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domenica 8 maggio 2016

L'invenzione della razza umana

La razza umana è una sola, i popoli che la compongono sono tantissimi. Questa diversità va salvaguardata in un quadro generale di fraternità e relazioni improntate alla solidarietà e al mutuo appoggio. Le lingue, le culture, le esperienze dei popoli sono la forza vitale che fa ricco l’uomo e l’umanità tutta, uniformarle sarebbe un delitto mostruoso. La storia umana ci insegna oltretutto che sin dall’epoca quaternaria quando i primi ominidi progenitori nostri sono andati via dall’Africa per colonizzare il mondo intero, continuando poi con l’Homo erectus e con l’Homo sapiens, nativi sempre in territorio africano, i popoli non sono mai stati fermi ma si sono sempre messi in movimento, o perché costretti da avvenimenti climatici e fenomeni collegati alle politiche di dominio degli stati (guerre, persecuzioni), o perché costretti dal fabbisogno alimentare e di terra, o per semplice attitudine al cambiamento. I popoli di oggi, fatte pochissime realtà in territori come le foreste amazzoniche o aree similari dell’Africa e dell’Asia, sono il prodotto finale di innumerevoli contaminazioni linguistiche, culturali e fisiche, e questo fenomeno non è mai cessato, come mostrano gli attuali flussi migratori dal Sud del mondo verso i paesi ricchi occidentali. Ogni contaminazione arricchisce e fa fiorire esperienze e realtà sempre nuove e sempre diverse.. Ma la diversità non giustifica affatto l’esistenza delle frontiere.
Le frontiere sono un’invenzione delle istituzioni autoritarie che governano i popoli. I confini naturali dovrebbero sostituirle: laghi, fiumi, catene montuose, mari, ognuno dovrebbe essere libero di varcarli e di raggiungere le terre che stanno dall’altra parte. Nel futuro utopico a cui tendiamo la libertà di movimento e di circolazione sarà garantita a chiunque, addirittura auspicata, poiché solo la conoscenza, l’incontro, l’esperienza in comune porta alla morte delle differenze reciproche, all’apertura verso l’altro, allo scambio e alla contaminazione, tutti fattori che fanno crescere più sano e robusto l’albero umano.
Si è vero, questa diversità può provocare contrasti insanabili, ma è un rischio che bisogna correre. Meglio far fronte ad eventuali contrasti che accettare divisioni a tavolino. Non si costruirà del resto un mondo nuovo dall'oggi al domani, sarà il frutto di sperimentazioni e sperimentazioni, di tentativi su tentativi, di errori anche, e guai se non lo fosse. Dagli esperimenti e dagli errori si impara a migliorare e migliorarsi. Eliminando uno degli elementi della discordia (il patriottismo, ma abbiamo visto che ne esistono molti altri, la proprietà privata in primo luogo) sostituito con l'amore del proprio territorio vissuto come rispetto per la terra (a partire da quella in cui viviamo), si toglierà di mezzo la causa dei contrasti insanabili che insanguinano l'umanità.
E poi, lasciatemelo dire, che cosa dovrebbe contrariare un contadino siciliano rispetto ad uno cinese? Per quale motivo dovrebbero odiarsi, combattersi? Per quale più alto valore, rispetto a quello dato dalla tranquilla e libera vita di campagna assieme ai propri cari, dovrebbero scegliere di lasciare affetti e attività per scannarsi a vicenda? Tutte le volte che questo è accaduto è stato per l'odio trasmesso loro dagli Stati, inculcato dalle religioni, imposto dai ricatti dei padroni e dei ricchi borghesi. Non fosse stato così, ognuno avrebbe vissuto la propria vita, avrebbe pensato all'altro come ad un essere simile; e se mai si fossero incontrati, la lingua differente non avrebbe rappresentato elemento di incomprensione insormontabile, ma fattore di curiosità e di avvicinamento. Con una zappa in mano e davanti ad un pezzo di terra, entrambi si sarebbero compresi benissimo.