Ancora fino all'ascesa del fascismo, nel 1922, l'anarchismo in
Italia era una forza molto concreta con cui i governi dovevano fare i conti, le
persone erano coscienti di questa forza politica alternativa alle logiche di
potere, spesso le persone entravano nei gruppi locali e collaboravano,
prendendo parte alla lotta o alla propaganda in modo attivo. L'anarchia è
sempre stata quindi una proposta tutt'altro che marginalizzata o censurata,
come invece è adesso. Quando da giovane chiedevo ad un anziano qualcosa sull'anarchia, non
aveva mai una reazione di scherno o di sfottò, come potrebbe avvenire oggi, al
contrario, la sua faccia mutava e mostrava una serietà solenne, perché era
consapevole di quella forza capace di muovere le coscienze assopite e servili.
Poi con Mussolini è cambiato tutto, a poco a poco, nel dopoguerra, l'anarchia è
stata fatta diventare un fenomeno da ragazzetti dediti alle canne. All'anarchia
è stato quindi dato un senso sbagliato, denso soltanto di pregiudizio, che
nulla ha a che fare col suo vero ideale, che ancora conserva integro e fresco,
per chi sa e vuole scoprirlo. È la libertà, senza l'autorità, roba che la
gente, ancora ai primi del Novecento, teneva in grandissima considerazione.