Nelson Mandela, la leggenda che ha sconfitto l’apartheid, è morto a 95 anni per entrare dritto nella storia. Era da tempo che non si vedeva più, che l’uomo stimato anche dai nemici non parlava nelle manifestazioni pubbliche e dagli schermi Tv. Ma per i molti che, come me, hanno festeggiato la fine del razzismo in Sud Africa e per quelli che hanno seguito la sua storia fin dal tempo dei ghetti, del massacro a Soweto nel 1976, delle lotte dell’African National Congress, l’immagine di Mandela è impossibile da cancellare. Icona di un intero popolo che ha seguito con il fiato sospeso i suoi ultimi mesi, punteggiati da quattro ricoveri in ospedale dovuti a infezioni polmonari, conseguenze della turbercolosi contratta nei lunghi anni di prigione a Robben Island.
Mandela è stato il simbolo dell’ultima lotta dell’Africa nera contro l’estremo baluardo della dominazione bianca nel continente. Un uomo cresciuto nello spietato regime dell’apartheid razzista che oppresse il Sudafrica dal 1948 al 1994; un leader che ha abbracciato e guidato la lotta armata senza mai rinnegarla, ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere e ne è uscito come un “Gandhi nero”, che con il suo messaggio di perdono e riconciliazione ha saputo trattenere il suo Paese dal precipitare in un temuto baratro di vendetta e di sangue.
Nel 1961 fondò il braccio armato dell’Anc, l’MK (Umkhonto we Sizwe, “Lancia della Nazione”), dedito ad azioni di sabotaggio, piani di guerriglia, addestramento paramilitare. Nel 1962 venne arrestato e condannato a 5 anni di carcere per attività sovversive ed espatrio illegale al rientro da una lunga missione in Africa e Europa. Nel 1964 fu condannato ai lavori forzati a vita al processo di Rivonia, dal nome della località dove l’anno prima l’intero stato maggiore dell’Anc era stato catturato in una retata della polizia. Dal banco degli imputati, Mandela pronunciò un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori. Proclamò però anche il suo ideale di società non razzista con uguali diritti per bianchi e neri. Un ideale per cui proclama di essere pronto a morire. Venne trasferito nel carcere di massima sicurezza di Robben Island, al largo di Cape Town, dove passò 18 dei suoi 27 anni di prigione.
Nel 1985 il presidente P. Botha gli offrì la libertà in cambio alla rinuncia incondizionata alla violenza. Mandela rifiutò, tuttavia iniziarono sporadici contatti con emissari del regime. Nel 1988 fu trasferito nella prigione di Victor Verster, a nord di Cape Town, dove le condizioni di detenzione migliorano. Nel 1989 Botha venne sostituito da Frederik de Klerk, che il 2 febbraio 1990 annunciò la liberazione di Mandela. L’11 febbraio una folla immensa accolse il leader, che si presentò al mondo con un discorso che resterà nella storia, offrendo perdono e riconciliazione all’impaurita minoranza bianca. Mandela fu eletto presidente dell’Anc, iniziò un difficile periodo di negoziato col governo di de Klerk, che proseguì per quattro anni. Tentativi eversivi di gruppi di estrema destra, sanguinose violenze tribali minacciarono la strategia di riconciliazione di Madiba, come ormai tutti chiamavano Mandela (titolo onorifico del suo clan). Nel 1993 ricevertte il Nobel per la Pace insieme a De Klerk e nel novembre 2009, l’Onu proclamerò il 18 luglio “Mandela Day”. Il 27 aprile 1994, alla fine, si vota. L’Anc vince col 62% le prime elezioni multirazziali nella storia del Paese, Mandela è il primo presidente nero del Sudafrica. De Klerk è vicepresidente. Al termine del mandato rifiuta di candidarsi di nuovo. Dopo il 1999 l’anziano leader continua per qualche anno a spendere le sue energie e il suo nome per numerose cause umanitarie.
Di seguito il celebre discorso pronunciato a Pretoria il 10 maggio 1994, quando dopo 27 anni di prigionia, l'elezione di Mandela segna la fine dell'apartheid.
«Oggi, tutti noi, con la nostra presenza qui e con le celebrazioni in altre parti del nostro paese e del mondo, conferiamo gloria alla neonata speranza di libertà. Siamo appena usciti dall'esperienza di una catastrofe straordinaria dell'uomo sull'uomo durata troppo a lungo, oggi qui deve nascere una società a cui tutta l'umanità guarderà e questo ci renderà orgogliosi.
I nostri atti quotidiani devono produrre una realtà del Sud Africa capace di rafforzare la nostra umanità, la fede nella giustizia, di rafforzare la nostra fiducia nella nobiltà dell'animo umano e sostenere tutte le nostre speranze per una vita gloriosa per tutti.
Tutto questo lo dobbiamo a noi stessi ma anche per i popoli del mondo che sono così ben rappresentati qui oggi. Per i miei connazionali, non ho esitazione a dire che ognuno di noi è intimamente legato al suolo di questo bellissimo paese come lo sono gli alberi di jacaranda di Pretoria e le mimose del Bushveld.
Ogni volta che uno di noi tocca il suolo di questa terra sentiamo un senso di rinnovamento personale. L'umore cambia cambia una nazione come il clima cambia le stagioni.
Siamo mossi da un senso di gioia e di euforia quando l'erba diventa verde e il fiore fiorisce.
Tale unità spirituale e fisica che tutti noi condividiamo con questa patria comune, spiega la profondità del dolore che tutti noi abbiamo sentito nei nostri cuori quando ci siamo visti strappare il nostro paese a causa di un conflitto terribile, che, come abbiamo visto, ci ha causato diprezzo, messo fuori legge e isolato dai popoli del mondo, proprio perché il Sud Africa era diventata la base universale della perniciosa ideologia e la pratica del razzismo e di oppressione razziale.
Noi, il popolo del Sud Africa, oggi siamo soddisfatti che l'umanità ci ha riportato indietro, nel suo seno, che noi, che eranamo fuorilegge sino a non molto tempo fa, oggi abbiamo avuto il raro privilegio di essere ospiti per le nazioni del mondo qui sul nostro suolo.
Ringraziamo tutti i nostri illustri ospiti internazionali per essere venuti a prendere possesso, con la gente del nostro paese, di ciò che è, dopo tutto, una vittoria comune per la giustizia, la pace, la dignità umana.
Siamo certi che continuerete a stare da noi, come noi ad affrontare le sfide della costruzione della pace, prosperità, combattendo il sessismo, il razzismo e la non-democrazia.
Apprezziamo profondamente il ruolo che il nostro popolo e i politici democratici, religiosi, donne, giovani, imprese, capi tradizionali e tuttii hanno svolto perarrivare a questa conclusione. Non ultimo tra questi è il mio secondo vice Presidente, l'Onorevole FW de Klerk.
Vorremmo anche rendere omaggio alle nostre forze di sicurezza, iper il ruolo importante che hanno svolto nel garantire le nostre prime elezioni democratiche e la transizione verso la democrazia, mettendole al riparo da forze ancora assetate di sangue che ancora non si rassegnano.
Il tempo per la guarigione delle ferite è venuto. Il momento di colmare gli abissi che ci dividono è venuto. Il tempo di costruire è su di noi, è il nostro tempo, la nostra ora.
Abbiamo, finalmente, raggiunto la nostra emancipazione politica. Ci impegniamo a liberare tutto il nostro popolo dalla schiavitù continua della povertà, della privazione, della sofferenza, della discriminazione di genere e altro.
Siamo riusciti a compiere i nostri ultimi passi verso la libertà in condizioni di relativa pace. Ci impegniamo per la costruzione di una pace intera, giusta e duratura.
Abbiamo trionfato nel tentativo di impiantare dei semi di speranza nel cuore di milioni di nostri cittadini. Oggi entriamo nel patto che noi costruiremo una società in cui tutti i sudafricani, bianchi e neri, saranno in grado di camminare a testa alta, senza alcun timore nei loro cuori, certi del loro inalienabile diritto alla dignità umana - una nazione arcobaleno in pace con se stessa e il mondo.
Come segno del suo impegno per il rinnovamento del nostro paese, il nuovo governo provvisorio di unità nazionale saprà, in via d'urgenza, affrontare la questione della amnistia per la nostra gente che attualmente sta scontando pene detentive.
Dedichiamo questa giornata a tutti gli eroi e le eroine di questo paese, per aver sacrificato la loro vita in molti modi perchè potessimo tornare ad essere liberi, e al resto del mondo che ci ha accompagnato in questo cammino.
I loro sogni sono diventati realtà. La libertà è la loro ricompensa.
L'abbiamo capito ora che non vi è nessuna strada facile per la libertà.
Lo sappiamo bene che nessuno di noi da solo può farcela e avere successo.
Dobbiamo quindi agire insieme come un popolo unito, per la riconciliazione nazionale, per la costruzione della nazione, per la nascita di un nuovo mondo.
Fa che ci sia giustizia per tutti.
Ci sia pace per tutti.
Che ci sia di lavoro, pane, acqua e sale per tutti.
Lasciate ogni sapere saputo e sappiate che ogni corpo, ogni mente e ogni anima sono stati liberati per soddisfare se stessi e per la felicità di ciascuno.
Mai, mai, mai e di nuovo sin questa bellissima terra conosceremo di nuovo l'esperienza dell'oppressione di uno sull'altro, mai più dovremo subire l'umiliazione di essere la puzzola del mondo.
Lasciate che il regno di libertà.
Il sole non sia mai fissato su un risultato così glorioso e umano!
Dio ci benedica e benedica la nostra terra.»
“Ho combattuto con grande forza contro la dominazione dei bianchi.
Ho combattuto con grande forza contro la dominazione dei neri.
Ho nel cuore l’idea di un nuovo Sud Africa nel quale tutti i sudafricani sono uguali”
Nelson Mandela
Hamba kahle, Enkosi Madiba!