È il 7 marzo
1968, e mentre in Parlamento si discute della riforma delle pensioni, migliaia
di lavoratori e studenti scendono in piazza in tutta Italia per protestare
contro la riforma, in uno sciopero sindacale che di fatto paralizza tutta la
nazione.
A Torino gli
studenti delle università in agitazione si ritrovano alle 14 in un'assemblea al
Politecnico, per poi partire in corteo. Dopo circa due ore davanti al
Politecnico ci sono già più di cinquemila persone, studenti universitari di
tutte le facoltà, studenti medi, ma anche lavoratori che hanno aderito allo
sciopero sindacale.
Piove, ma il
corteo finalmente parte, le prime file sono composte completamente da
studentesse universitarie: una volta raggiunto Corso Vittorio, e la struttura
carceraria Le Nuove, i manifestanti si siedono a terra, e richiedono a gran
voce la liberazione di Avanzini, studente arrestato alcuni giorni prima per
l'occupazione dell'università.
Il corteo
prosegue poi per tutto il centro della città, fino a raggiungere Piazza
Castello: gli studenti hanno intenzione di riprendere l'occupazione della sede
universitaria di Palazzo Campana. Migliaia di persone superano correndo i mezzi
delle forze dell'ordine e si dirigono verso Via Principe Amedeo.
Qui scoppiano i
primi scontri, i carabinieri a presidio della facoltà caricano gli studenti,
che rispondono con un fitto lancio di uova, monete, bottigliette, e che poi
fanno un rapido dietro front, per concentrarsi nuovamente in Piazza Castello.
Il corteo si
dirige verso la sede della testata giornalistica La Stampa in via Roma, per
occuparla, ma continuano violentissime le cariche di carabinieri e polizia,
decisi a disperdere il corteo: proseguono gli
La situazione in
centro città si normalizzerà solo a serata inoltrata, quando tra le forze
dell'ordine si cominceranno a contare i feriti: sedici tra le file della polizia,
tra cui due vicequestori, e otto tra i carabinieri.