..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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mercoledì 30 luglio 2025

Anarchismo ieri e oggi: due parole

 

Ancora fino all'ascesa del fascismo, nel 1922, l'anarchismo in Italia era una forza molto concreta con cui i governi dovevano fare i conti, le persone erano coscienti di questa forza politica alternativa alle logiche di potere, spesso le persone entravano nei gruppi locali e collaboravano, prendendo parte alla lotta o alla propaganda in modo attivo. L'anarchia è sempre stata quindi una proposta tutt'altro che marginalizzata o censurata, come invece è adesso. Quando da giovane chiedevo ad un anziano qualcosa sull'anarchia, non aveva mai una reazione di scherno o di sfottò, come potrebbe avvenire oggi, al contrario, la sua faccia mutava e mostrava una serietà solenne, perché era consapevole di quella forza capace di muovere le coscienze assopite e servili. Poi con Mussolini è cambiato tutto, a poco a poco, nel dopoguerra, l'anarchia è stata fatta diventare un fenomeno da ragazzetti dediti alle canne. All'anarchia è stato quindi dato un senso sbagliato, denso soltanto di pregiudizio, che nulla ha a che fare col suo vero ideale, che ancora conserva integro e fresco, per chi sa e vuole scoprirlo. È la libertà, senza l'autorità, roba che la gente, ancora ai primi del Novecento, teneva in grandissima considerazione.

lunedì 28 luglio 2025

Questa è la veridica storia della Ⓐ

A cerchiata, è generalmente conosciuta e riconosciuta che ha finito con l’essere considerata un simbolo anarchico tradizionale, con il dare l’impressione di esserci “da sempre”. Così ad esempio, la rivista americana “Fifth Estate” (1997) crede di vedere una A cerchiata sull’elmetto di un miliziano anarchico della rivoluzione spagnola. Addirittura qualcuno la vuol fare risalire a Proudhon. In realtà essa è poco più di una parvenu e dell’iconografia libertaria: la A cerchiata nasce nel 1964 a Parigi e nel 1966 a Milano. Due date e due luoghi di nascita? Sì, e vedremo come. È nell’aprile del 1964, infatti, che sul bollettino interno delle Jeunesses Libertaires (cioè dei giovani anarchici francesi: quattro gatti allora, i giovani anarchici in Francia come in Italia come dappertutto) compare la proposta di un segno grafico per l’insieme del movimento anarchico, al di là delle differenti tendenze e dei diversi gruppi e federazioni. Perché questa proposta? “Due motivazioni principali ci hanno spinto: innanzi tutto facilitare e rendere più efficaci le scritture e i manifesti murali, e poi di assicurare una presenza più ampia del movimento anarchico agli occhi della gente e un carattere comune a tutte le espressioni dell’anarchismo nelle sue pubbliche manifestazioni. Più precisamente, si trattava, secondo noi, di trovare un mezzo pratico che consentisse da un lato di ridurre al minimo il tempo impiegato per firmare i nostri slogan sui muri e dall’altro di scegliere un segno sufficientemente generale da poter essere adottato da tutti gli anarchici. La sigla da noi proposta ci sembra rispondere a questi criteri. Associandola costantemente alle espressioni verbali anarchiche finirà, per un noto automatismo mentale, con l’evocare da sola nella gente l’idea dell’anarchismo”. Il segno grafico proposto è proprio una A maiuscola inscritta in un cerchio Perché? Forse per derivazione dal già diffuso simbolo antimilitarista, in cui la “zampa di gallina” viene sostituita con la lettera iniziale della parola anarchia in tutte le lingue europee. Forse per altre suggestioni. Ad esempio, il segretario della Alliance Ouvrière Anarchiste (una minuscola federazione anarchica di lingua francese), Raymond Beaulaton, ha scritto, nel 1984, che fin dal 1956-57, i primi membri dell’AOA usavano nella loro corrispondenza, dopo la firma, una sigla che era dappertutto una A inscritta in un cerchio a sua volta inscritto in un’altra A (per l’appunto AOA), diventata poi una doppia A inscritta in una O e poi semplificata in una A inscritta in una O.

Di certo vi è però che il primo uso “pubblico” della A cerchiata da parte di tale Alliance compare nel giugno 1968 sul loro bollettino ciclostilato “L’Anarchie”. Ma torniamo al 1964. La proposta delle JL non dà, lì per lì, alcun frutto. Nel dicembre dello stesso anno la A cerchiata ricompare nel titolo di un articolo a firma Tomás Ibañez, sul giornale “Action directe”, edito dallo stesso gruppo di giovani anarchici che, sul citato bollettino di otto mesi prima, avevano proposto quel segno identitario. Ma, di nuovo nessuna rispondenza nel movimento anarchico francese (né, tanto meno, internazionale). Bisogna aspettare fino all’inizio del 1966 perché il simbolo della A cerchiata, proposto dal bollettino delle JL, venga ripreso e utilizzato, in modo dapprima “sperimentale” poi regolare, dalla Gioventù Libertaria di Milano, un gruppo di giovani anarchici, che era in fraterni rapporti con i giovani parigini, con cui aveva costituito una effimera ma altisonante Fedération Internationale des Jeunesses Libertaires. È da allora che il segno comincia la sua vita pubblica. Dapprima, per l’appunto, a Milano, dove diventa firma usuale sui volantini e manifesti dei giovani anarchici, e in Italia, per tornare poi in Francia e diffondersi piuttosto rapidamente nel resto del mondo. Marianne Enckell, [responsabile del CIRA di Lausanne] dice di non aver prova di un uso della A cerchiata nel maggio parigino e di aver trovato scarse tracce della sua presenza fuori dall’Italia fino al 1972-73. È, comunque, a memoria, dall’inizio degli anni Settanta che la A cerchiata “esplode” con una spontanea appropriazione mimetica da parte dei giovani anarchici, un po’ in tutto il mondo: un successo strepitoso che ha fatto dire a qualcuno che, se il suo inventore avesse brevettato la A cerchiata, sarebbe oggi miliardario! Le cause della rapida e intensa fortuna? Più o meno le motivazioni espresse dalle JJLL Cioè, da un lato, la grande semplicità e immediatezza che fanno della A cerchiata uno dei segni grafici più immediati come la croce, la falce-martello, la svastica… Dall’altro lato un movimento “nuovo”, giovane, in rapido sviluppo, che cercava un segno unificante. Così, in assenza a livello internazionale di un simbolo grafico degli anarchici e in presenza talora, a livello nazionale o locale di una simbologia tradizionale inadeguata, in Italia, ad esempio, era molto utilizzata la fiaccola s’è di fatto imposta la A cerchiata, senza che nessun gruppo o federazione mai si sognasse di decretarne l’applicazione. Questa è la veridica storia della A cerchiata, che è fatta insieme di volontà consapevole e di spontaneità. Un cocktail tipicamente libertario.


 

venerdì 25 luglio 2025

L’orologio

 

Il Sonno è un seduttore straordinario, e questo spiega la macchina terrificante che abbiamo inventato per combatterlo. Intendo la sveglia. Santo Cielo! Quale genio malvagio ha riunito questi due nemici giurati dell’ozio – l’orologio e l’allarme – in un unico dispositivo? Ogni mattina in tutto il mondo occidentale persone che sognano felici vengono rudemente strappate al sonno da uno squillo che spacca i timpani da un insistente bip elettronico. La sveglia è il primo stadio dell’orribile metamorfosi che ci costringiamo a sopportare la mattina, da spensierati sognatori in beatitudine a sgobboni tormentati dall’ansia, oppressi da responsabilità e doveri. Ma la cosa davvero incredibile è che compriamo le sveglie di nostra volontà. Non è assurdo spendere i soldi che ci siamo guadagnati con fatica per uno strumento che fa cominciare ogni giorno della nostra vita nel modo più spiacevole possibile e che in realtà è utile soltanto al datore di lavoro a cui vendiamo il nostro tempo? È vero, ci sono anche sveglie che ci dispensano dall’allarme per destarci invece con il bla bla bla dei dj delle trasmissioni radiofoniche mattutine, ma queste sveglie sono forse migliori? La soffocante gaiezza del dj ha lo scopo di metterci di buon umore in vista della giornata che ci aspetta, o di distoglierci dalla nostre afflizioni con delle battute idiote. Io lo trovo semplicemente irritante. Non c’è niente di peggio del vuoto cinguettio di un altro essere umano quando siamo in uno stato di meditazione profonda, pesante, esistenziale. Come dice un mio amico, l’uomo più pigro del mondo, quando sua moglie tenta di svegliarlo: ”Mi alzerò quando ci sarà qualcosa per cui valga la pena di alzarsi”.

Gli slogan al potere

 

Tra gli aspetti più creativi del ’68 Francese va annoverata anche una proliferazione di slogan, alcuni dei quali sono divenuti frasi-simbolo dell’epoca. Qui di seguito segnaliamo quelli più famosi e significativi, taluni più politici altri più poetici, ma anche quelli a nostro avviso più divertenti, di sapore decisamente surrealista. Tra parentesi, dove possibile, è segnalato il luogo in cui lo slogan ha visto i natali.

Soyez réalistes, demandez l’impossible - Siate realisti chiedete l’impossibile (Censier)

Interdit d’interdire - Vietato vietare

L’imagination prend le pouvoir - L’immaginazione al potere (Scienze politiche)

Révolution je t’aime - Rivoluzione, ti amo (Nanterre)

Dessous les pavés c’est la plage - Sotto il selciato la spiaggia (Sorbonne)

La barricade ferme la rue mais ouvre la voie - La barricata sbarra la strada ma apre la via (Censier)

Le rêve est realité - Il sogno è realtà (Censier)

La poésie est dans la rue - La poesia è nelle strade (Odéon)

Mettez un flic sous votre moteur - Mettere un poliziotto sotto il vostro motore (Censier)

Je décrète l’état de bonheur permanent - Io proclamo lo stato di felicità permanente (Scienze politiche)

J’ai quelque chose à dire mais je ne sais pas quoi - Ho qualcosa da dire ma non so cos’è (Censier)

Exagérer c’est commencer d’inventer - Esagerare vuol dire cominciare a inventare (Censier)

Un flic dort en chacun de nous. Il faut le tuer - Un poliziotto dorme in ognuno di noi. Uccidiamolo (Censier)

Tout pouvoir abuse Le pouvor absolue abuse absolument - Ogni potere abusa Il potere assoluto abusa assolutamente (Nanterre)

Ne me libère pas Je m’en charge - Non liberatemi, lo faccio da me (Nanterre)

L’action ne doit pas être une reaction mais une création - L’azione non deve essere una reazione ma una creazione (Censier)

Je ne suis au service de personne (pas même du peuple et encore moins de ses dirigeants) - Io non sono al servizio di nessuno (nemmeno del popolo e ancor meno dei suoi dirigenti) (Censier)

Nous sommes tous des juifs allemands - Siamo tutti ebrei tedeschi (Sorbonne)

Nous sommes tous “indesirables” - Siamo tutti indesiderabili (Beaux Arts)

Le pouvoir est au bout du fusil (Mao) Est-ce que le fusil est au bout du Pouvoir? - Il potere è sulla canna del fucile (Mao) Il fucile è sulla canna del potere? (Nanterre)

La politique se passe dans la rue - La politica si fa nelle strade (Scienze politiche)

Cour camarade, le vieux est derrière toi - Corri compagno, il vecchio è dietro di te (Sorbonne)

Camarades vous enculez les mouches - Compagni, state inculando le mosche (Nanterre)

Sexe - c’est bien, a dit Mao, mais pas trop souvent - Il sesso va bene, ha detto Mao, ma non troppo spesso (Censier)

Je t’aime!!! Oh! dites-le avec des pavés - Ti amo!!! Oh! Ditelo coi sampietrini (Nanterre)

giovedì 24 luglio 2025

Il pensiero politico di Emma Goldman



Emma Goldman dedicò la propria esistenza all’esposizione della filosofia anarchica che considerava l’unica in grado di affrancare l’uomo dalle catene che ne limitavano la libera azione e la libera espressione del pensiero. Molti accadimenti storici, così come molti fatti privati di cui fu all’occorrenza soggetto agente o astante, spinsero Goldman verso le teorie sociali più radicali, fungendo da base per lo sviluppo del suo pensiero politico anarchico e autonomo. Lasciata la Russia nel 1885, sua patria natale, approdò negli Stati Uniti dove, in seguito a un impiego in una fabbrica tessile nella città di Rochester (New York), si scontrò con le condizioni di vita della classe operaia americana caratterizzate da basse paghe, turni di lavoro estenuanti e condizioni di vita precarie. Cominciò così a interrogarsi circa le cause di una siffatta situazione. Goldman aveva difatti creduto che in un paese come gli Stati Uniti, caratterizzati dalla presenza di una Costituzione che sanciva eguaglianza e libertà per tutti i cittadini, non potessero esistere quelle diseguaglianze tra gli individui di cui ebbe evidenza una volta approdata in America. Con l’obiettivo di raggiungere un pieno intendimento delle reali cause e motivi, si avvicinò dapprima alle teorie socialiste, e in seguito all’anarchismo. In seguito allo studio delle teorie anarchiche, Goldman capì che tanto il governo quanto il sistema economico capitalistico erano le vere cause dell’esistenza di diseguaglianze e illibertà all’interno della società statunitense; il loro sovvertimento era quindi fondamentale per la creazione di un nuovo ordine sociale entro il quale eguaglianza e libertà fossero effettivi. Per Goldman infatti non poteva esserci libertà individuale all’interno di un sistema politico accentrato che prevedeva l’abdicazione del diritto di autodeterminazione, né poteva esserci eguaglianza entro un sistema economico capitalistico caratterizzato da accumulazione e profitto per i detentori di capitale e da un sistema di salari per i lavoratori. Il problema dell’effettività dei diritti sanciti dai Padri Fondatori era per Goldman pregnante; per lei, la formalizzazione dei principi fondamentali avvenuta nel 1776 non era stata seguita dall’efficacia degli stessi poiché tanto il sistema di governo quanto le dinamiche di capitalismo ne vincolavano la concretizzazione. Era perciò necessario che ogni individuo agisse in modo da svincolarsi conseguimento e l’attuazione dei principi fondamentali formalmente riconosciuti. Goldman credeva profondamente nelle infinite possibilità e capacità degli esseri umani di provvedere autonomamente alla propria organizzazione, senza il bisogno di assoggettarsi ai dettami di un centro politico o economico. Il cuore del suo pensiero politico fu la sfiducia nelle capacità di un centro ordinatore di contribuire alla concretizzazione dei principi di libertà, eguaglianza, autonomia e autodeterminazione. L’obiettivo principale delle manifestazioni e conferenze, della partecipazione alle lotte operaie, degli sforzi propagandistici, informativi ed educativi che Goldman intraprese lungo l’intero arco della propria vita fu di rendere noto ai cittadini che un’altra via in campo sociale, economico e politico era possibile. Un ordine caratterizzato dalla volontaria cooperazione dei cittadini, entro il quale libertà ed eguaglianza fossero principi non solo formali, ma soprattutto effettivi era per lei molto più di una mera speranza. L’azione e la partecipazione attiva erano per Goldman l’unico mezzo davvero efficace per l’emancipazione dai vincoli che, in ogni ambito, limitavano non solo l’azione, ma anche lo sviluppo e il progresso dell’essere umano. Anche le critiche da lei mosse ai movimenti femministi attivi tra il XIX e il XX secolo, principalmente volti all’acquisizione di diritti civili e politici, come il movimento suffragista guidato da Emmeline Pankhurst, e ai bolscevichi che presero il potere nella Russia post-rivoluzionaria erano dettate dalla sua insofferenza nei confronti di tutti quei percorsi di liberazione non fondati sull’azione attiva. Per Goldman le richieste avanzate dalle esponenti dei movimenti femministi, rivolte all’acquisizione di diritti civili e politici da parte della donna, erano da ritenersi inefficaci proprio perché basate sulla credenza dell’ottenimento dell’emancipazione tramite il sistema politico. Il suo giudizio circa quest’ultimo, che considerava contrario alla libertà e all’eguaglianza, all’autonomia e all’autodeterminazione, influenzò la sua valutazione dei movimenti femministi. I bolscevichi furono invece aspramente criticati da Goldman proprio a causa della costruzione di un sistema burocratico accentrato che non aveva in alcun modo aumentato le libertà dei cittadini russi. Entrambe le critiche erano mosse dall’avversione di Goldman all’utilizzo della leva politica per l’affrancamento degli esseri umani da tutti i vincoli che ne limitavano la libertà e l’eguaglianza. L’obiettivo dell’elaborato è quello di esporre il pensiero politico di Emma Goldman e il contributo che essa diede al movimento anarchico statunitense, attraverso la ricostruzione delle battaglie cui prese parte, degli avvenimenti ai quali assistette e dei quali fu all’occorrenza protagonista, delle critiche mosse al sistema sociale corrente e delle idee da lei maturate in campo politico e socio-economico.


lunedì 21 luglio 2025

La retorica dell'aggredito e dell'aggressore. Non cascateci!

 

Quando dai palazzi del potere vi dicono che l'aggredito ha il diritto di difendersi dall'aggressore, vi stanno facendo entrare in una logica di sistema, sbagliata, guerrafondaia. È facile entrare in quella logica, perché gli occhi vedono un popolo invaso e dite: “beh, questa gente deve pure difendersi”. Ma se vogliamo veramente agire sulla base della questione “aggredito-aggressore”, scopriremo che ad essere aggredito non è soltanto il popolo che vive in una nazione, ma tutti noi. Anche il popolo russo è aggredito, e l'aggressore di tutti noi è il potere in quanto tale, sono i vari governi, è il sistema, sono tutti i guerrafondai che hanno creato confini e diviso il popolo in vari agglomerati di schiavi, e non hanno ancora finito di farlo, evidentemente. Allora diciamo sì alla guerra, volentieri, è necessaria, ma non contro i nostri fratelli e le nostre sorelle, ma contro chi ci fa credere che oltre il confine c'è un potenziale nemico o uno straniero. Guerra agli oppressori e ai governi! Siamo tutti aggrediti! Difendiamoci!


domenica 20 luglio 2025

La viltà sionista e i suoi oppositori

Il Governo sionista di Israele – dopo tutti i mezzi più infami e subdoli di cui si è servito per perseguitare, derubare, abusare i diritti del popolo palestinese – è arrivato anche a questo, nella forma di un attacco proditorio contro una donna straordinaria, armata solo del suo pensiero, della sua dirittura morale e di un esemplare senso del dovere verso i cittadini del mondo: la rapporteur delle Nazioni Unite per la questione palestinese, Francesca Albanese. Non potendo contrastare da solo la forza etica della Albanese, è andato a piagnucolare dal suo protettore/servitore, il gorilla a stelle e strisce, il quale, nel quadro di una relazione simil-mafiosa, ha “picchiato” la coraggiosa funzionaria dell’Onu, agendo per conto dei sionisti che, nella loro viltà, hanno paura di misurarsi alla pari con la dignità degli argomenti, perché non hanno né dignità, né argomenti. Il loro eroismo consiste nel perpetrare un genocidio nei confronti di un popolo indifeso e solo, ma non con le loro sole forze, bensì con l’aiuto del gorilla statunitense senza la cui forza si troverebbero di fronte alla miserabile radice della loro stessa viltà. Molte voci e iniziative si levano a contrastare questa vergogna che infanga i più elementari elementi di ogni civiltà che si voglia tale. Fra queste la candidatura di Francesca Albanese al premio Nobel per la pace avanzata da associazioni, movimenti e semplici cittadini.

Ogni giorno i cittadini del mondo ricevono notizie terrificanti sulla conta delle vittime del genocidio perpetrato giorno per giorno dai criminali sionisti con il sostegno e l’indifferenza complice dei loro sodali europei, statunitensi e occidentali in generale. Vengono invece sottaciuti o omessi eventi che accendono luci di speranza sul futuro del martoriato popolo palestinese e degli ebrei del mondo.

Un evento di grande importanza pratica e simbolica si è svolto a Vienna, nei giorni 11, 12 e 13 del giugno scorso: il Primo Congresso Mondiale degli ebrei antisionisti. Nel corso di questa assise, ebrei provenienti da ogni parte del pianeta hanno espresso giudizi molto duri e senza appello nei confronti del sionismo come ideologia e come fondamento del Governo di uno Stato che pratica dal momento della propria proclamazione forme di estrema violenza sistematica contro un intero popolo, ma anche forme di discriminazione gravi nei confronti di propri cittadini considerati inferiori.

Gli ebrei antisionisti respingono ogni proposta della cosiddetta soluzione due popoli due stati considerandola una truffa e gli contrappongono la soluzione di un solo Stato laico e democratico con gli stessi identici diritti per tutti i suoi abitanti. Una nuova presa di coscienza degli ebrei della diaspora ma anche in Israele della totale bancarotta delle promesse del sionismo è vitale per il futuro dell’Ebraismo stesso per ritrovare il proprio senso, che è antitetico rispetto al sionismo come da sempre sostengono anche alcuni gruppi dell’ortodossia ebraica.

Moni Ovadia, da Volere la Luna