“Finché la
guerra sarà un buon affare in borsa, non c'è alcun motivo per disgustarsene”.
T. A. Steinlen (Revue d'Italie, 1905)
Non si fa la
guerra perché c'è un nemico brutto e cattivo al di là della frontiera. Questo è
quello che la propaganda di stato, nazionalista e fascista, fa credere ai
sudditi per impaurirli e prepararli al massacro. Si fa la guerra affinché i
sudditi preparino il terreno ai padroni, i quali hanno fabbriche e aziende da
impiantare all'estero; aziende che hanno fame e sete di risorse umane, animali
e naturali. Il nuovo sfruttamento delle risorse, è chiaro, avviene dopo la
guerra, e sulla base di questo sfruttamento di esseri viventi e ambiente, le
borse-valori di tutto il mondo fanno affari enormi. Ma in borsa sono proprio le
aziende del Paese invasore a straguadagnare. Quindi l'enorme ricchezza dei
padroni fatta sulla pelle della gente prende due strade: da una parte c'è la
colonizzazione forzata con i nuovi schiavi che producono per il nuovo padrone
invasore (ricchezza diretta), dall'altra parte il nuovo padrone moltiplica i
guadagni attraverso la quotazione in borsa delle sue aziende (ricchezza
indiretta).
A guadagnarci
con la guerra sono tutti, tranne i popoli che sono considerati servi e carne da
cannone, non solo durante la guerra; è sufficiente imbonirli e renderli
aggressivi. Imbonimento e aggressività sono due condizioni che devono essere
sempre alimentate, e per questo ci pensa lo stato con la sua pedagogia continua
e a circuito chiuso (famiglia tradizionale, scuola tradizionale, parrocchia,
mass-media). La società così plasmata non soltanto sarà sempre pronta ad
accogliere le menzogne dei governi e a massacrare “i nemici”, ma si comporterà
in modo tale da perpetuarsi così com'è, nel modo voluto dai pedagogisti di
sistema. Anche per questo motivo il nostro vero nemico non è nostro fratello o
nostra sorella oltre il confine artificiale, ma è lo stato, la più grande
tragica menzogna degli ultimi 5000 anni.
- Nostra
patria è il mondo intero –