La proclamazione
della Comune fu splendida. Non era la festa del potere, ma la cerimonia del sacrificio:
si sentiva che gli eletti erano votati alla morte. Il pomeriggio del 28 marzo, sotto
un sole magnifico che ricordava l'alba del 18, il 7 germinale, anno 79 della repubblica,
il popolo di Parigi che il 26 aveva eletto la propria Comune, inaugurò la sua entrata
nel palazzo di città.
Un oceano umano sotto
le armi, le baionette ritte e spesse come le spighe di un campo; lo squillare delle
trombe e i tamburi che rullavano sordamente, battuti dai due inimitabili tamburini
di Montmartre, quegli stessi che nella notte in cui entrarono i Prussiani svegliarono
Parigi: le bacchette spettrali e i loro pugni di acciaio evocavano suoni strani.
Ma questa volta le campane erano mute: il rombar pesante dei cannoni, ad intervalli
regolari, salutava la rivoluzione. E le baionette si abbassavano davanti alle bandiere
rosse, che a gruppi circondavano la statua della Repubblica. In alto un gran vessillo
rosso. I battaglioni di Montmartre, Belleville, La Chapelle hanno le loro bandiere
sormontate dal berretto frigio: si direbbero le reclute del 93. Negli squadroni,
soldati di ogni arme, rimasti in Parigi: fanteria, marina, artiglieria, zuavi. Le
baionette sempre più fitte occupano anche le vie laterali; la piazza è piena: sembra
un campo di grano. Tutta Parigi è in piedi: il cannone a intervalli tuona. In una
tribuna sta il comitato centrale: davanti i membri della Comune, tutti con la sciarpa
rossa. Poche parole fra un colpo e l'altro dell'artiglieria. – Il Comitato dichiara
scaduto il proprio mandato, e rimette il potere alla Comune. Si fa l'appello degli
eletti. Un urlo immenso si eleva: «Viva la Comune». – I tamburi battono a battaglia,
i cannoni rompono i raggi del sole.– In nome del Popolo – dice Ranvier – la Comune
è proclamata! Viva la Comune!
Tutte le musiche
suonano la Marsigliese e il Canto della partenza. Un uragano di voci ne ripete il
ritornello. Tanti vecchi abbassano la testa verso terra: si direbbe che ascoltino
la voce dei martiri della libertà. L'unico potere che avrebbe potuto far qualcosa
era la Comune, composta d'uomini d''intelligenza, di coraggio, di onestà a tutta
prova, i quali tutti avevano dato incontestabili prove di devozione e di energia.
Il potere invece li annientò, non lasciando loro che un'indomabile volontà per il
sacrificio: seppero morire eroicamente. Ma il potere è maledetto, e per questo io
sono anarchica.
La sera stessa del
28 marzo, la Comune tenne la sua prima seduta, inaugurata con atto degno della grandezza
di quel giorno: fu deciso infatti, per evitare questioni personali, nell'ora in
cui gli individui dovevano entrare nella massa rivoluzionaria, che i manifesti non
avrebbero portato altra firma che questa: La Comune.
Fin da questa prima
seduta, alcuni non vollero compromettersi oltre, e dettero le loro immediate dimissioni.
E siccome queste dimissioni obbligavano a delle elezioni complementari, così Versailles
poté mettere a profitto il tempo che Parigi perdeva intorno alle urne. Ecco la dichiarazione
fatta alla prima seduta della Comune:
“Cittadini, La nostra
Comune è costituita: il voto del 26 marzo
sanziona la Repubblica
vittoriosa. Un potere vigliaccamente oppressore vi aveva preso alla gola, voi dovevate
nella nostra legittima difesa respingere questo governo che voleva disonorarvi,
imponendovi un re. Oggi i delinquenti, che voi non avete voluto neppure perseguitare,
abusano della vostra magnanimità per organizzare alle porte della città un focolare
di cospirazione monarchica; invocano la guerra civile, mettendo in opera tutte le
corruzioni, accettando tutte le complicità, osando mendicare persino l'appoggio
dello straniero. Noi ci appelliamo, contro questi raggiri, al giudizio della Francia
e del mondo.
Cittadini, voi ci
avete dato degli statuti che sfidano tutti i tentativi. Voi siete padroni del vostro
destino; e forte del vostro appoggio, la rappresentanza che avete eletta riparerà
ai disastri causati dal potere caduto. L'industria compromessa, il lavoro sospeso,
i trattati di commercio paralizzati stanno ora per ricevere nuovo vigoroso impulso.
Fin da oggi è stabilita l'attesa deliberazione sugli affitti, domani avrete quella
sulle scadenze. Tutti i servizi pubblici ristabiliti e semplificati. La guardia
nazionale, ormai unica forza armata a difesa della città, sarà organizzata. senza
indugio. Questi saranno i nostri primi atti. Gli eletti dal popolo altro non domandano,
per il trionfo della Repubblica, che di essere sostenuti dalla vostra fiducia. Quanto
ad essi, faranno il loro dovere”.
Tratto da La Comune di Parigi, di Louise
Michel