Il 28 maggio scorso ad Istanbul un gruppo di manifestanti occupava il parco di Gezi nella centrale Piazza Taksim ad Istanbul. Un’azione di protesta si opponeva alla costruzione di un centro commerciale che vorrebbe distruggere un’importante area verde della città. Un progetto che si inserisce nel più ampio processo di sventramento di vecchie zone storiche e ristrutturazione urbana trasformandole in zone di edilizia di lusso e commerciali, espellendo i poveri verso le periferie.
Il costo della vita aumenta, aumenta la schiera degli emarginati, aumentano i profitti degli speculatori legati al partito di governo,l'AKP. Il 30 maggio la polizia interveniva sgomberando brutalmente il presidio, sparando gas lacrimogeni ed idranti ad alta pressione, incendiando le tende degli occupanti distruggendo gli alberi che questi avevano piantato nel parco nei giorni precedenti. Il terrorismo di Stato innesca la rivolta. Nonostante la repressione violenta della polizia, sempre più persone si univano ai manifestanti che resistevano nella piazza. Dopo giorni di scontri ininterrotti, nei quali la polizia ha usato mezzi sempre più duri e violenti, alle 16 del primo giugno, i blindati iniziavano a ritirarsi da Piazza Taksim, i cordoni dell'antisommossa arretravano e abbandonavano la piazza. La resistenza di oltre un milione di manifestanti, la solidarietà praticata nelle strade, ha costretto la polizia ad indietreggiare. La piazza è ancora presidiata dai manifestanti, in altri quartieri di Istanbul e in decine e decine di altre città continuano gli scontri e le proteste. Ormai si tratta di un'estesa rivolta contro un governo autoritario e conservatore del primo ministro Erdoğan, contro il terrorismo di stato, contro la devastazione capitalista.
La devastazione ambientale e sociale, la repressione a l'autoritarismo, le sempre più feroci condizioni di sfruttamento sul lavoro, l'oppressione religiosa imposta dal governo, l'attacco alla libertà delle donne, la propaganda nazionalista e l'interventismo di in Siria sono i fattori del malcontento che hanno fatto esplodere in Turchia una vera e propria rivolta di massa.
Gli anarchici partecipano al movimento in tutta la Turchia, sono presenti nella resistenza nelle strade e difendono i manifestanti. In questo momento la rivolta è ancora in atto e in decine di città continuano imponenti manifestazioni. La brutalità della polizia non si ferma. Non è ancora chiaro quale sia il numero dei morti. Un giovane è stato ucciso ad Ankara da un colpo di pistola alla testa sparato a bruciapelo dalla polizia, altre tre vittime sono state confermate. Gli arrestati e i feriti sono ormai incalcolabili.
Per questo è importante promuovere ovunque iniziative di solidarietà internazionale, denunciare il terrorismo di Stato in Turchia, sostenere chi lotta per la libertà.
In Turchia, in Italia, in Spagna, in Grecia e in ogni parte del mondo, uniamoci nella lotta!
Sosteniamo i movimenti di protesta in Turchia contro la devastazione capitalista, il terrore di stato e l'oppressione religiosa.
Her yer Taksim. Her yer Anarşi
Ovunque è Taksim. Ovunque è Anarchia
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Dayanışma!
Solidarietà!
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