..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

Translate

venerdì 1 febbraio 2013

Astensione per una società senza dominio

Personalmente, non credo che partecipare alla mischia elettorale sia una strada per la politica alternativa. Non per la schizzinosità delle classi medie «"la politica è sporca", oppure "tutti i politici sono corrotti"», ma perché credo che le battaglie dovrebbero essere combattute da una posizione di forza e non da una posizione di debolezza. [...] In un momento in cui l'opportunismo è tutto, quando la speranza sembra essere persa, quando tutto si riduce ad un cinico affare, dobbiamo cercare il coraggio di sognare. Per reclamare la romanticità di credere nella giustizia, nella libertà e nella dignità. Per tutti. Dobbiamo farne una causa comune, e per farlo dobbiamo capire come funziona questa grossa vecchia macchina - a favore di chi, e contro chi. Chi paga e chi ne approfitta.
Arundhati Roy, (Quanto dovremo ancora scavare?, novembre 2007)

Ci asterremo anche in occasione di queste elezioni e faremo il possibile per convincere il più gran numero di persone a fare altrettanto. Le elezioni non sono altro che un rito, ben orchestrato, per legittimare il dominio di pochi (non importa il loro colore politico) su tutti; chi vota si annulla, cessa di esistere, viene «rappresentato».
Noi anarchici aspiriamo ad una società senza dominio, dove ognuno sia padrone del proprio destino: rifiutare le elezioni è il primo, elementare atto di testimonianza di questa tensione ideale.
Qualcuno potrebbe dire: “niente di nuovo, il solito astensionismo anarchico.”
E invece no. Il nostro astensionismo non è l'obbedienza ad una «tradizione», ad un dogma: è il risultato di un continuo riesame della teoria anarchica, un processo senza soste che rende sempre attuali i principi di libertà, uguaglianza, solidarietà. La validità della scelta astensionista non la ricaviamo dai «sacri testi», ma la verifichiamo tutti i giorni. Che cos'è tangentopoli se non l'ennesima, colossale truffa dei governanti (di ogni partito) a danno dei governati? E che cos'è la «seconda repubblica» se non l'esaltazione delle spinte più autoritarie e liberticide che erano presenti nella prima?
Qualcuno, pur condividendo queste analisi, potrebbe obiettare che tra gli schieramenti che si contendono il dominio ci sono delle differenze di programma abbastanza importanti e che non possiamo rimanere insensibili di fronte all'eventualità che vinca chi vuole restringere gli spazi di libertà, realizzare una politica antipopolare, ecc. ecc. Bisognerebbe quindi, pur sapendo che sarebbe una contraddizione, votare per chi è «meno peggio».
Non ci siamo, non ci siamo proprio. Basta guardare ai balletti tra Lega e PDL, tra il PDL e UDC, tra UDC e PD senza L; tra chi oggi si schiera con una coalizione e domani passa all’altra (ce ne sono tanti di Scilipoti)... L'odiato nemico di oggi sarà il fedele alleato di domani e viceversa; i politicanti sono sempre disposti a tutto pur di accaparrarsi potere. Il trasformismo è la norma, altro che differenze tra gli schieramenti.
Nonostante i loro sforzi, il numero delle astensioni è cresciuto e crediamo crescerà ancora: è possibile dare uno sbocco alla montante sfiducia nelle istituzioni, prima che dalla sfiducia si passi all'apatia.
Proponiamo, assecondiamo (e tentiamo di costruire) degli spazi decisionali locali da contrapporre a quelli ufficiali (di quartiere, di città, di paese, ecc.) all'interno dei quali la gente possa riaccostarsi alla politica, alla gestione della «cosa pubblica» direttamente, senza mediazioni dei partiti e delle istituzioni; dove sia possibile riscoprire il piacere del confronto e della discussione «viso a viso»; togliamo allo stato il potere di organizzare la nostra vita, non aspettiamo il giorno per giorno.
Solo la presenza sul territorio di un movimento anarchico il più forte e radicato possibile garantirà dai tentativi di riassorbimento istituzionale delle esperienze autogestionarie; è quindi necessario intensificare la propaganda, moltiplicare le iniziative, darsi da fare in poche parole. Ci rendiamo conto che si tratta di un lavoro lungo e difficile, ma scorciatoie non ne esistono, potete crederci!