
Cent’anni dopo, mentre il comune di
Ancona annegava nel folclore delle celebrazioni istituzionali, nella ricorrenza
della rivolta, la cui memoria è ancora forte tra la gente di Ancona, gli
anarchici del gruppo Malatesta e l’Unione Sindacale Italiana, danno vita a
un’iniziativa di tre giorni.
Cominciata con una serata dedicata alla
memoria e terminata la domenica dedicata ai percorsi di autogestione, culmina
sabato 7 giugno con una giornata di lotta, perché il miglior modo di ricordare
un’insurrezione è nelle azioni che ne perpetuano lo spirito.
Il porto di Ancona da qualche hanno è
serrato in una morsa di acciaio e cemento: reti, jersey, posti di blocco per
impedire che i profughi e i migranti, che hanno attraversato clandestinamente
l’Adriatico nascosti nei tir, riescano a bucare la frontiera.

Nel pomeriggio il centro cittadino è
attraversato da un corteo, che aveva al centro le lotte che hanno segnato gli
ultimi mesi in città. In particolare l’occupazione di “casa di niantri”, con la
quale alcune famiglie di sfrattati erano riuscite a prendersi uno spazio in cui
vivere.
I legami creati tra solidali e occupanti
si sono rimasti saldi, nonostante lo sgombero della casa e le deportazione di
alcuni abitanti.