Ennesimo crollo in una scuola: l'ultimo
episodio in ordine di tempo è avvenuto oggi in un istituto elementare di
Ostuni, in provincia di Brindisi. Il crollo si è verificato in mattinata, a
lezioni in corso, quando uno spesso pezzo di intonaco, largo cinque metri
quadrati, si è staccato dal soffitto, cadendo in testa agli alunni di una
classe di seconda elementare e ferendo, fortunatamente in maniera non grave,
due bambini colpiti alla testa dai calcinacci, assieme a una maestra caduta nel
tentativo di soccorrerli.
Ciò che fa ancora più rabbia, in questo
caso, è che la scuola di Ostuni era appena stata ristrutturata: 4 anni di
chiusura e più di 1 milione di euro spesi per metterla in sicurezza, fino alla
riapertura avvenuta solo pochi mesi fa, a Gennaio. Non è difficile immaginare
che anche stavolta alla tutela della sicurezza siano stati anteposti ben altri
interessi tra appalti, profitti e speculazioni.
Il cedimento di questa mattina è solo
l'ultimo di una lunga serie e da anni gli studenti di tutta Italia denunciano
le condizioni precarie degli edifici in cui sono costretti a trascorrere le
proprie giornate scolastiche. A ogni crollo assistiamo al rituale coro di
indignazione e promesse da parte di enti locali e governo, pronto a sgonfiarsi
in un nulla di fatto non appena il clamore mediatico si spegne.
D'altronde a far capire quale sia l'idea
del governo in materia di sicurezza delle scuole è il commento dello stesso
ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini (quella de "La buona
scuola"...). Il ministro ha infatti promesso tempestivi accertamenti di
responsabilità sull'accaduto, aggiungendo però che in altri casi (cioè quelli
che accadono frequentemente in moltissimi altri istituti) i crolli erano "giustificati"
(sic!) dalla vetustà degli edifici. Come a dire che nella maggior parte delle
scuole italiane può capitare di vedersi crollare in testa un soffitto e la
responsabilità sarebbe da imputare unicamente alla data di costruzione
dell'edificio e non ad anni di politiche di disinvestimento e tagli sulla
formazione in cui il problema dell'edilizia scolastica è stato sistematicamente
ignorato o relegato a intervento non prioritario.
Di fronte a episodi come quello di
stamattina, degli annunci del venditore di fumo Matteo Renzi sull'investimento
da parte del governo di un miliardo di euro nell'edilizia scolastica per avere
#scuolebelle #scuolenuove e #scuolesicure non rimangono che gli hashtag. Basta
confrontare qualche cifra (facciamo un esempio? gli investimenti sull'edilizia
scolastica corrispondono a meno di un chilometro di Tav...) per capire che,
dall'alta velocità all'Expo, le priorità rimangono grandi opere e grandi eventi
in cui buttare miliardi di soldi pubblici a scapito della tutela della sicurezza
e di una vita dignitosa per tutti e tutte.