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giovedì 4 aprile 2019

La società maschiocentrica


In una civiltà che svaluta la natura, la donna diventa l'immagine della natura, la più debole e la più piccola, e le differenze fra i sessi imposte dalla natura diventano, in una società dominata dai maschi,le più umilianti che possano esistere... uno stimolo chiave all'aggressione.
Ciò nondimeno, la donna ossessiona questa civiltà maschile con un potere che non è solo arcaico e atavico: ogni società maschiocentrica deve continuamente esorcizzare gli antichi poteri della donna, che risiedono nella sua capacità di riprodurre la specie, di allevare la prole, di fornire un rifugio amoroso dal mondo ostile, cioè in realtà di svolgere quei compiti - coltivazione del cibo, ceramica, tessitura, per citare le più sicure invenzioni tecniche femminili - che rendono possibile quel mondo, per quanto in termini assai differenti da quelli formulati dal maschio.
Ancor prima che l'uomo intraprenda la conquiste dell'uomo, ovvero il dominio di una classe sull'altra, la morale patriarcale gli impone di affermare la sua conquista della donna. Il soggiogamento della natura femminile e la sua assimilazione nel complesso della morale patriarcale costituiscono il primo atto di dominio e un processo che porterà, nell'immaginario maschile, all'idea di sottomissione della natura. Non è forse casuale che i termini natura e terra abbiano conservato il genere femminile fino ai giorni nostri. Quello che può sembrarci un atavismo linguistico, riflesso di una epoca trapassata, in cui la vita sociale era matricentrica e la natura ne era la dimora domestica, potrebbe anche essere una persistente sottile espressione della continua violenza dell'uomo sulla donna come natura e sulla natura come donna.