiare
solo alcune frasi, comunque molto signicative. Io gli ho detto: "Pino, perché
ce l'hanno con noi?" e lui molto amareggiato mi ha detto: "Si, ce l'hanno
con me". Sempre nella serata di lunedì gli ho chiesto se avesse firmato dei
verbali e lui mi ha detto di no. Verso le otto è stato portato via e quando ho chiesto
ad una guarda dove fosse mi ha risposto che era andato a casa. Io pensavo che stesse
per toccare a me di subire l'interrogatorio, certamente il più pesante di quelli
avvenuti fino ad allora: avevo questa precisa impressione.
Dopo un po', penso verso le 11.30, ho sentito
dei rumori sospetti come di una rissa e ho pensato che Pinelli fosse ancora lì e
che lo stessero picchiando. Dopo un po' di tempo c'è stato il cambio di guardia,
cioè la sostituzione del piantone di turno fino a mezzanotte. Poco dopo ho sentito
come delle sedie smosse ed ho visto gente che correva nel corridoio verso l'uscita,
gridando "si è gettato". Alle mie domande hanno risposto che si era gettato
il Pinelli; mi hanno anche detto che hanno cercato di trattenerlo ma non vi sono
riusciti. Calabresi mi ha detto che stavano parlando scherzosamente del Pietro Valpreda,
facendomi chiaramente capire che era nella stanza nel momento in cui Pinelli cascò.
Inoltre mi hanno detto che Pinelli era un delinquente, aveva le mani in pasta dappertutto
e sapeva molte cose degli attentati del 25 aprile. Queste cose mi sono state dette
da Panessa e Calabresi mentre altri poliziotti mi tenevano fermo su una sedia pochi
minuti dopo il fatto di Pinelli. Specifico inoltre che dalla posizione in cui mi
trovavo potevo vedere con chiarezza il pezzo di corridoio che Calabresi avrebbe
dovuto necessariamente percorrere per recarsi nello studio del dottor Allegra e
che nei minuti precedenti il fatto Calabresi non è assolutamente passato per quel
pezzo di corridoio.