Tratto da Umanità Nova 2 ottobre 1971
di Vincenzo Nardella
Il nuovo risvolto del così detto «caso Pinelli», ha avuto l’approvazione quasi incondizionata di larghi ceti della popolazione italiana. Grosso modo era proprio questo lo scopo al quale tendeva, con nuova mossa giudiziaria certa parte di magistratura.
Gli antefatti sono noti, ma vale la pena di rielencarli.
Il 27 dicembre 1969, Umanità Nova smentiva la versione ufficiale che voleva far credere al suicidio di Pinelli.
Nè polizia, nè magistratura, si sono mai sognati di rispondere ad Umanità Nova.
Il 31 gennaio 1970, Lotta Continua pubblicava la sua prima vignetta con Calabresi in versione di assassino. Dovevano passare otto mesi prima che Calabresi — visto di volta in volta come uccisore di vecchietti nei tram, di allenatore di paracadutisti da lanciare dalle finestre, di precoce assassino di bambole nella sua lontana infanzia, — si rendesse conto che l’unica strada che la legge borghese gli offrisse per rispondere agli attacchi dei periodici di sinistra, era purtroppo ricorrere all’aiuto della giustizia borghese. Anche se ne avesse avuto l’autorizzazione, erano infatti diventati decisamente troppi i compagni che avevano acquisito il diritto ad essere suicidati come Pinelli.
Il 29 febbraio 1970 nell’’aula della corte di assise di Milano nella quale si sta celebrando il processo contro il compagno di sinistra Pier Giorgio Bellocchio, viene cantata la «Ballata di Pinelli». La polizia servendosi dei suoi archivi politici, identifica e denuncia ventisette compagni. Il processo si svolge per direttissima e la magistratura si vede costretta ad assolvere gli accusati dichiarando implicitamente, nella sua sentenza, che era permesso e perfettamente legale dare dell’assassino a Calabresi, e ciò per evitare che in una causa contro i 27 compagni il Calabresi fosse costretto a salire sul banco degli accusati e correre il rischio di venire ufficialmente riconosciuto, anche da un tribunale borghese, come lo assassino di Pinelli.
Il 4 aprile 1970, L’Avanti avanza l’ipotesi che Pinelli sia stato ucciso da un colpo di karatè. Negli ambienti della magistratura, della polizia, e dei vari ministeri interessati, regna il silenzio più assoluto, silenzio che fino ad ora non ha mai subito una sola pausa.
Il 7 giugno 1971, la prima sezione penale della corte di appello di Milano, accetta la ricusazione del giudice Biotti richiesta dalla difesa di Calabresi. La ricusazione ottiene un unico scopo: evitare la riesumazione della salma di Giuseppe Pinelli ed affossare così ogni tentativo di procedimento contro Calabresi.
Il 24 giugno 1971, Licia Pinelli presenta denuncia contro tutti i poliziotti milanesi presenti nella famosa stanza al quarto piano della questura milanese nella nottedal 15 al 16 dicembre. La denuncia è per « assassinio volontario».
Il procuratore generale della repubblica di Milano, Bianchi d’Espinosa, infrangendo una prassi che risale ai tempi umbertini, riceve di persona Licia Pinelli e la stampa borghese può lanciarsi nelle descrizioni sdolcinate del «buon giudice» il quale ascolta la sconsolata vedova. Sembra di assistere alle udienze che il vescovo di Roma o Saragat concedono ai terremotati della Valle del Belice promettendo loro dei miracoli che nessuno si è mai sognato di programmare.
Ai primi di agosto Bianchi d’Espinosa va in ferie, ed il 24 agosto la procura generale della repubblica di Milano, notifica a Calabresi la possibilità che contro di lui venga elevata l’accusa di omicidio colposo. In parole povere a Calabresi si fa colpa di aver permesso che Pinelli si suicidasse. Del pericolo che anche Allegra venga incriminato, è meglio non parlarne. Allegra infatti, corre il rischio di venir incriminato per aver fermato illegalmente Pinelli.
Si è mai visto in Italia un poliziotto che ferma illegalmente qualcuno?
I carabinieri di Bergamo che avevano fermato illegalmente, e massacrato di botte non una, ma una ventina di persone, non hanno perso un solo giorno di stipendio.
Allegra che è accusato di aver fermato illegalmente una persona sola, se dovesse venir riconosciuto colpevole, verrebbe certamente insignito di qualche onorificenza repubblicana.
Negli ultimi giorni si è saputo anche, che la procura generale della repubblica di Milano avrebbe intenzione di riesumare la salma di Pinelli.
Le notizie al riguardo sono molto incerte.
Ai primi di agosto si trovava in ferie il procuratore generale, adesso è in ferie il suo sostituto, e prima che tutti abbiano goduto del loro meritato riposo, passerà ancora del tempo.
Sembra in ogni caso che la riesumazione si farà, ed è altrettanto dato per scorato che a tale riesumazione potranno partecipare i periti di parte.
Tutto infatti è stato programmato in maniera perfetta. La stampa borghese deve essere messa nelle condizioni di poter strombazzare che anche le formalità sono state questa volta rispettate in tutto.
C’è una piccola cosa che in tutto questo affare non torna.
Quando il magistrato Caizzi decise di far eseguire 1′esame peritale della salma di Pinelli, egli
disse ai periti che era interessato a sapere unicamente «se le ferite riportate da Pinelli – nel famoso volo dalla finestra del quarto piani della questura milanese – potevano essere attribuite anche a suicidio».
disse ai periti che era interessato a sapere unicamente «se le ferite riportate da Pinelli – nel famoso volo dalla finestra del quarto piani della questura milanese – potevano essere attribuite anche a suicidio».
Bianchi d’Espinosa, quando si è trovata la scomoda denuncia di Licia Pinelli fra le mani, poteva prendere tale denuncia e gettarla nel cestino della carta straccia.
Un tale eventuale modo di agire non rientrava nei suoi doveri ma rientrava però nei suoi diritti.
Cestinando la denuncia di Licia Pinelli, Bianchi d’Espinosa si sarebbe però tirato addosso, immediatamente, gli attacchi di tutta la stampa della sinistra extra parlamentare italiana, e gli attacchi anche di certa stampa che ogni tanto scopre di trovarsi quasi a sinistra.
Cestinare la denuncia presentata da Licia Pinelli, sarebbe stato il peggior modo per difendere Calabresi, Guida Allegra, e tutto il sistema che a tali esseri permette di prosperare allegramente, e di fare anche carriera.
Cestinare la denuncia presentata da Licia Pinelli, sarebbe equivalso a dichiarare in modo sfacciato che certi assassini non si toccano, in nessun modo.
Non c’è nulla che insegni che il sistema debba, necessariamente, essere sfacciato.
Bianchi d’Espinosa ha ritenuto più utile, più proficuo, più saggio, rispolverare la prassi già seguita da Caizzi, ed ora si è messo a scoprire gli stessi testimoni già scoperti da Amati. Poliziotti di ogni grado e estrazione, stanno facendo la coda negli uffici della procura generale di Milano per descrivere le varie fasi di mania suicida alla quale Pinelli andò improvvisamente soggetto.
Fra qualche mese, quando il quadro si sarà avvicinato di molto a quello magistralmente descritto da Amati nella sua sentenza di archiviazione, verrà finalmente riesumato il corpo di Pinelli, ed ai periti verrà chiesto di specificare se le ferite riportate da Pinelli possono essere state causate anche da caduta per suicidio.
Dopo di che, con soddisfazione di tutti, il caso Pinelli verrà definitivamente affossato.
Il tribunale che dovrà decidere nel processo Calabresi-Lotta Continua non permetterà più nessun’altra riesumazione.
Una terza perizia infatti, dopo l’illuminata sentenza della procura generale della repubblica, andrebbe contro ogni buon senso.
Tutti avrebbero il dovere di ritenersi soddisfatti.
Bisogna dare atto alla Procura generale della repubblica di Milano di non aver atteso che giornali ed agenzie di informazione scioperassero per rendere di pubblico dominio le decisioni tanto coraggiosamente prese. A tali meschini sotterfugi erano ricorsi Amati e Caizzi, non vi ha fatto ricorso Bianchi d’Espinosa.
Di una cosa però si stanno tutti lentamente e volutamente dimenticando.
La denuncia che Licia Pinelli ha consegnato nelle mani di Bianchi d’Espinosa, è di assassinio volontario e non di assassinio colposo.
Come dobbiamo dirlo?
In quali forme dobbiamo spiegarlo?
In faccia a chi dobbiamo urlarlo?
Giuseppe Pinelli è stato assassinato.