"Anarchia è disordine, gerarchia è ordine
sono per i più concetti che si equivalgono. Noi però differenziamo l'ordine
naturale dall'ordine artificiale. L'attuale ordine di catene, nel quale una
infinità di gerarchie grava con l'immane peso sulla collettività, plasmandone a
suo posto, con i mezzi giganteschi che possiede, il pensiero, il sentimento, i
costumi, il carattere; opponendosi con la autorità religiosa, politica,
economica, giudiziaria, militare, scientifica, artistica allo svolgimento
libero ed integrale dell'individualità umane; l'attuale ordine ci appare ed è
realmente un tremendo disordine nell'ordine naturale. Di codesto ordine che è
quiete, che è privilegio, che è servitù, non vogliamo saperne. Via le gerarchie
che dall'alto di cento Sinai dettano leggi all'umanità intiera. Sparisca ogni
autorità, perché in condizioni normali non ha ragione d'essere. Che le volontà
individuali si manifestino liberamente nella collettività, armonizzino tra loro
per la forza stessa dei bisogni comuni, si formulino nel seno della
collettività, e da lei insieme trasmesse ai centri ed uffici esecutivi. Questo,
che noi vogliamo applicato in ogni atto del vivere civile, è il vero ordine
naturale, ed è ciò che noi, a significare negazione di governo, di autorità, di
tutela, chiamiamo anarchia ... Prima ancora che la fisiologia ci dimostrasse
l'essenza del pensiero, i fatti ci avevano insegnato essere la libertà l'atmosfera
più favorevole all'umano intelletto. E cos'è l'anarchia se non la vera libertà,
la libertà intera, completa, la quintessenza della libertà applicata non solo
agli ordinamenti politici, ma altresì ad ogni atto della vita pubblica a
privata? È tempo finalmente che gli uomini onesti prendano l'abitudine
dell'anarchia, esercitando la tolleranza ed il rispetto verso l'altrui libertà.
Sparisca dunque, il sacro orrore per l'anarchia, sinonimo di disordini, e cada
l'accusa ingiustificabile - vero qui pro quo - che noi sacrifichiamo
l'individualità umana allo Stato, perché questo - lo Stato come ente legislativo
- non vorremmo; quella che vogliamo completamente libera ed associata
anarchicamente".
Questo il
significato di anarchia secondo Giovanni "Cardias" Rossi, parole
scritte nel prologo intitolato "Sragionamenti"
de Una comune socialista (con prefazione di Andrea Costa. Tipografia
Sociale Operaia. Brescia, quarta edizione 1884). Con questi ideali nel 1890 si
imbarcò, con altri compagni, alla volta del Brasile dove fondarono la Colonia
Cecilia, la colonia durò quattro anni, attraversando varie difficoltà fino allo
scioglimento. Rossi dichiarò in seguito che l'esperimento era riuscito: avevano
vissuto in comune senza leggi, senza capi, senza governo, nella vera libertà.
Era stata un esperimento nuovo nella storia perché "vi potesse essere messa alla prova l'idea organica dell'anarchia".