L’anarchia si qualifica
e si distingue per il metodo d’azione autodecisionale e per il principio di gestione
senza autorità costituita dall’alto che impone il proprio volere, non per il tipo
di rivolta che propugna. Si è anarchici non perché si sente semplicemente il bisogno
di ribellarsi, bensì perché si vuole costruire qualcosa di alternativo che abbia
il sapore della maggior libertà politica, sociale ed esistenziale possibili. Le
insurrezioni ed i diversi tipi di ribellione non sono in alcun modo una specificità
nostra, non ci distinguono. Tutti, compresi i bolscevichi, gli islamici, perfino
i fascisti se oppressi ed impediti ad esistere, tendono a ribellarsi, a liberarsi
da ciò che li opprime. Ma la loro ribellione e, quando c’è, la loro insurrezione,
hanno un sapore del tutto diverso dal nostro, addirittura contrario. Essi, pur con
giustificazioni e motivazioni ideologiche e ideali differenti tra loro, vogliono
l’instaurazione di nuovi poteri forti, assolutisti, totalitari, teocratici. Si ribellano
al potere vigente perché vogliono sostituirvisi e dominare le genti al suo posto.
Noi, quando riusciamo ad insorgere, al contrario, vogliamo non solo abbattere il
potere vigente, ma ogni altra forma di dominio, perché vogliamo costruire società
fondate sull’assenza di gerarchie e di poteri dominanti. Non proponiamoci perciò
solo come ribelli ed insurrezionalisti, ma innanzitutto come amanti fanatici della
libertà, tutta la libertà possibile, dell’autogoverno, della voglia di non essere
governati dall’alto e di vivere e convivere con gli altri senza violenze d’imposizione,
nella solidarietà, nella reciprocità scambievole e nell’accordo consensuale più
completi.
Dobbiamo creare luoghi
di sperimentazione libertaria, dove si possano vivere e sperimentare forme di autogoverno
e di solidarietà sociale, non all’insegna di un unico modello, ma di più modelli.
Luoghi polivalenti, policentrici e acentrici, senza gerarchie e burocrazie all’interno,
capaci di produrre innovazione e sovversione culturale, di essere creativi e spregiudicati,
di essere esempio di un nuovo modo di fare ed essere società. Momenti di autorganizzazione
collettiva, centri sociali libertari, scuole libertarie, municipi libertari di base,
per chi lo desidera comuni sperimentali e quant’altro venga in mente che rappresenti
e sperimenti la società altra cui aspiriamo. Una società nella società insomma,
capace di sovvertire i modelli e l’immaginario collettivo vigenti. Se si affermerà
diffondendosi e verrà attaccata dai poteri costituiti, allora si difenderà ed insorgerà
per affermare il diritto alla libera scelta, al libero pensiero, alla libertà di
sperimentazione.