..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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lunedì 9 luglio 2012

20 luglio 2001. Genova, io c’ero e non dimentico


La sera precedente si era conclusa sotto un diluvio incredibile, con due cartoni raccolti nei pressi di una pattumiera per proteggerci dall’acqua fino alla tensostruttura allestita nei pressi del campo sportivo della sciorba, per allestire i manifestanti del Genoa Social Forum. Non era stata un brutta notte, tutto sommato al caldo, con qualche bongo di troppo, ma senza la possibilità di lamentarsi.
L’alba di quel sabato maledetto, lo ricordo benissimo, fu segnata dal sole. Poi in piazza Verdi, zona tranquilla, troviamo per la prima volta le gabbie. Container giganteschi per strada, nella zona gialla, e poi il confine, con la zona rossa. I vari cortei, spettacoli e proteste colorate, solo in lontananza gli echi dei massacri e delle devastazioni che le forze dell’ordine avevano iniziato a compiere. Ce ne andiamo da piazza Verdi un attimo prima della carica della Polizia, solo il caso ci salva.
Inizia un peregrinare per le vie di Genova, senza meta, per capire cosa stesse succedendo. Passiamo in via Tolemaide, circa un’ora dopo il transito del corteo dei disobbedienti, rispedito indietro a suon di cariche non autorizzate. Il fumo dei lacrimogeni inizia a soffocare il respiro, ci dividiamo.
Il telefonino è scarico, inizia a diventare difficile comunicare con casa, mentre si sparge la voce che qualcosa di brutto è accaduto. Il curandero zapatista si trova in Piazza Alimonda.
In qualche modo, fortunatamente e fortunosamente, senza altre cariche, riusciamo a raggiungere il meeting point di piazzale Kennedy, nella zona del porto. Ci ritroviamo tutti e tre. Ci sconsigliano di raggiungere nuovamente la Sciorba, perché la polizia sta effettuando retate in giro per la città.
La rabbia si diffonde, per la notte ci si accontenta di uno zaino come cuscino e di qualche giornale come coperta per non dormire sul cemento.
Si combatte contro il freddo.
Poi di nuovo l’alba. Una copia di Liberazione, la foto di Carlo Giuliani, di una pistola che spunta dal Defender dei Carabinieri, la fotosequenza dell’omicidio.
La prima e l’ultima pagina di quel giornale sono ancora appese in camera mia. “G8 ASSASSINO” è il titolo, stampato a caratteri cubitali, con Carlo intento a lanciare l’estintore.
Sono passati undici anni. A Genova, a quel G8, io c’ero, e ricordo ancora tutto bene, come se fosse l’altro giorno. A Carlo, eroe indiscusso, va tutto il mio rispetto per l’estremo sacrificio. A chi c’era, ed a chi è stato torturato, va il più sentito abbraccio, da estendere a tutti quelli che con noi hanno poi solidarizzato. Per tutti gli altri c’è solo odio. Passa il tempo ma quello non diminuisce mai.