L’esercizio di tale libertà è oggi snaturato in modo particolare dai progressi tecnici della manipolazione di massa, della pubblicità, della propaganda, della comunicazione, dell’informazione, della spettacolarizzazione del vissuto, che mirano ad assettare al potere del denaro e al denaro del potere una coscienza svilita dalla paura e un pensiero votato all’indigenza e all’autocensura. Può essere restaurato soltanto dalla lotta per una società più umana.
Nato dal libero scambio e dalla libera circolazione dei beni e delle persone, la libertà d’espressione è oggi minacciata dallo stesso spirito mercantile che aveva presieduto alla sua nascita. Ciò che ieri l’apriva, oggi, a mano a mano che il cerchio del profitto asserraglia il mondo la chiude.
La lotta contro la tirannia, punto di forza della libertà di parola e di pensiero, è un’illusione se il cittadino non impara a individuare e a distinguere, nelle informazioni che ogni giorno gli bombardano occhi e orecchie, a quali intrighi d’interessi obbediscono o, quantomeno, come sono ordinate, governate, deformate.
Non possiamo ignorare che, seppure riversate alla rinfusa, esse ci vengono ammannite in un imballaggio mediatico. Occorre toglierle dall’involucro, vagliarle così come si scartano e si esaminano quei prodotti di consumo che a volte sono stati, che sono spesso e diventeranno rapidamente spazzatura. Infatti, una una volta effettuata la scelta, non c’è cosa sia che susciti attrazione, disgusto o indifferenza che non possa essere convertita, riciclata, trasformata per servire al benessere individuale e collettivo.
La libertà illimitata d’espressione non è un dato di fatto ma una continua conquista, che l’obbligo dell’obbedienza non ha molto favorito fino a oggi. Non esiste un uso buono o cattivo della libertà d’espressione, esiste soltanto un uso insufficiente di essa.