Emma Goldman dedicò la propria esistenza
all’esposizione della filosofia anarchica che considerava l’unica in grado di
affrancare l’uomo dalle catene che ne limitavano la libera azione e la libera
espressione del pensiero. Molti accadimenti storici, così come molti fatti privati
di cui fu all’occorrenza soggetto agente o astante, spinsero Goldman verso le
teorie sociali più radicali, fungendo da base per lo sviluppo del suo pensiero
politico anarchico e autonomo. Lasciata la Russia nel 1885, sua patria natale,
approdò negli Stati Uniti dove, in seguito a un impiego in una fabbrica tessile
nella città di Rochester (New York), si scontrò con le condizioni di vita della
classe operaia americana caratterizzate da basse paghe, turni di lavoro estenuanti
e condizioni di vita precarie. Cominciò così a interrogarsi circa le cause di
una siffatta situazione. Goldman aveva difatti creduto che in un paese come gli
Stati Uniti, caratterizzati dalla presenza di una Costituzione che sanciva eguaglianza
e libertà per tutti i cittadini, non potessero esistere quelle diseguaglianze
tra gli individui di cui ebbe evidenza una volta approdata in America. Con l’obiettivo
di raggiungere un pieno intendimento delle reali cause e motivi, si avvicinò dapprima
alle teorie socialiste, e in seguito all’anarchismo. In seguito allo studio delle
teorie anarchiche, Goldman capì che tanto il governo quanto il sistema economico
capitalistico erano le vere cause dell’esistenza di diseguaglianze e illibertà
all’interno della società statunitense; il loro sovvertimento era quindi fondamentale
per la creazione di un nuovo ordine sociale entro il quale eguaglianza e libertà
fossero effettivi. Per Goldman infatti non poteva esserci libertà individuale
all’interno di un sistema politico accentrato che prevedeva l’abdicazione del
diritto di autodeterminazione, né poteva esserci eguaglianza entro un sistema
economico capitalistico caratterizzato da accumulazione e profitto per i detentori
di capitale e da un sistema di salari per i lavoratori. Il problema dell’effettività
dei diritti sanciti dai Padri Fondatori era per Goldman pregnante; per lei, la
formalizzazione dei principi fondamentali avvenuta nel 1776 non era stata seguita
dall’efficacia degli stessi poiché tanto il sistema di governo quanto le dinamiche
di capitalismo ne vincolavano la concretizzazione. Era perciò necessario che ogni
individuo agisse in modo da svincolarsi conseguimento e l’attuazione dei principi
fondamentali formalmente riconosciuti. Goldman credeva profondamente nelle infinite
possibilità e capacità degli esseri umani di provvedere autonomamente alla propria
organizzazione, senza il bisogno di assoggettarsi ai dettami di un centro politico
o economico. Il cuore del suo pensiero politico fu la sfiducia nelle capacità
di un centro ordinatore di contribuire alla concretizzazione dei principi di libertà,
eguaglianza, autonomia e autodeterminazione. L’obiettivo principale delle manifestazioni
e conferenze, della partecipazione alle lotte operaie, degli sforzi propagandistici,
informativi ed educativi che Goldman intraprese lungo l’intero arco della propria
vita fu di rendere noto ai cittadini che un’altra via in campo sociale, economico
e politico era possibile. Un ordine caratterizzato dalla volontaria cooperazione
dei cittadini, entro il quale libertà ed eguaglianza fossero principi non solo
formali, ma soprattutto effettivi era per lei molto più di una mera speranza.
L’azione e la partecipazione attiva erano per Goldman l’unico mezzo davvero efficace
per l’emancipazione dai vincoli che, in ogni ambito, limitavano non solo l’azione,
ma anche lo sviluppo e il progresso dell’essere umano. Anche le critiche da lei
mosse ai movimenti femministi attivi tra il XIX e il XX secolo, principalmente
volti all’acquisizione di diritti civili e politici, come il movimento suffragista
guidato da Emmeline Pankhurst, e ai bolscevichi che presero il potere nella Russia
post-rivoluzionaria erano dettate dalla sua insofferenza nei confronti di tutti
quei percorsi di liberazione non fondati sull’azione attiva. Per Goldman le richieste
avanzate dalle esponenti dei movimenti femministi, rivolte all’acquisizione di
diritti civili e politici da parte della donna, erano da ritenersi inefficaci
proprio perché basate sulla credenza dell’ottenimento dell’emancipazione tramite
il sistema politico. Il suo giudizio circa quest’ultimo, che considerava contrario
alla libertà e all’eguaglianza, all’autonomia e all’autodeterminazione, influenzò
la sua valutazione dei movimenti femministi. I bolscevichi furono invece aspramente
criticati da Goldman proprio a causa della costruzione di un sistema burocratico
accentrato che non aveva in alcun modo aumentato le libertà dei cittadini russi.
Entrambe le critiche erano mosse dall’avversione di Goldman all’utilizzo della
leva politica per l’affrancamento degli esseri umani da tutti i vincoli che ne
limitavano la libertà e l’eguaglianza. L’obiettivo dell’elaborato è quello di
esporre il pensiero politico di Emma Goldman e il contributo che essa diede al
movimento anarchico statunitense, attraverso la ricostruzione delle battaglie
cui prese parte, degli avvenimenti ai quali assistette e dei quali fu all’occorrenza
protagonista, delle critiche mosse al sistema sociale corrente e delle idee da
lei maturate in campo politico e socio-economico. |
..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione