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sabato 11 ottobre 2025

Gli anarchici e la lotta contro la galera. Motivi di una seria riflessione (parte 3)

 

L’asserzione secondo cui “gli anarchici e le anarchiche” non potrebbero tenere sequestrate (“incarcerate”) delle persone perché ciò sarebbe sconfessare i presupposti dell’anarchismo, se valutata alla luce della realtà sociale effettiva ed alle condizioni in cui tali fatti si svolgono, viene a perdere la sua apoditticità, rivelandosi assolutamente relativa.

Questa che di primo acchito potrà sembrare una divagazione, mi pare invece una introduzione indispensabile per affrontare al meglio la tematica anarchismo-galera, e precisamente per significare in quale maniera e perché gli anarchici vogliono la distruzione di ogni forma di istituzione penitenziaria, non accettando che alcuno vi sia destinato.

È di estrema attualità, infatti, il dibattito e la lotta intrapresa dagli anarchici a seguito dell’applicazione del 41bis del Regolamento carcerario, e conseguente trasferimento al penitenziario di Sassari (Bancali), del compagno Alfredo Cospito, già in galera da una decina d’anni per l’azzoppamento di uno dei corresponsabili italiani dell’industria del nucleare (una delle più floride), e che dal 24 di ottobre ha iniziato lo sciopero della fame fino a lasciarsi morire, contro la stessa esistenza di quell’articolo e dell’ergastolo ostativo.

Infatti, il medesimo 41bis pone compagni e compagne di fronte a non poche problematiche di diverso ordine, che ovviamente si riflettono sulle modalità della lotta in solidarietà ad Alfredo ed ai/alle compagni/e che hanno a loro volta iniziato lo sciopero della fame per rafforzare la sua lotta.

 

GLI ANARCHICI E LA LOTTA CONTRO IL 41bis

Il regime carcerario previsto dall’articolo 41bis del Regolamento Penitenziari (R.P.) prevede tutta una serie di restrizioni che, affiancando l’isolamento in pratica totale del detenuto, mirano al suo annientamento psico-fisico, in poche parole è una tortura per altro inflitta fino al suo ultimo respiro.

Originariamente imposto per i condannati per reati di mafia, viene via via esteso ai detenuti per altri reati, tra cui primeggiano quelli per sequestro di persona e per cosiddetto terrorismo.

Ora, Alfredo Cospito è in sciopero della fame deciso a vincere la battaglia oppure a lasciarsi morire, per cui tutti siamo consapevoli della urgenza di un intervento in grado di mettere su in tempo sufficiente una forza tale da imporsi allo Stato. La vicenda che così ci si impone offre apparentemente due possibilità:

1.    personalizzare in certo qual modo la lotta contro il 41bis, cioè affrontare immediatamente la sfida lanciata dallo Stato con gli strumenti che si hanno, da soli o unitamente a quelle altre forze che si mobilitano anch’esse nell’immediato per sostenere la lotta contro il 41bis imposto già da una decina d’anni anche ad altri/e rivoluzionari/ie in galera – in altri termini puntiamo a tirare fuori nell’immediato i rivoluzionari sottoposti a tale regime carcerario di annientamento;

2.   mobilitarsi fin da subito per una campagna estesa che sia al contempo contro il carcere in generale e la detenzione speciale in particolar modo.

Nel primo caso mi pare velleitario pretendere che si raggiunga in tempi stretti una forza tale da riuscire ad imporre allo Stato di rimangiarsi le sue decisioni; e d’altro canto non si può neppure sperare che nel giro di poco tempo tutte quelle forze “progressiste” che fin dall’inizio non si sentono mobilitate perché non tenute in conto, sostengano sia pure a modo loro la lotta intrapresa.

La seconda possibilità, di primo acchito, pare richiedere più tempo, ed una strategia della mobilitazione che presenta grossi intoppi fin dall’inizio. Proprio perché si tratta anche di contrastare l’applicazione di un articolo del R.P. originato in funzione della punizione “straordinaria” di delitti di mafia, fra cui atti infami e terribili, si fa notare giustamente da diversi compagni e compagne che proprio per questo anche la parte del sociale che potrebbe solidarizzare con la nostra campagna, se ne starebbe ben lontana (non volendo appunto sostenere in alcun modo agevolazioni alla detenzione di chi si è macchiato di così bestiali crimini).

(continua)