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Louise Michel
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Ogni anno, in occasione della
giornata internazionale dei diritti delle donne, i media si ricordano delle
disparità che continuano ad esistere in mezzo a noi, uomini e donne, sia nel
lavoro e salari, sia nella vita familiare e sociale; niente di veramente
originale insomma! E non dimentichiamo le violenze verbali e fisiche che
sopportano e pensiamo a tutte quelle donne di tutto il mondo che hanno poco o
nessun diritto. Di questa disparità se ne deve parlare sempre, tutti i giorni,
e dobbiamo parlare anche di come le donne, spesso sconosciute, hanno segnato la
storia di tutta l’umanità, come soprattutto, le donne della Comune di Parigi, cui
dobbiamo così tanto!
Molte sono diventate
famose, come Louise Michel, Elisabeth Dmitrieff o Nathalie Lemel, ma migliaia
rimangono sconosciute. La maggior parte di loro erano donne operaie, e alcune,
convinte da concetti femministi e socialisti, provenivano da ambienti
benestanti. Tutte erano ammirevoli per il loro valore, ardore e abnegazione.
Il ruolo delle donne,
nella Comune di Parigi, è stato importante, anzi determinante, lo hanno
dimostrato il 18 marzo 1871, il primo giorno della Comune; furono loro che
invocarono l'insurrezione. Louise Michel e molte parigine impedirono alle
truppe inviate dal governo di recuperare i cannoni di Montmartre e convinsero i
soldati a fraternizzare con gli insorti.
Il 9 aprile 1871, sotto
la guida di un’operaia rilegatrice, Nathalie Lemel, e di un’insegnante,
l’aristocratica russa Elisabeth Dmitrieff, nacque l’«Unione delle donne per
la difesa di Parigi e le cure ai feriti», la prima associazione organizzata
dalle donne.
Il Comitato centrale
dell'Unione delle donne, che comprendeva, oltre alle due attiviste, Marceline
Leloup (sarta), Blanche Lefevre (lavandaia), Aline Jacquier (cucitrice),
Theresa Collin (calzolaia) Aglaë Jarry (rilegatrice), pubblicò manifesti e
organizzò incontri pubblici nei distretti e nei quartieri della capitale. Il 12
aprile, il primo appello alle donne venne affisso sui muri di Parigi, e diceva
in sintesi: «I nostri nemici sono i privilegiati del presente ordine sociale,
tutti coloro che hanno sempre vissuto coi nostri sudori, che si sono ingrassati
con la nostra miseria ... L'ora decisiva è arrivata ... Che ce ne facciamo del
vecchio mondo! Vogliamo essere libere! ... »
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Elisabeth
Dmitrieff
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Il Comitato gestiva
cucine e ambulanze, riceveva denaro e donazioni in natura per feriti, vedove e
orfani. Pur perseguendo queste azioni di aiuto reciproco e di solidarietà, non
dimenticò il lavoro di rivendicazione, l'istruzione e la lotta.
L’Unione delle donne istituì
un programma rivoluzionario. Roclamava la parità dei salari, l’organizzazione
dei laboratori autogestiti, scuole professionali e orfanotrofi laici, corsi
serali per le adulte, asili nido e assistenza alle ragazze madri affinché non
affondassero nella prostituzione; riconoscimento dell’unione libera e di una
pensione corrisposta alle vedove di guardie nazionali uccise negli scontri,
sposate o no, e per i loro figli legittimi o illegittimi; ottenne la chiusura delle
case di tolleranza e la soppressione della prostituzione considerata come «una
forma di sfruttamento commerciale di creature umane da parte di altre creature
umane»; rifiutò il divieto di stampa dei giornali di destra sostenendo "la
libertà senza limiti"; ottenne il voto per le donne e per gli stranieri e,
infine, si applicò, ben prima della legge che in Francia venne emanata nel
1905, il principio della separazione tra Stato e Chiesa nelle scuole, ospedali,
carceri, eliminando le religiose da quegli istituti e sostituendole con madri di
famiglie "che", dicevano, "fanno meglio il loro dovere",. Quest'ultima decisione è importante perché segna, in generale,
l'importantissima tendenza anticlericale delle donne della Comune.
Le idee che le animavano
sono quelle della Rivoluzione sociale e dell'autentico socialismo e non quella
della purissima acqua di rose che conosciamo oggi! Quelle donne acclamavano la «Repubblica
universale», «l'abolizione di tutti i privilegi, di tutti gli sfruttamenti»,
«sostituzione del regno di lavoro a quello del capitale» e ricordavano che
«ogni disuguaglianza e tutto l'antagonismo tra i sessi, sono la base del potere
delle classi dirigenti».
Le donne della Comune
oltre ad essere innovative, organizzatrici, erano anche coraggiose combattenti.
Alcune di loro affrontarono il pericolo e la morte come quelle che lavoravano
per i rifornimenti alle guardie nazionali o addette alle ambulanze; altre,
armate di fucile, presero il loro posto nelle barricare, sparavano agli
assalitori e combattevano fino all'ultimo e, nello stesso momento,
incoraggiavano i loro compagni più deboli.
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Immagine tratta
dal film La Commune Paris 1871 di Peter Watkins
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La repressione
versagliese, che seguì contro di loro, fu terribile. Quando venivano trovate
con le armi in mano, venivano fucilate sul posto. Le prigioniere, in attesa di
un finto processo, furono mandate al sinistro campo di Satory sotto i fischi,
gli insulti, i colpi dell’idiota folla borghese di Versailles. Come Louise
Michel, si confrontarono con i loro giudici con tanto coraggio e dignità,
sostenendo le loro azioni e vennero condannate alla deportazione in Nuova
Caledonia. Viaggiarono per centoventi giorni su vecchie fregate, in condizioni
abominevoli e in gabbia come animali.
Molto più che i
Comunardi, furono calunniate, insudiciate, umiliate, trattate da puttane o
incendiarie dai vincitori e dalle loro mogli.
Durante gli anni
trascorsi in prigione, continuarono a ribellarsi e a difendere con energia e
orgoglio i loro diritti di detenute politiche.
Fu attraverso il coraggio
e la straordinaria dedizione di una giovane paramedica, una certa Louise, (da
non confondersi con Louise Michel) uccisa mentre soccorreva i feriti e incontrata
domenica 28 maggio sulla barricata di rue Fontaine-au-Roi, che Jean-Baptiste
Clément, dedicandole la sua famosa canzone Le Temps des Cerises
(Il Tempo delle ciliegie), rese omaggio alle donne eroiche della Comune del
1871, la maggior parte semplici lavoratrici che pagarono a caro prezzo la loro
lotta per la libertà, l’uguaglianza e la fraternità.
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Immagine tratta
dal film La Commune Paris 1871 di Peter Watkins
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