L’addomesticamento
è il processo usato dalla civiltà per indottrinare e controllare la vita
secondo la sua logica. Questi meccanismi di subordinazione collaudati nel tempo
comprendono: la doma, l’allevamento selezionato, la modificazione genetica,
l’addestramento, l’imprigionamento, l’intimidazione, la coercizione,
l’estorsione, la speranza, il controllo, la schiavizzazione, il terrorismo,
l’assassinio … l’elenco continua e comprende quasi tutte le interazioni sociali
del mondo civile. Questi meccanismi e i loro effetti si possono osservare e
percepire nell’intera società, e sono imposti attraverso istituzioni, riti e
costumi. L’addomesticamento è anche il processo attraverso il quale popolazioni
umane precedentemente nomadi passano a una esistenza sedentaria tramite
l’agricoltura e la zootecnia. Questo tipo di addomesticamento comporta un
rapporto totalitario sia con la terra che con le piante e gli animali da
addomesticare. Se allo stato selvatico tutte le forme di vita condividono le
risorse e competono per adoperarle, l’addomesticamento distrugge questo
equilibrio. Il paesaggio addomesticato (per esempio i terreni tenuti a pascolo,
i campi coltivati e, in minor misura l’orticultura e il giardinaggio) esige la
fine della libera condivisione delle risorse che esisteva in precedenza: ciò
che una volta era di tutti, adesso è mio.
Questa nozione
di appropriazione gettò le fondamenta per la gerarchia sociale con la comparsa
della proprietà e del potere.
Non solo
l’addomesticamento trasforma l’ecologia da ordine libero a ordine totalitario,
ma schiavizza anche tutte le specie addomesticate. In generale, quanto più un
ambiente è controllato, tanto meno è sostenibile. L’addomesticamento degli
stessi esseri umani richiede molte contropartite rispetto al modo di vita
nomade basato sulla raccolta di ciò che si trova in natura. Merita rilevare che
gran parte dei passaggi dal modo di vita nomade all’addomesticamento non
sono avvenuti autonomamente, ma sono stati imposti con la lama della spada o la
canna del fucile.