..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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martedì 14 ottobre 2025

Gli anarchici e la lotta contro la galera. Motivi di una seria riflessione (parte 4)

 

Tuttavia per valutare al meglio le due possibilità bisogna che si tenga pur conto del fatto che se non si coinvolge nell’un caso e nell’altro il “mondo carcerario” – cioè i detenuti, le loro famiglie ed i loro amici – raggiungere qualsiasi obbiettivo sarà veramente fuori delle possibilità. Anche se la mobilitazione si allarga sul piano internazionale, come di già si sta concretizzando.

Non resta che valutare se le due possibilità possono viaggiare assieme, non escludersi a vicenda bensì integrarsi l’una nell’altra. Ed io credo che solo così si ha possibilità concreta di vincere la battaglia e salvare la vita al nostro compagno. Per cui:

·         agire fin da subito per tentare di coinvolgere nell’immediato i detenuti nel loro complesso, i loro familiari e amici in una campagna contro la galera in quanto ISTITUZIONE;

·         iniziare la campagna contro i disumani trattamenti nelle carceri, le sue torture ed i suoi ricatti a tutti i reclusi;

·         palesare la barzelletta del carcere come cura degli “errori fatti” e del reinserimento dei prigionieri entro un sociale che li genera quotidianamente a decine di migliaia;

·         mobilitarsi in ogni territorio ove vi sono penitenziari per sensibilizzare le persone che vi si recano a colloquio in modo tale che arrivino all’interno le notizie sulla mobilitazione ecc.

·         chiarire che l’anarchismo lotta per la distruzione della galera e del sociale che la genera, ma al contempo chiarire anche che è entro il sociale medesimo che si creano le condizioni per risolvere le brutture, le imposizioni e le prepotenze ai danni di persone ed individui che non vogliono sottostare ai voleri altrui.

Gli anarchici l’istituzione galera non la vogliono per nessuno, né per gli autori di stragi, né per i responsabili delle guerre e della miseria diffusa, né per i fautori delle più indicibili atrocità, mafiosi, politici, industriali, finanzieri ed altro che siano: con tutti loro, i conti si fanno in altro modo!

Se non siamo in grado di portare avanti il NOSTRO discorso, con i NOSTRI fondamenti, la battaglia è di già persa prima di iniziarla.

(Un precedente significativo di lotta simile è senza dubbio quella iniziata nel 1999-2000 e perdurata qualche anno contro il regime penitenziario FIES, entro i domini dello Stato spagnolo; dalla documentazione, esistente in maniera massiccia, potranno emergere le positività ma anche le carenze manifestate dal movimento nostro e della sua debolezza di fondo, frutto di una eredità ancorata a strutture organizzative superate dal corso degli eventi, ed incapace di parlare e di relazionarsi con le masse subalternizzate odierne.

In questa prospettiva viene superato anche il nodo dovuto al fatto che non si potrebbe impostare la mobilitazione direttamente contro il 41bis, in quanto ciò significherebbe allontanare dalla lotta coloro che “inorridiscono” al pensare che anche i mafiosi, “che meritano il regime carcerario” più duro per gli orrendi crimini che hanno commesso, ne beneficerebbero.

Ciò non vuole di certo significare farci le pipe in salotto con lo stupratore, col politico di turno che cercherà di fungere da mediatore, col mafioso che impone il suo ordine corroborando così quello dello “Stato assente”, ecc.

Dobbiamo tentare di porre in piedi una mobilitazione generale il cui fine è salvaguardare la vita dei nostri compagni e compagne ed al medesimo tempo fare una campagna contro la istituzione galera ed il sistema che la genera, ma in cui le modalità del nostro procedere e comportarci siamo in grado di esplicarle e gestirle in un contesto ove saranno presenti forze strumentalizzatrici di ogni tipo.