Ci dicono: “ma come potete ottenere l'anarchia se viviamo
circondati da gente mafiosa e profittatrice, aggressiva e malvagia? Siate realisti!”
Così ci dicono. Intanto, tra parentesi, facciamo notare quel “potete” che è come
dire: fate da soli che a noi non interessa (qualunquismo opportunista). Ma continuiamo.
La questione va ribaltata: quella stessa domanda che
in molti ci pongono, in realtà siamo noi per primi a rivolgergliela, lo facciamo
da sempre, e a ragion veduta. Quindi la ribadiamo ancora per tutti: “come potete voi, o elettori, continuare a credere
di trovare un vostro rappresentante, quando siamo circondati da vampiri malvagi
e profittatori?” Non sarete piuttosto voi gli utopisti, dal momento che non
è mai esistito nella storia un solo governo che abbia garantito al popolo pace,
giustizia, libertà? E come potrebbe? È un controsenso pretendere giustizia e libertà
da un'istituzione preposta al comando e al controllo della massa. Siate voi i realisti,
piuttosto.
È inutile cercare nella memoria, per davvero non è mai
esistito un solo governo che abbia restituito ai cittadini ciò che spetta loro,
ciò che apparteneva a loro per diritto naturale.
Semmai i governi tolgono, rubano alla gente, è il loro compito, sono servili strumenti
dello Stato. Se invece di cercare nella memoria cercassimo negli archivi, nelle
biblioteche, ci accorgeremmo che il lamento
del popolo è antico quanto lo Stato e i governi, ci si lamenta praticamente
da 3000 anni circa (prima vivevamo in florida anarchia). Ma guardateli bene i libri
di storia scolastici, cercatene il sottotesto, non sono altro che la summa delle
lotte per la sopravvivenza dei popoli che protestano contro tutti i governi e che,
con l'inganno, vengono mandati a morire per conto dei sovrani (ma astutamente alla
gente viene detto che si muore “in nome del popolo sovrano” e di una “libertà”che
però rimane sempre un'utopia).
In Italia la storia dei lamenti del popolo va ben oltre
il 1861. Se andiamo indietro nel tempo ci accorgiamo che i governi regionali, di
qualsiasi natura e nome, hanno avuto le stesse caratteristiche dei governi attuali
sedicenti “democratici”. Eletti o non eletti, i sovrani e i ministri non fanno altro
che opprimere il popolo, derubandolo. E saremmo noi anarchici i sognatori e gli
utopisti? In poco più di centocnquanta anni (dalla Comune di Parigi), nonostante
tutti gli ostacoli, tutte le censure, tutti i soprusi che ci tocca subire, abbiamo dimostrato più volte cosa voglia dire
governo del popolo, pace, giustizia e libertà. La stessa cosa non si può dimostrare
in 3000 anni di sistema statale. Fate voi. (valga questo esempio per tutti).
Ma prendiamo soltanto il governo di Milano subito dopo
gli anni della Rivoluzione francese, nel 1796, cioè 65 anni prima dell'unità d'Italia. È stato ritrovato un testo di quell'anno,
scritto da Pietro Verri (filosofo, economista,
storico, politico) per la rivista “Termometro politico della Lombardia”, dal titolo
“Pensieri
d'un buon vecchio, che non è letterato”, che è una raccomandazione al popolo
milanese e in cui Verri evidenzia le stesse nefandezze che tutti noi denunciamo
oggi circa i ministri e i loro governi.
Copiamo pari pari, anche la punteggiatura, partendo dall'inganno
della rappresentatività. Dice Pietro Verri:
“...quando un sovrano pretende d'esser padrone
d'uno stato, tutti gli abitanti di quello stato sono nelle mani dei ministri che
nomina quel sovrano”. (Non è sempre stato così?)
Verri si sofferma ad analizzare questi ministri (“cortigiani”),
ed emerge non solo la loro immoralità, ma anche il loro unico scopo che è quello
di arricchirsi:
“I cortigiani in massa son gente, o divorati dalla
smania di figurare senz'alcun merito, ovvero sono pieni di debiti e non di raro
di delitti; e questo miserabile stato dell'animo loro è quello che li costringe
a starsene con faccia ridente e sommessa, nell'abituale adorazione del sovrano;
a trangugiare con serenità i bocconi più amari, a non avere altra opinione fuori
di quella che conduce alla fortuna”. (Non è sempre stato così?)
Segue il modo in cui, nel governo, ministri e privilegiati
vari si autopercepiscono l'un con l'altro:
“Ivi un animo fermo e robusto dee essere odiato:
un animo candido e leale deve essere deriso: un animo sensibile vi passerà per imbecille.
Vidi e conobbi anch'io le inique corti”. (Avete conosciuto nella Storia
corti diverse da queste?).